Moto Guzzi V35 “Viola” (Du de Picc)

di Flavio Carato

Fare un test della propria moto è alquanto inusuale ma di fatto questa arzilla ultratrentenne rinata in nuove vesti la conosco da poco.
Tutto nasce dal sogno di una moto personale con chiari richiami Cafè Racer, quindi moto Italiana, un vestito elegante, un tocco di Viola come il nome che porta e quel due di Picche Milanese che tanto caratterizza la vita di noi maschietti.
Viola perché è un colore che adoro e poi una moto deve avere un nome e questo di Donna mi piace altrettanto.
Due di picche, per il nero e il due come i cilindri che spingono questa bicilindrica di Mandello.
Poco rimane della piccola turistica di base, se non le quote ciclistiche per non dover incorrere in problemi omologativi.

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Un classico manubrio Tommaselli prende il posto dell’originale e un serbatoio e un codino in vetroresina compongono il succinto vestito di Viola.
Tutto il superfluo è stato tolto, ma quello che ci deve essere c’è tutto, strumenti, fari, frecce specchi.
Marmitte originali per non rischiare multe ma che in fondo si intonano con la linea retrò, lunga e bassa, dove il gioco tra nero lucido e opaco viene interrotto da parti in alluminio, acciaio e cromature.
In realtà alla luce del sole si scopre che la vernice apparentemente nero lacca cangia in un viola intenso grazie alla verniciatura studiata appositamente da Kaos Design che ha curato anche la grafica affinando la mia idea originale.

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Moto Guzzi V35 “Viola” (Du de Picc)

Grande il lavoro di meccanica che Roberto Carnaghi, di cui sono stato l’umile garzone preoccupandomi più della parte di reperimento dei pezzi e dello stile che rispecchiava il mio personale sogno che è diventato un progetto di aMotoMio.it
La Moto Guzzi V35 rinasce in nuove vesti è stata smontata fino al telaio per poi essere riassemblata con le adeguate modifiche per adattare il nuovo vestito allo scheletro.
A poco a poco usando la fantasia che ha permesso di creare supporti e strutture come il porta targa partendo da materiale umile e spesso di riciclo ma che nel complesso ha reso questa Moto Guzzi un’elegante moto “Rustica”.
Come si guida? Facile, prima in giù e le altre in su!
Sembra facile, ma bisogna prima aprire i due rubinetti della benzina, poi girare la chiave sotto la sella a destra, tirare “l’aria” e poi schiacciare il pulsante d’avviamento nascosto, sempre sotto la sella, a sinistra.
Un sussulto e il V di 90° prende vita e dolcemente scuote a destra e sinistra tutto il telaio.

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Moto Guzzi V35 “Viola” (Du de Picc)

Adesso si può mettere la prima.
La seduta è bassa sulla sella in pelle bordeaux con finitura elefante, opera di Sellemotoinpelle, è anche arretrata rispetto alla base turistica e quindi porta a una posizione più sdraiata verso i semimanubri, ci vuole un po’ a fare l’abitudine a questa guida che apparentemente sembra sbilanciata, forse lo è davvero ma non devo correre.
Eppure con il passare dei chilometri si comincia a capire la distribuzione dei pesi e si può osare di più, sempre ricordandosi che la ciclistica e la misura delle gomme è datata 1978 e che anche le sospensioni fanno quello che possono.

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Moto Guzzi V35 “Viola” (Du de Picc)

Però il motore spinge bene, respira attraverso filtri a cono e dimostra tutta la sua spinta, ammetto che il motore è vitaminizzato rispetto al piccolo V35 grazie a un trapianto effettuato dal precedente proprietario.
Il cambio dimostra gli anni, ma si disimpegna bene attraverso le pedane arretrate i cui attacchi sono stati realizzati da Motocicli Veloci.
La frenata è affidata ai tradizionali tre dischi riportati però allo schema classico a scapito della frenata integrale Guzzi che poco si intonava con lo spirito della moto.
Pinze Brembo dell’epoca come le pompe, ma con tubi in treccia che fanno tanto classic racing al pari delle bende che coprono i collettori dell’impianto di scarico.

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Moto Guzzi V35 “Viola” (Du de Picc)

Tutto funziona bene, basta non pretendere troppo, tutto è adeguato al piacere di guidare lasciando alle spalle sguardi curiosi.
Viola non passa inosservata e anche quando è ferma i particolari, seppur “Rustici” e recuperati da varie fonti, tra cui San Novegro, confermano il gusto della realizzazione dove ogni cosa appare al posto giusto, anche una piastra strumenti in alluminio spazzolato realizzata appositamente come le spie di derivazione Triumph che la riempiono.
Fanalino di un Galletto, a chiudere quella striscia a scacchi che corre su tutta la lunghezza a caratterizzare la vista superiore della moto.

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Moto Guzzi V35 “Viola” (Du de Picc)

Un tuffo nel passato guidare questa moto che non sfigurerebbe davanti all’ACE Cafè di Londra, una due ruote che rispecchia nello stile un sogno realizzato e nelle emozioni di guida la voglia di piacere che le moto sanno regalare.
Una moto che sicuramente non mi darà mai il “Du de Picc”.

 

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