Il viaggio di Monica

Dal lago Tuz Golu, alla Cappadocia, prosegue il viaggio di Monica

Emozioni, incontri e sorprese nel lungo viaggio di Monica Ledda, motociclista solitaria che ama la fotografia (e ce lo dimostra)

Chi non ha mai sentito nominare almeno una volta il Salar de Uyuni in Bolivia, il più grande lago salato del mondo? Se non per sentito nominare, quantomeno sarà capitato di vedere divertenti immagini date dalla mancanza di prospettiva che questo immenso bacino offre.

Ma se il Salar de Uyuni è famoso in tutto il mondo, di certo non si può dire la stessa cosa del Tuz Golu, il secondo lago per grandezza della Turchia, che condivide con il primo il fatto di essere un enorme distesa salina che si perde a vista d’occhio. Senza dover andare oltreoceano e con le giuste condizioni, questo luogo regala giochi di luce incredibili.

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Tuz Golu, un lago immenso

Essendo poi sulla strada che da Ankara porta alla Cappadocia, non potevo certo farmi scappare l’occasione di una visita. Con un’estensione di oltre 1.500 km2 e una profondità che varia in base alla stagione da uno a due metri massimo, il Tuz Golu rappresenta un posto affascinante dove in estate è possibile camminare per diverse centinaia di metri su di un’infinita superficie di sale.

Quando arrivo la pioggia è incessante e decido di rimandare la visita. La fortuna però è dalla mia e il giorno dopo fa capolino una bellissima giornata di sole. Complici anche due motociclisti incontrati per strada che si offrono di accompagnarmi nel luogo più accessibile del lago, rimango entusiasmata della visita. Tutta l’acqua caduta ha formato un’immensa pozza non più profonda di 2 o 3 centimetri che rispecchia un cielo meraviglioso. L’effetto è quello di camminare sulle nuvole. Mi perdo a osservare il paesaggio da questa strana prospettiva e mi diverto a scattare foto in cui non si capisce dove stia il sopra e dove il sotto.

Mi dirigo in Cappadocia

Lasciato il lago salato mi dirigo verso una località più nota e turistica: la Cappadocia. La prima volta che la visitai, era il 2010 e il ricordo che ne ho è di un luogo magico, fermo nel tempo e sicuramente unico nel suo genere. Ma nonostante siano passati solo 12 anni, il ricordo che ho viene disilluso dalla vista della cittadina di Nevsehir prima e da quella di Uchisar dopo.

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Il viaggio di Monica. Sulla strada per la Cappadocia

Fatico nella quantità di palazzi che vedo, a riconoscere quei luoghi incantati che ricordavo. Ma non demordo e vado avanti, supero Goreme e mi fermo nel paesino di Cavusin, dove tiro finalmente un sospiro: non tutto è perduto, anzi. Nonostante i paesi incontrati abbiano cambiato faccia e soprattutto dimensione, le bellissime vallate con i camini delle fate, le formazioni rocciose per cui la Cappadocia è famosa, sono rimaste uguali e mi preparo a trascorrere diversi giorni esplorando questi luoghi, che sì, sono comunque magici. Cavusin è inoltre un ottimo punto di partenza per visitare i dintorni e gode di una vista sulla Rose Valley incredibile.

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Cavusin

I Camini delle fate

La mattina seguente vengo svegliata da uno strano suono simile a quello di un forte spiffero di vento. “E’ ventoso oggi” penso mente mi rigiro e torno a dormire. Poi lo risento, ancora più forte e un dubbio mi viene. Balzo giù dal letto e apro la finestra: un’immensa mongolfiera sta sorvolando sopra la mia testa a poche decine di metri di altezza. Corro a prendere la macchina fotografica e in attimo sono fuori: cerco il punto più alto del paese e mi godo lo spettacolo.

Non ho un piano ben preciso su quello che voglio vedere, mi sono appuntata diversi luoghi, ma la realtà è che, avendoli già visitati e non avendo fretta, ho la possibilità di poterli girare con tutta calma e senza l’ansia di avere un areo di ritorno da prendere che mi aspetta. Così prendo la moto e vado dove lei mi porta.

Il primo punto in cui mi fermo, è quello dei “Camini delle fate”, dove ora è presente una biglietteria che una volta non c’era. Poco importa, noto che le strade sono state rifatte e le formazioni rocciose ora sono più protetti per cui non ci trovo nulla di male nel pagare l’ingresso per uno dei luoghi più iconici e visitati della zona. Su una sola cosa, ahimè, ho un piccolo disappunto: la quantità di persone presente nel sito che ha la necessitò di immortalarsi di fronte a qualsiasi roccia incontrata.

Finita la visita riprendo la moto e proseguo sempre senza una vera direzione, ma lasciandomi ispirare dalla strada. Questa per me è la vera fortuna di essere qui in moto e di avere del tempo a disposizione. Così gironzolo un po’ a caso, prendendo piccoli sentieri sterrati che mi permettono di scoprire angoli meno battuti e scenografici.

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Il viaggio di Monica, incontri e amicizie

Da Cavusin, mi sposterò poi in un delizioso ostello a Goreme, dove la proprietaria mi racconta di quanto sia stato difficile per lei aprire un’attività proprio poco prima che iniziasse la pandemia. Con tutti i risparmi congelati e nessun turista all’orizzonte, lei e il marito hanno stretto i denti in attesa di capire che piega avrebbe preso la situazione. Stessi racconti sentiti purtroppo in tanti luoghi diversi.

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Il viaggio di Monica, davvero in solitaria

Il tempo li ha comunque ripagati e ora ospitano persone da tutte il mondo con cui condividono esperienze e consigli sui luoghi da visitare. Ed è infatti proprio lì che conoscerò un ragazzo americano appassionato di storia con cui farò una piacevolissima escursione della Pigeon Valley, chiamata così per via dell’uso che i locali facevano di questi volatili nel IX secolo circa. Che fossero fonte di cibo o di fertilizzante, è ancora possibile vedere i nidi scavati nel tufo fatti dagli abitanti della zona.

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Lo spettacolo di centinaia di mongolfiere

Nell’ostello dormo nella stessa camerata con altre 5 ragazze che la mattina puntano la sveglia prima dell’alba per poter andare a vedere le mongolfiere che si alzano in cielo. Io non ne voglio sentire di alzarmi così presto e provo a rigirarmi per rimettermi a dormire. Ma non c’è verso: il baccano che fanno è insopportabile e io non riesco più a riprendere sonno. Aspetto così che lascino la stanza e decido che, sveglia per sveglia, tanto vale che vada anch’io a vedere le mongolfiere.

Sarà questa l’immagine più bella che porterò con me di questi giorni in Cappadocia. Mi sembra di essere in un luna park: centinaia di coloratissime mongolfiere prendono il volo sopra la mia testa e con la moto le seguo, girando come una bambina da un punto all’altro.

Così, con l’immagine ancora viva di questa spettacolare alba che mi accompagna, proseguo il mio viaggio verso l’est del paese: nuove avventure mi aspettano.

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Un’indimenticabile spettacolo ne “il viaggio di Monica”

Testo e foto di Monica Ledda

Le puntate precedenti

Viaggio in solitaria verso oriente di una motociclista avventurosa. La partenza.

Il viaggio di Monica Ledda in solitaria, seconda parte

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