L’Italia stenta anche nelle corse motociclistiche. Perché?

di Gabriele Paterlini

A guardare i risultati di questi ultimi anni di moto-mondiale vien quasi da pensare che i nostri giovani piloti non abbiano più quel gene speciale nel DNA corsaiolo che per anni ha contraddistinto l’italica truppa dal resto del mondo.
Forse eravamo ben abituati in passato, forse abbiamo avuto la fortuna di goderci uno dei periodi migliori di questo sport con i vari Rossi, Capirossi, Biaggi, Poggiali, Dovizioso, Locatelli, Simoncelli. Nomi importanti che per anni han fatto dell’Italia la nazione con il maggior numero di vittorie nelle varie categorie.
Oggi siamo invece qui a cercare di capire da dove derivi lo strapotere spagnolo.

Noi riteniamo sia soprattutto una questione di investimenti.
Lo scorso anno, primo anno assoluto della nuova categoria Moto3, la classifica era abbastanza eterogenea con Honda e KTM a spartirsi i primi posti delle prime gare iridate con piloti di diverse nazionalità. Poi, strada facendo, la categoria ha visto svilupparsi il potenziale di KTM tanto che l’iride non è andato in casa spagnola, ma ha preso l’indirizzo di casa Cortese in Germania.
L’italo tedesco Sandro Cortese ha battuto tutti guidando una KTM

Ebbene, nelle prime 4 gare di questo 2013, il podio di categoria è sempre stato composto da 3 piloti spagnoli armati di altrettante KTM. In 3 gare su 4 abbiamo contato ben 6 KTM nelle prime sei posizioni.
Strapotere spagnolo o strapotere della casa austriaca?

Sta qui probabilmente la differenza. Gli spagnoli per motivi tra i più svariati, riescono a mettere i propri piloti nelle condizioni di poter lottare sempre con il meglio.
Con le 125 avevano spesso le aprilia ufficiali nel box mentre il Team Italia tornava al mondiale con le aprilia clienti.
Con la Moto 3 han preso le misure nel 2012 per poi attaccare nel 2013.
Indubbiamente hanno talento da rivendere. Sicuramente van bene a scuola, si applicano nello studio, ma anche vero che i nostri Italiani non è che siano poi così asini.
Il buon Romano Fenati non è che abbia disimparato a guidare rispetto allo scorso anno, purtroppo per lui il suo team non può contare su di una moto altrettanto valida quanto la KTM.

In Spagna, nonostante il periodo di recessione economica globale, pare siano capaci di trovare risorse economiche per alimentare al meglio il mondo delle corse, cosa che a noi dello stivale pare non riuscire altrettanto bene.

Un altro indizio in tal senso lo possiamo trovare guardando le infrastrutture che la Spagna riesce a mettere a disposizione in ambito mondiale. Loro avevano già 3 circuiti inseriti nel calendario del moto-mondiale come Jerez, Barcellona e Valencia. Nessuna altra nazione offre 3 impianti di livello mondiale. L’Italia degli anni d’oro, delle vittorie a raffica, dei titoli in tutte e tre le categorie, metteva a disposizione soltanto il Mugello. Solo da pochi anni è rientra Misano nel giro iridato.
Ma la Spagna ha fatto ancora meglio, ha continuato ad investire ad ampio raggio ed è riuscita a partorire una nuova pista, il circuito di Aragon.
In Italia di piste nuove non se ne vedono e quelle che ci sono finiscono spesso per essere bersagliate dalla critica sportiva per problemi di sicurezza oltreché logistici, Mugello a parte dove le critiche sono più che altro indirizzate verso l’organizzatore per via dei biglietti venduti a prezzi spesso esagerati.
La categoria SBK deve addirittura far correre le derivare di serie su piste come Monza ed Imola che in fatto di sicurezza hanno spesso denunciato lacune importanti. Non dimentichiamoci che le SBK più veloci raggiungono ormai i 330 km/h con estrema facilità e vederle sfrecciare ad un filo dai guard rail fa quanto meno impressione.

Insomma, più che i giovani talenti in Italia sembrerebbe persistere una carenza in termini di risorse economiche e di investimenti, forse di progetti a medio e lungo termine volti a rilanciare strutture organizzative ed impianti di livelli superiori.

Ed intanto che si fa? Nulla, si prova a tener botta confidando, ma soprattutto sperando, in tempi migliori.

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