Motociclisti sessantenni che danno la paga ai pischelli

Invece che portare a spasso i nipotini, dare da mangiare ai piccioni o guardare i lavori in corso, questi maledetti danno del gas come fossero ragazzini

Tutte le volte che esco in moto per fare fuoristrada col mio amico Willy si ripete la solita scena: lui manda avanti me perché io sono quello malato per trovare le strade sterrate e di solito faccio il percorso, ma dopo qualche cento metri lo sento attaccato dietro al culo brot brot brot finché non lo faccio passare perché mi stressa, per poi farmi aspettare al primo bivio.

D’altronde è normale, lui ha esperienza di rally in terra d’Africa, io sono l’eterno neofita.

Spesso Willy si apparta qualche metro, quando siamo nel bosco in gruppo, e capita che qualcuno gli chieda: “Oh che ripisci un’altra volta?!”

Lui gira la testa, ancora col pisello da sgrullare in mano guardando con quell’aria a presa di culo che a noi fiorentini ci insegnano quando siamo ancora in culla e risponde “Eh, ma io ho settant’anni! Sai, la prostata…”

In effetti essere sempre regolato quando si va a fare fuoristrada da un settantenne non è piacevole, ma a pensarci bene sono tanti i miei amici motociclisti con un’età simile, e spesso sono fra i più infoiati; fuoristradisti, spesso dalla manetta disinvolta, credo per la padronanza del mezzo dovuta alla lunga esperienza e nessuna voglia di “mettere la testa a posto”.

Mi viene in mente Paolo, malato di navigazione e tracce di percorsi, che a sessantanove anni si gode la pensione fra un giro fra le sterrate della Sardegna e la verifica di un percorso adventure, nonché mio personale pusher di file gpx, praticamente una banca dati vivente inesauribile.

Oppure Adolfo, al quale ho smesso di chiedere l’età ma in pensione già da qualche anno, che smonta e rimonta le sue creature in garage e che ho convinto recentemente a prendersi un ferrovecchio per venire con noi; salvo presentarsi con una Yamaha TT preparata per i rally, tanto per dimostrare le intenzioni bellicose dalle quali è animato.

Potrei continuare con tantissimi altri esempi di amici anagraficamente una volta considerabili “anziani” e che invece se la spassano tranquillamente in moto, animati da una grandissima passione rimasta da quando erano ragazzini, quando hanno imparato a smontare e rimontare catorci da due soldi e arrivati a questa età con possibilità economiche per togliersi qualche soddisfazione e il fisico per potersi ancora divertire.

Sicuramente l’età media dei motociclisti si è alzata, ed è anche vero che il mondo del fuoristrada con le “non specialistiche”, ovvero dual e maxienduro richiama un pubblico più attempato (ma escono con noi anche i ventenni, ci mancherebbe) soprattutto perché dopo tanti anni in sella non bastano più le solite strade asfaltate da fare a manetta, interrotte da una bella abbuffata. Motociclisti con più esperienza, spesso più smaliziati, ma che dimostrano una longevità nel potersi divertire a dir poco invidiabile.

Da tutto questo arriviamo a una semplice e fondamentale deduzione, ovvero che la moto fa bene! Mantiene svegli e concentrati, forti grazie all’energia e alla resistenza fisica che richiede; si continua a desiderare il nuovo modello, fare un giro nuovo, provare una nuova esperienza, accarezzare e guardare al futuro molto più del passato.

Unico inconveniente ovviamente, frequentando tutta ‘sta manica di vecchietti, sarà di dover pazientare per qualche sosta in più per la pippì, oppure approfittarne per prendere un po’ di vantaggio invece di continuare a farsi mettere dietro.

Però attenzione, perché il vostro amico settantenne può giocare sporco, e mettere su il pannolone!

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One comment

  1. Bell’articolo, anch’io faccio spesso “pause” quando giro e do la colpa a tutta l’acqua che bevo per reintegrare i liquidi.
    La chiusa del pannolone è d’ispirazione… 🙂

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