Un’avventura nell’avventura che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare.
Testo e foto di Marco Ronzoni
[wp_geo_map]Il risveglio non porta buone nuove. La R80 non ha alcuna intenzione di rimettersi in moto. Forse ha deciso di terminare qui il suo viaggio… Le preoccupazioni di questi giorni si stanno trasformando in ciò che temevamo ma che speravamo non si avverasse. Stavolta non bastano i cavi batteria né le imprecazioni di Mimmo. E nemmeno i goffi e pericolosi tentativi di farla partire trainandola con una corda attaccata ad una macchina che ad altro non servono se non a spaccarne il parafango anteriore, consumare millimetri di battistrada posteriore e ad accentuare il nervosismo che serpeggia tra noi. Un “meccanico” spuntato dal freddo del mattino si offre per cercare di ridare vita alla mummia. Smonta di qua, sostituisci di là, regola di su, pulisci di giù, miracolosamente la vecchia GS ricomincia a borbottare e riprende il faticoso cammino verso casa, tanto per contraddire chi, come me, non ha mai avuto molta fiducia nelle sue doti e nella sua affidabilità. Sono comunque contento di essere stato smentito.
Fino a Laayoune la strada è dritta come un righello ed il paesaggio è paradossalmente un po’ monotono. L’oceano come sempre è vicino e generoso dispensatore di spettacolari momenti di colore nella monocromia del deserto. I chilometri scorrono come i battiti di un metronomo, dettati dal rumore costante dei motori. Il cielo è coperto e fa davvero freddo, almeno così mi sembra… Verso Tarfaya, la splendida spiaggia atlantica, il sole si decide a dare un po’ di vita e calore alla giornata, peccato che un forte vento poco dopo arrivi a disturbare la guida.
Stiamo ormai avvicinandoci al Marocco vero e proprio, quello straordinario Paese “dai mille volti” che quando lo vivi ti entra nel cuore. La solitaria strada del sud sta per trasformarsi in una rete viaria capillare ed efficiente che si diffonde ovunque, come il dritto e lungo tronco di un albero si biforca in centinaia di rami per comporre una variopinta chioma. Siamo a Tan Tan.
Ora le città non si conteranno più su una mano, divise da centinaia di chilometri, ma diventeranno sempre più numerose, fitte e servite. A breve troveremo autostrade con tanto di autogrill e caselli e se a questo punto uno di noi si fosse isolato per colpa del suo caratteraccio e proseguisse per conto proprio, certo non dovrebbe poi andare a piangere dalla mamma lamentandosi di essere stato “abbandonato”… Che ne dite? Cosa dovrebbe dire allora quel povero soldato giapponese rimasto solo per decenni su un’isola del Pacifico convinto di combattere ancora una guerra finita da oltre mezzo secolo? Ma noi non corriamo questo rischio, grazie agli amici di Alessandria che col loro stupendo carattere, la sincerità, l’altruismo e la carica emotiva che riescono a diffondere, tengono unito da sempre il gruppo nonostante le difficoltà (non penserete che stia facendo dell’ironia…?). Mimmo è il vero protagonista del Guinea Bissau Rescue 2014. Eroe dei due continenti, da giorni guida imperterrito per ore ed ore, seduto su una moto non certo comoda e nemmeno affidabile come le nostre. Ma nonostante ciò è sempre sorridente, coinvolgente e disponibile al confronto ed alla condivisione, soprattutto con me e Paolo… (e smettetela di pensare che sono sarcastico…).
Guinea Bissau Rescue 2014: in moto tra Sahara e Marocco
Continuiamo permettendoci solo soste per i rifornimenti e per poche pause di riposo perché se è vero che non abbiamo più l’assillo della solitudine è altrettanto vero che manca ancora tanta strada e la presenza di centri urbani ed i relativi controlli di Polizia rallentano notevolmente la media. Mentre valichiamo il tratto montano tra Guelmim e Tiznit, la nostra meta odierna, il cielo improvvisamente si annuvola così intensamente da far calare la sera in pochi minuti. E comincia a piovere, tanto per non farci mancare nulla. Finalmente la strada serpeggia tra salite e discese e le nostre moto non credono alle proprie ruote. Di nuovo la temperatura, mite durante le ore di sole, scende a rabbrividirci. Ma ormai Tiznit è raggiunta. Oggi quasi settecentocinquanta chilometri.
E’ un fresco e bel mattino di sole quello che ci accoglie mentre carichiamo le moto per il nostro continuare verso nord. Sembra una migrazione… Ci infiliamo nel crescente traffico che scorre verso Agadir su una buona strada a doppia carreggiata. Eh si, ora i lunghi e polverosi rettilinei sono alle nostre spalle. Davanti a noi la “civiltà”, con tutti i pro ed i contro che comporta. Ma non facciamo l’errore di crederci ormai arrivati. Ne manca ancora tanta di strada e domani il ferry parte, con o senza di noi.
Raggiunta Agadir non resta che infilarci nella lunga autostrada che sale costeggiando l’Atlante, la spina dorsale montuosa del Paese, e passando da Marrakech e Casablanca raggiungere Rabat. Ormai il più è fatto. La sera nella Capitale ci vede passeggiare finalmente sereni come turisti. Ce l’abbiamo fatta. Domani il ferry non ci scappa…
Epilogo:
Che dire? Guinea Bissau Rescue 2014 poteva essere ben diverso ma, alla fine, ha ottenuto in un modo o nell’altro quello che ci eravamo proposti. Un’avventura nell’avventura che nessuno di noi avrebbe potuto immaginare e che ha reso tutto un po’ troppo “teso”. L’R80 è arrivata a casa, grazie all’ostinazione di Mimmo che ora se la godrà meritatamente e che le darà la giusta luce. O così almeno spero. Pier è stato un buon compagno di viaggio che ha tenuto per mano tutto il tempo il suo grande amico con lunghe basette. Io e Paolo? Solo comparse…
Game over.
Si ringraziano per il Guinea Bissau Rescue 2014:
– MY Tech – borse alluminio e accessori da viaggio per moto – via Marconi 12 – Dolzago (Lc) – www.mtechaccessories.com
– Microstudio – Strumenti di misura e controllo – via Puccini 42 – Besnate (Va) – www.microstudiotec.it
– Amphibious Dry Equipment – Borse e sacche stagne – via XXV Aprile 83 – Lesmo (Mb) – www.amphibious.it