Via Francigena in moto. Quinta parte (da Lucca a Roma)

Dalla Toscana a Roma, la parte di itinerario più ricca di storia e cose da vedere, lungo la via Francigena in moto

Continuando in direzione sud, un susseguirsi ininterrotto di abitati e zone industriali ci porta a Fucecchio. Da qui si attraversava del fiume Arno. Purtroppo, non vi è alcuna localizzazione certa di dove fosse il guado prima, e il ponte poi, utilizzati dai pellegrini. In questo punto piuttosto pianeggiante, il fiume ha cambiato percorso più volte nel corso dei secoli; portandosi dietro cambiamenti nei borghi che lo attorniavano e nelle strade. Accontentiamoci di far vagare lo sguardo immaginando la scena dell’epoca.

La tappa successiva documentata è S.Genesio poco oltre. Li mi aspetta una sgradita sorpresa, colpa mia che non ho approfondito prima. Ciò che vedo, all’incrocio con la strada di grande comunicazione, è una anonima e contemporanea cappella intitolata a S.Genesio. In realtà qui si trova un’area di scavi, ancora da completare; la cappella indica il luogo dove sorgeva l’importante chiesa che ospitò il nostro viaggiatore. La località fu abbandonata nel 1200, per trasferirsi nella vicina S.Miniato; forse per ragioni di sicurezza, visto che S. Miniato si intravede su una altura vicina. S.Miniato è fuori tragitto, ma ci sono andato e merita il poco tempo che porta via.

Passando dalla Val d’Elsa

Discesi da S. Miniato si imbocca la Val d’Elsa, affluente dell’Arno, percorrendo una divertente strada panoramica sopra la vallata. Il paesaggio attorno diventa, avanzando, il più tipico delle vedute toscane: i cipressi costeggiano viali di accesso a splendide tenute che punteggiano le morbide colline. Fino ad arrivare in vista di S.Gimignano, una vista mozzafiato che fotografo a lungo, grazie alla piazzola fatta apposta per apprezzare la star dell’orizzonte. Io qui pernotto e domattina si visita la “New York toscana”.

Inutile precisare che S.Gimignano è da tempo patrimonio dell’UNESCO. Abitata almeno fin dal periodo etrusco, è stato un comune potente e il passaggio della via Francigena ha fortemente incrementato l’importanza del luogo. Pur martoriata dalle lotte tra Guelfi e Ghibellini, S. Gimignano restò fiorente; i commerci e la coltivazione dello Zafferano (venduto anche all’estero), resero ricche e potenti le famiglie più in vista. È in questo periodo che, per dimostrare il proprio prestigio, le famiglie gareggiavano nell’edificare le torri più alte e possenti; se ne contavano almeno 70.

Entrando da porta S.Giovanni, si percorre la strada principale, lungo la quale scorrono quasi tutti i luoghi interessanti della cittadina. Fino ad arrivare alle due piazze contigue: piazza della Cisterna e piazza del duomo. Cosa citare in queste due piazze? La cisterna, i palazzi, le torri, il duomo, i municipi (vecchio e nuovo). Negozietti, ristoranti caratteristici e artigianato completano questo splendido quadro.

San Gimignano. Piazza Cisterna.

Ma la strada fondovalle dell’Elsa ci attende per condurci a Siena, tra 40 chilometri. A costo di ripetermi: S.Gimignano, Siena, e poi ancora…tutto nella stessa giornata. Questo è stato il mio ritmo, in verità stressante e poco accurato. Penso che sia meglio dividere questa tappa in due, vedete voi come preferite fare.

La bellissima Siena sulla Via Francigena

A Siena parcheggio nei pressi dello stadio e mi dirigo verso il centro storico, camminando su via Banchi di Sopra, una strada elegante contornata da palazzi eleganti. Seguendo il suo percorso curvo si arriva alla piazza più famosa: quella del Campo. Attraverso scalinate in discesa, si entra sulla piazza, posta più in basso. Sembra tutto disegnato da uno scenografo, quasi non si vede fino a quando non si superano gli archi che dischiudono la vasta spianata a forma di conchiglia.

