il mio primo viaggio in moto in solitaria (con una moto di 22 anni)

TT 2022 East Way Direction, così ho chiamato l’avventura del mio primo viaggio in moto in solitaria con una Yamaha TT 600 E

 La vita a volte ci regala opportunità uniche, da prendere al volo. Devi solo fidarti di lei e aprirti alle esperienze nuove che la tua fantasia suggerisce, senza troppi timori. L’idea che mi era balenata improvvisamente era folle, sì, ma molto intrigante, un’occasione da non perdere. E quando una cosa è fattibile, ti piace, perché rimandarla e riporla nel proverbiale cassetto col rischio di ritrovarci solo un triste rimpianto? Ancora oggi, al solo pensiero, sento quel brivido di quando ho deciso di provarci. C’erano mille difficoltà ed incognite, ma non erano che la miccia accesa di una bellissima sfida: il mio primo viaggio in moto in solitaria.

Antefatto

Tutto parte da una “scelta di campo”: basta GS, basta moto iperprestazionali, volevo purezza, emozioni, semplicità, romanticismo, una motocicletta semplice insomma. Ridimensionandomi potevo anche averne due diverse e scelsi una moto “da passeggio” e una moto “giocattolo”, più divertente e sbarazzina.

La prima purtroppo dovetti bocciarla subito, non era adatta a me, troppo rigida, mi provocò in meno di mille chilometri un brutto colpo di frusta e per più di un mese ho temuto il peggio, davvero ho pensato di non poter andare più in moto. Finché, dopo un periodo di riposo e ginnastica ad hoc, ormai a fine giugno, provo a farmi un giro con quella che mi era rimasta, la “Toy Bike”: una fantastica Yamaha TT 600 E del 2000 con poco più di 7000km.

Arrivai a fare 330 km con strade di montagna e – nonostante i recenti problemi di schiena – addirittura dell’off leggero. Scoprii una moto fantastica, leggerissima, una ciclistica da far intimidire tante moto più moderne, un motore corposo, forte, sicuro di sé, sospensioni morbidissime che rendevano anche la seduta assolutamente sopportabile. Nel rimetterla in garage mi resi conto di aver dimenticato del tutto il problema al collo. E quanto quella giornata era stata divertente!

La decisione

L’entusiasmo maturato da questo giro e soprattutto l’ottimismo che questo straordinario TT mi trasmetteva, iniziarono subito a lavorare nel mio subconscio e nel giro di qualche giorno, in una pausa di lavoro, cominciai a giocherellare con google maps…

In pochi minuti “simulai” uno sbarco in Grecia, arrivando poi a pensare di attraversare pian piano tutta la Turchia e addirittura di toccare Georgia e Armenia, i paesi più ad est visitabili senza visto. Una sfida niente male…9000km circa, in regioni del mondo a me ancora sconosciute, con una vecchia moto di 22 anni, mia da pochi giorni e per di più da solo! Situazione completamente nuova per me. Si, perché l’idea romantica con la quale stavo immaginando il tutto, escludeva automaticamente un compagno di viaggio.

Questa avventura era nata per essere in solitaria, solo così quegli obiettivi ambiziosi avrebbero avuto senso. La sfida era mia e non potevo e volevo coinvolgervi nessuno. Inoltre capitava in un momento della mia vita dove avevo proprio bisogno di una sorta di rilancio emozionale, venivo come detto, dalla possibilità di non poterle neanche più immaginare certe cose.

E così, in solo 24 ore, ero già fermamente convinto di partire e per tutto il mese successivo questo viaggio e la sua preparazione sono stati il pensiero dominante. L’adrenalina non mi faceva dormire più di tre\quattro ore a notte.

Ero carico a molla. Se anche qualcuno provava a fermarmi o ad intimorirmi circa i rischi e i pericoli ai quali stavo per andare incontro, non faceva che sortire l’effetto opposto, pungolavano ancora di più il mio orgoglio e la mia risolutezza. In fin dei conti ci voleva solo un po’ di coraggio, un pizzico di temerarietà, la giusta motivazione e tantissima determinazione!

Non serviva altro, c’era abbastanza “carburante” per andare sulla luna!

