Il Classico in moto, sulle strade bianche del Chianti

Abbiamo partecipato alla terza edizione de Il Classico in moto, manifestazione on-off road che ci ha portato a scoprire gli angoli più nascosti del Chianti, viaggiando in mezzo a panorami da sogno, odore di mosto, e anche tanta polvere.

E così dopo la Winter Heroes e dopo Polvere & Gloria, anche l’edizione 2018 de Il Classico è andata in archivio. 160 partecipanti, 230 km tra asfalto, sassi, polvere, panorami, prove speciali. Moto specialistiche pronte per Dakar a fianco di monocilindriche gommate semi slick, dual che nelle mani di qualcuno si trasformavano in trial, dual che qualcuno pensava volesse dire “si va in due anche sulle mulattiere”, una giornata che più estiva di così nemmeno a luglio, ragazzi pieni di capelli ed ex ragazzi pieni di passione uniti dalla voglia di divertirsi e stare insieme, e tutt’intorno i panorami unici al mondo del Chiantishire.

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Il Classico in moto: sulle strade bianche del Chianti

 

C’eravamo anche noi, a cavallo di una vecchia e gloriosa signora che qualcuno ha definito milf: Honda XL 600, trentadue primavere portate così così, attrezzata per l’occasione con due gomme a carroarmato della serie quando il gioco si fa duro ecc. ecc., salsicciotto salvadenti della serie meglio prevenire che curare, portacellulare/navigatore tattico della serie almeno mi perdo al secondo o terzo bivio invece che appena fuori della piazza di Radda in Chianti.

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Il Classico in moto a cavallo della Honda XL 600

 

Invece non ci siamo mai persi, forti anche di un dettagliato roadbook fornito degli organizzatori, stilato in due versioni a seconda dei percorsi scelti, uno dei quali comprendeva anche tre prove speciali, tratti fuoristrada piuttosto impegnativi la cui percorrenza era lasciata alla libera scelta di ognuno. Dopo un bellissimo trasferimento quasi completamente in off-road attraversando piccoli paesi-gioiello, da Lamole a Badia a Passignano, da Montemaggio a Volpaia, constatato il terreno completamente asciutto e armati delle migliori intenzioni ci siamo presentati alla partenza della speciale di San Michele con un po’ di apprensione ma ben determinati ad affrontarla. Solo che… eravamo fuori tempo massimo rispetto alla tabella di marcia che prevedeva alcuni passaggi entro orari ben precisi, vuoi per non arrivare lunghi al ristoro, vuoi per rispettare le direttive di chi aveva rilasciato i permessi di transito in certe zone.

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Il Classico in moto

 

Diciamo che il fato ci ha tolto le castagne dal fuoco e ci ha probabilmente evitato eventuali brutte figure, ma il ritardo era dovuto al fatto di aver assistito lungo il percorso un paio di partecipanti colpiti, come si suol dire, dall’avversa fortuna. E non sono stati gli unici, quest’anno il tributo in leve piegate, serbatoi ammaccati e ahimè anche caviglie distorte, spalle lussate, e qualche osso da aggiustare è stato particolarmente pesante, sfortuna e fatalità certo, in moto la scivolata ci può sempre stare, tanto più in fuoristrada, ma a volte la voglia di strafare da parte del fenomeno di turno prende il sopravvento e a nulla servono le mille raccomandazioni alla prudenza durante il breafing della vigilia.

Un comportamento che in questa occasione ci ha particolarmente infastiditi è stato quello di coloro, pochi per fortuna, che come ti superavano sentivano il bisogno di aprire il gas per fare la derapata. La qual cosa, su un terreno completamente secco, alzava un polverone tale che oltre a fartene fare indigestione provocava una visibilità pari a quella riscontrabile in mezzo a un banco di nebbia nella bassa bergamasca. Di notte.
Ragazzi, lo sappiamo da soli che siete bravi e avete una padronanza incredibile delle vostre moto, ma noi vi ammiriamo e vi vogliamo bene anche se non ce lo ricordate.

Ma nebbia o non nebbia, a sera era bello ritrovarsi tutti insieme appassionatamente con le gambe sotto al tavolo e il calice di rosso in mano, a ragionar di assetti e sospensioni o a commentare i momenti salienti della giornata. Apprezzatissimo per esempio il passaggio nella tenuta privata di Villa Arceno, uno di quei luoghi magici col viale di cipressi che, Carducci a parte, quando uno si immagina la strada per il paradiso sono certo che pensa a una cosa del genere. O il buffet ad Albola, o la degustazione alla fattoria Tolaini, o il passaggio al castello di Brolio, o la sorpresa di Abbadia d’Ombrone, o le perfette geometrie dei vigneti tra Radda e Gaiole, o i colori che la Grande Pittrice Natura stende sulle colline, o la disponibilità dai ragazzi del GSSS, o i daini di notte lungo la strada per l’agriturismo dove abbiamo soggiornato, o il brindisi finale alla Villa Vistarenni, o… accidenti ma come si fa a ricordarsi e a citare tutto?

Mi sa che toccherà tornarci anche l’anno prossimo.

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Un ringraziamento a Claudio Matteuzzi e Andrea Leggieri per la perfetta organizzazione, a Massimo dell’agriturismo Podere La Pruneta per l’ospitalità, e una citazione d’obbligo per l’amico Francesco di Napoli, che trovandocelo accanto senza giacca e casco dopo un’intera giornata in moto passata l’uno in scia dell’altro, gli abbiamo chiesto:
“Scusa, sento dall’accento che sei di Napoli, per caso conosci il proprietario di questa moto? Lo sto aspettando per ripartire ma non so dove sia andato”
“Ma sei scemo? Sono io!”

Due compresse di Acutil Fosforo, grazie.

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Appuntamento a Il Classico 2019

 

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