Gli occhi apprezzano il perfetto semicerchio di facciate in alto, e il palazzo Comunale a chiudere la prospettiva in basso, dove convergono le linee degli spicchi in cui è divisa la pavimentazione. Non si può non notare la splendida fonte Gaia, che fa bella mostra di sé in alto, al centro della piazza. Bisogna fare almeno una foto allo spicchio di cielo che si vede dal cortiletto interno al palazzo comunale. Ci vogliono pochi minuti per giungere al duomo e i suoi dintorni.

Il Duomo di Siena

Arrivandovi, si viene quasi “assaliti” dalla bellezza della cattedrale di S. Maria Assunta. Elevata su una scalinata, con la facciata e il lato destro che dispongono dello spazio necessario, facciata che è decorata come un merletto. Di fronte si trova il museo di S. Maria della scala, il luogo è funzionale allo scopo del nostro viaggio. Si trattava di un ospitale, situato proprio sulla via di transito dei pellegrini, che si ritiene risalga almeno al X secolo. Ci sono diversi ambienti relativi all’antico utilizzo della struttura. In particolare la sala del Pellegrinaio, con una serie di affreschi che illustrano l’accoglienza e la vita dei pellegrini dell’epoca. Siena è anche molto altro, ma andiamo avanti.

Siena. Palazzo Comunale.

La Val d’Orcia

Ora le nostre ruote calpesteranno la Val d’Orcia. È l’immagine della toscanità, patrimonio UNESCO e sede di parco regionale. Decantata a livello internazionale, offre gli scorci che siamo abituati a vedere in mille fotografie. In moto è ancora meglio, fai parte dell’inquadratura.

S.Quirico d’Orcia fu tappa di Sigerico ed è uno splendido, piccolo borgo medioevale. Si parcheggia al di fuori delle mura e si entra dalla porta dei Cappuccini, l’unica rimasta intatta. Il centro, molto piccolo, promette una visita rilassata. Segnalo solo la pieve dei Santi Quirico e Giuditta, alla quale era stato aggiunto un portale sul lato destro, verso il passaggio dei pellegrini.

S.Quirico d’Orcia – S.Maria Assunta

Si entra nel Lazio

Abbandonata a malincuore la Val d’Orcia, la prossima tappa interessante è Bolsena con il suo lago. La strada trafficata non è degna di nota, ma il resto lo è. Il lago è di origine vulcanica, dimostrato dalla forma tonda e dalla sabbia nera delle sue sponde e affacciata sulla parte nord si trova la località di Bolsena, l’antica Volsinii, che nasce come città etrusca, poi romana. Il monumento di maggior interesse è la basilica di S. Cristina. L’aspetto è particolare, sembra di trovarsi di fronte a tre chiese affiancate; la basilica vera e propria è quella centrale con la facciata rinascimentale.

Bolsena. Chiesa di Santa Cristina

Un portale sulla sinistra porta alla cappella del miracolo Eucaristico, che corrisponde sull’esterno alla facciata sulla sinistra, sormontata da una grossa cupola tonda. Il miracolo fu un evento importantissimo su cui si basano i fondamenti della religione Cristiana. Sulla piazza, troviamo anche un edificio adibito ad ospitale per i pellegrini odierni, con tanto di logo ufficiale.

Via Francigena sulle tracce di Sigerico

A sud del lago, la prossima tappa è Montefiascone. L’abitato è arrampicato su una collina, che gode di una vista panoramica; la porta superiore della cittadina, ricorda ai pellegrini che siamo esattamente a 100 chilometri da Roma. Ciò che ci interessa di più non è nel centro storico, la basilica San Flaviano è indicata dal vescovo Sigerico come tappa. È costituita da due chiese sovrapposte con le facciate nei due sensi contrari. Mentre quella sovrastante, è molto semplice, quella sottostante, orientata verso la via Francigena, è in romanico gotico. Costruita con una pietra tufacea piuttosto cupa, ha portali gotici e struttura romanica.

Dentro ammiriamo l’incantevole bellezza degli affreschi superstiti originali del XII secolo. Da una scala interna si accede alla chiesa superiore, con le basse colonne che fanno quasi da contorno all’apertura al centro del pavimento che dà sulla parte sottostante. Il tutto è molto insolito e accattivante e la visita è un vero piacere. Prima di uscire, all’inizio della navata destra si trova un sepolcro molto antico, risale al 1113 e si tratta del vescovo tedesco Defuk. Nella guida racconto la sua leggenda, ma potete trovarla in rete facilmente.