 

Preparazione

Tutto molto bello ma… a parte la facile euforia, dovevo far di tutto per scongiurare un eventuale insuccesso e proteggermi quanto più possibile, a cominciare dal non dichiarare e dichiararmi subito l’obiettivo finale, lo avrei fatto venir fuori un po’ alla volta o addirittura strada facendo, man mano si intravedeva una reale possibilità di riuscita. Oggi potrei dire che ero io stesso piuttosto scettico…

Si doveva partire dalla base di tutto, la moto: i 7800km che aveva il TT non erano tanti si può pensare, ma gli anni non passano invano e un mezzo meccanico a star fermo per tanto tempo non ne trae giovamento, anzi…

Fino a che punto potevo fidarmi di lei? Non la conoscevo per niente, era un azzardo, ma se anche non potevo certo riuscire ad annullare completamente il rischio (neanche con una moto nuova si potrebbe), dovevo e potevo renderlo il più piccolo possibile.

La moto andava quindi messa in condizioni perfette, non doveva potersi rompere rovinando tutto per un qualcosa che fosse prevedibile o solo trascurato.

Mi rivolgo a Carlo e Giulio, meccanici professionisti, che con passione sposano il mio progetto e non lasciano niente al caso. Così, finalmente, il 4 agosto, con qualche timore ma un enorme entusiasmo, parto!

Sensazioni

Questo viaggio ha superato ogni mia aspettativa, sotto tutti i punti di vista; sono bastati pochi chilometri d, alla partenza, per capire che stavo entrando in una dimensione diversa, mai sperimentata prima.

Perché essere soli non è affatto noioso, è molto stimolante invece.

Serve trovare l’approccio giusto, spogliarsi da ogni schema precostituito ed accogliere tutto ciò che arriva, con curiosità e ottimismo, così da immergersi completamente nei paesi che attraversi e nelle persone che incontri.

Perché c’è poco da fare, quando sei da solo, le persone che incroci nel tuo cammino sono a tutti gli effetti coprotagonisti nel “film” che stai costruendo e vivendo.

Diventano a poco a poco tutti amici, “fratelli”, i nostri divisivi concetti di “straniero” o “estraneo” si allontanano anni luce, sono solo altri esseri umani con i quali dividi in quel momento la stessa terra e la stessa aria…

Quando mi dicevano che un viaggio così “cambia le persone” non credevo accadesse in questo modo…e in effetti non si può neanche definire “cambiamento”: si squarcia un velo piuttosto, quel velo che ti nasconde un modo di vedere diverso da quello abbiamo a casa nostra. Osservi la tua mentalità pian piano aprirsi ed allargare il suo orizzonte, lentamente ma inesorabilmente, come un sipario sapientemente mosso per farti gustare ogni particolare.

…viene fuori la tua vera natura…

Oltre questo squarcio ho trovato un nuovo IO che non conoscevo, una parte di me che senz’altro c’era ma che stava venendo fuori solo allora. Ho scoperto nuove profondità nella mia anima, una considerazione diversa di me stesso, una nuova prospettiva, un sentire diverso. In queste occasioni viene fuori la tua vera natura, si mettono via tutte le maschere che si è costretti ad usare nelle nostra normale vita.

Conosciamo i veri noi stessi, e questa cosa non me la sarei mai aspettata, anche perché non ho vent’anni e anzi, a questo punto della mia vita, credevo ormai di essere un uomo compiuto nel mio intimo. E invece, grazie a questa avventura, ho scoperto ad esempio di poter essere molto più socievole ed estroverso del solito. Con una semplicità a me sconosciuta prima, ho cercato il contatto con chiunque, parlando, scherzando, prestando aiuto a chiunque ne avesse bisogno, ho abbracciato perfetti sconosciuti, commuovendomi come un bambino per la grande umanità e l’immenso senso di solidarietà di cui sono capaci quei popoli.

E in tutti quei momenti in cui ti rendi conto di questo nuovo “state of mind” nella tua testa e nella tua anima, provi una gioia indescrivibile, un benessere mai provato prima. Non pensate, vi prego, stia esagerando, ho vissuto davvero in questa speciale dimensione, ho sentito nel mio piccolo una vera e propria crescita spirituale.

Questo è potuto succedere solo viaggiando in solitaria, anche con una sola altra persona si sarebbe creato un piccolo nucleo che si sarebbe chiuso separandomi da tutto questo.