Nella Tuscia

Una ventina di chilometri separano Montefiascone da Viterbo, il capoluogo di provincia della Tuscia. La strada regionale 2 ricalca il percorso dell’antica via Cassia. Una volta arrivati, si può parcheggiare nei pressi di una delle porte di ingresso del nucleo centrale di Viterbo. Per capire dove siamo, basta dire che è definito il centro medioevale meglio conservato e più esteso d’Europa.

Quindi oltre a raccontare il fascino di una camminata o di una bibita in piazza della Morte, parliamo della piazza più importante: S. Lorenzo, sede del duomo e del palazzo papale. L’unica nota stonata è proprio la facciata del duomo. Dedicato a S. Lorenzo, è chiaramente un rifacimento rinascimentale. La chiesa invece è del XII secolo e, dopo i danneggiamenti subiti nella seconda guerra mondiale, la parte interna venne riportata il più possibile alle condizioni originali.

Viterbo. Palazzo del Papa.

Tornando all’esterno, almeno il campanile, con la parte alta a fasce colorate, è rimasto quello originale. Alla destra del duomo si trova il palazzo dei Papi, l’altro edificio di maggior prestigio della città. Originariamente era il palazzo vescovile, ma nel XIII secolo, quando il primo papa si trasferì a Viterbo, venne ampliato e abbellito. Qui si svolse la più famosa riunione per l’elezione di un papa. Andò avanti ben tre anni con trame, scontri e accordi disattesi.

La situazione restò in stallo fino al 1271, quando i notabili della città decisero di chiudere a chiave i cardinali dentro la sala dove si riunivano. Tutto questo servì e da allora si elegge il papa in “conclave”. Sul lato destro di questo palazzo si trova la loggia delle Benedizioni, un loggiato in stile gotico, aperto scenograficamente sulla valle sottostante. Lasciata la splendida Viterbo, la prossima tappa è Sutri, che se ne sta arrampicata sulla cima di un poggio. Se volete, vale una rapida visita.

Verso Roma

Roma ci aspetta, la strada regionale 2 ricalca la vecchia via Cassia, sui passi nei nostri pellegrini. Lungo la strada ci si imbatte nella località la Storta. Il posto era citato come tappa da Sigerico, la prima fuori Roma; difatti è certificata la presenza di una località di posta, riposo e cambio dei cavalli, fin dal VI secolo. Era detta anche Malpasso, per via dei briganti che infestavano la zona.

La via Francigena termina in quello che Sigerico chiama borgo Leonino, il Vaticano. Cosa rimane nella capitale del periodo medioevale? La Roma medioevale esiste, ma è la più difficile da trovare, disseminata in mille angoli, tra rovine romane e palazzi rinascimentali o ottocenteschi. Questo perché la Roma del X secolo cominciava appena a riprendersi dalla fine dell’impero. Era diventata un enorme e semidisabitato (pare contasse circa 30000 abitanti) parco archeologico, buono per recuperare materiali da costruzione.

Roma

Io ho definito un punto simbolico dove terminare questo lungo viaggio: la terrazza del Pincio. Per una motivazione panoramica, dalla sua terrazza si abbraccia Roma senza girarne le strade caotiche. Di fronte si trova l’anelata meta di secoli di pellegrini, il Vaticano; che dal XVI secolo è simboleggiato come un faro dalla cupola di S. Pietro. In mezzo ai turisti e ai romani che fanno una passeggiata, parcheggio la moto con l’aria di chi dice: tu non sai cosa ho appena fatto io! In realtà nulla di difficile, ma per me una piccola impresa.

Spero che questo racconto, molto sintetico in rapporto ai chilometri e ai luoghi visitati, vi stimoli a partire. Anche con l’aiuto della mia guida, che è molto più esaustiva nei racconti e nelle descrizioni.

Buon viaggio

Dario De Vecchi

Leggi le puntate precedenti

Da Troyes a Vercelli seguendo Sigerico (la Via Francigena in moto)

 

Da Troyes a Vercelli seguendo Matthew Paris (le vie Francigene)

 

Vie Francigene in moto. Quarta parte (da Vercelli a Lucca)

 

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