E ora che l’ho provato, mi sembra impossibile non rifarlo…

La motocicletta

Poi, in verità, una compagnia ce l’avevo, anche in un deserto, quello dei 207 km di niente (day 14). Non una casa, non una macchina, non un essere umano… Ma non mi mai sono sentito solo, c’era lei con me. Io le parlavo attraverso il gas e il cambio e lei rispondeva col suo borbottio spensierato da vecchio monocilindrico, portandomi allegramente a danzare in quelle curve immerse in una natura selvatica e padrona assoluta di quell’ambiente.

La potenza di questo mezzo, la peculiarità unica che ha rispetto alle auto, i treni, gli aerei, è che questi ultimi non sono che mezzi per trasferirsi da un posto all’altro, punto. La motocicletta invece il viaggio lo fa insieme a te, ed è una vera e propria compagna di viaggio. Tu la guidi con tutto il tuo corpo, lei ci mette tutto il suo e insieme vi gustate ogni metro percorso, e ogni metro percorso è un metro vissuto.

Lo spostamento stesso, con tutta la strada che percorri, le cose che vedi, i paesi, le città che attraversi, le montagne, i fiumi, i laghi che incontri, i profumi, le diverse temperature, la stessa semplice aria che ti fruscia intorno, diventano un modo pieno e completo per vivere un’esperienza di viaggio vero. Non conta solo andare da una località all’altra, da un posto turistico all’altro, conta anche tutto quello che c’è in mezzo e che c’è intorno, come quando inaspettatamente in una strada sperduta, dietro una curva qualsiasi, ti imbatti in uno scorcio mozzafiato. Succede così, che spegni il motore e rimanendo in quel silenzio a contemplare, incantato, percepisci la bellezza assoluta di questo mondo che abbiamo, chissà fino a quando.

Con la moto puoi andare dove vuoi

Queste sono emozioni che non potrei mai avere, ad esempio, andando a visitare la Cappadocia in aereo, star lì un paio di giorni e tornare a casa. Sarebbe una vacanza quella, non un viaggio. Non potrei dire di conoscere la Turchia come l’ho in realtà conosciuta, nella sua intimità.

E poi a questo mezzo, già di per sé la quintessenza della libertà, quando non hai vincoli di altri compagni o di passeggeri, gli spuntano letteralmente le ali e diventa una potentissima estensione di te stesso. Puoi entrare in un bosco, prendere uno sterratino misterioso, entrare in canyon pazzeschi, scendere in certe spiaggette meravigliose, tutto all’impronta, l’improvvisazione al potere. puoi-fare-quello-che-vuoi!

E più banalmente districarsi nel traffico, saltare agevolmente le code chilometriche delle dogane, parcheggiare ovunque, anche nella hall di un albergo (è successo), entrare a lato di cancelli e barriere per scoprire posti “proibiti”, potersi fermare ovunque a fare una foto, anche in un tornante stretto su un precipizio se vuoi…

Conclusioni sul “mio primo viaggio in moto in solitaria”

Viaggiare in solitaria credo sia la massima espressione di un viaggio in moto, da provare almeno una volta nella vita e statene certi, avrete subito la consapevolezza che non sarà l’ultima.

Essere i soli protagonisti ti accende tutti i sensi al massimo, diventi un sismografo vivente della realtà che vivi, registri ogni virgola, ogni minimo sussulto.

Significa vivere intensamente e questo NON è banale. Il tutto attraverso la tua moto che ti porta su sé, come un moderno cavallo.

Molti hanno paura delle difficoltà in cui ci si può trovare da soli, di problemi di ogni sorta che puoi dover affrontare, ma ti rendi conto presto che diventano delle magiche opportunità per mischiare un po’ le carte e migliorare il tuo gioco.

A parte il fatto che una soluzione si trova sempre, arriverà in qualche modo, credetemi.

Ma sembra che da una qualsiasi cosa negativa ne sfocino altre di positive e anzi, da queste si creano e si sviluppano aneddoti di viaggio che lo impreziosiscono, gli danno più sapore; insegnandoti anche qualcosa, un po’ come la morale di una favola.

Se vi capita l’opportunità quindi, avete il tempo, una moto e lo spirito giusto, partite! Non ci pensate due volte. Non ve ne pentirete mai e sarà un ottimo investimento in voi stessi…

testo e foto Virgilio Passaro

 

 

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