Salon Sauvignon in Slovenia, un’esperienza inebriante

In occasione del Salon Sauvignon abbiamo fatto un tour nella Stiria slovena, tra vigneti, cantine, e qualche buon calice di vino bianco.

Per qualche insondabile motivo, pur avendola sfiorata più di una volta, prima d’ora la Slovenia non era mai entrata nei nostri piani di viaggio. Così quando abbiamo ipotizzato, così su due piedi, un giro in occasione del “Salon Sauvignon” nella Stiria, siamo stati colti da qualche indecisione e perplessità. Ingiustificate, perché invece abbiamo scoperto che praticamente dietro l’angolo di casa c’è una terra verde, seconda solo alla Finlandia per superficie boschiva, ospitale, ricca di storia, che vale la pena conoscere.

Entriamo in Slovenia dopo un lungo trasferimento fino a Gorizia, facendo parte della UE non ci sono formalità da espletare alla frontiera, in pratica ci si accorge di essere entrati in territorio straniero dalle pubblicità sulle insegne e dai numerosi casinò che si incontrano. E, diciamolo, dall’estrema pulizia generale che ci colpisce immediatamente e che sarà una piacevole costante di tutto il viaggio. Strade ben tenute, nessuna discarica sul ciglio, paesi dall’aria tranquilla ognuno col suo piccolo e in qualche modo rassicurante cimitero, punti di efficienti bike sharing adiacenti ai parcheggi scambiatori, segni di una organizzazione più teutonica che latina.

Imbocchiamo la bella strada 103 che sale verso nord costeggiando il fiume Isonzo, il primo appuntamento è per la sera a Santa Lucia (ma ci piace di più chiamarla col corrispondente nome sloveno Most na Soči) con l’amico Gorazd, il quale non solo ci ospita per la notte, ma ci serve pure una cena a base di un buonissimo gulash balcanico che ci fa capire fin dall’inizio che dal punto di vista gastronomico ci sarà di che godere.

Partenza all’alba da Most na Soci (Santa Lucia d’Isonzo)

 

Purtroppo non altrettanto potremo dire della situazione meteo, la mattina ripartiamo all’alba sotto una pioggia battente che ci accompagnerà fino a Maribor, e poi ancora nei giorni successivi della nostra permanenza.

 

Le strade

Dopo aver percorso la strada 102, rallentati dall’asfalto bagnato e da numerosi tratti a senso unico alternato causa lavori, decidiamo di accelerare il passo immettendoci in autostrada. Ci dotiamo quindi della “vignetta”, il particolare adesivo da applicare sul mezzo che a un costo forfettario consente di percorrere qualsiasi tratto autostradale. Si acquista in tutte le stazione di servizio e anche in tabaccheria: per le moto costa 7,50 euro per una settimana, 30 euro per 6 mesi, e 55 euro per tutto l’anno. E’ un sistema pratico e semplice, e direi anche economico, mutuato dal sistema da sempre in vigore in Svizzera. Ottima manutenzione, niente caselli e relative code, controlli discreti; unico appunto, grave, è che l’asfalto non è drenante, e superare le file di camion in una nuvola d’acqua con la visibilità ridotta a zerovirgola è stato fonte di notevole stress. Massima concentrazione quindi, e una certa attenzione ai locali che soprattutto sulle strade secondarie tendono a viaggiare piuttosto svelti. Un altro aspetto “svizzero” da tenere presente è che nelle stazioni di servizio all’ingresso delle toilet ci sono i tornelli, e per entrare servono 50 centesimi. Se vi scappa la pipì abbiate l’accortezza di avere spiccioli a portata di mano. In compenso anche qui la pulizia è da riferimento.

 

Maribor

Ci adeguiamo pure noi alla svizzeritudine e arriviamo puntualissimi all’appuntamento a Maribor (o Marburgo in italiano), rinomata stazione sciistica. In realtà la città, seconda solo alla capitale Ljubljana, è adagiata sulle rive del fiume Drava, ma verso il confine austriaco ci dicono esserci rilievi e piste intorno ai 1500 m. slm, solo che è tutto grigio e non si vede nulla. E fa pure un freddo becco. Poco male, il tour vero e proprio sta per cominciare, lasciamo i bagagli e saliamo su una navetta che ci porterà a visitare una vineria che vanta la vite più antica del mondo.

La vite più antica del mondo, produce vino da circa quattro secoli!

 

E’ pure certificata nel guinness dei primati, pare abbia oltre 400 anni, e dalle sue uve si producono ancora pochissime e preziosissime bottiglie che non vengono vendute (non avrebbero prezzo), ma regalate a particolari personalità, le ultime alla Regina d’Inghilterra e all’Imperatore del Giappone, per dire.

 

Slovenia terra di vigneti

Il vigneto è in territorio sloveno, le case in Austria

 

La particolare friabilità delle rocce, che favorisce la penetrazione delle radici, e la specifica disposizione dei vigneti sulla verticalità delle alte colline così da sfruttare al massimo l’areazione e l’insolazione, fanno di questa parte della Stiria un luogo di assoluta eccellenza nella produzione di vino bianco, secco o dolce che sia, con o senza bollicine. Lasciata la moto rigorosamente in garage (oltre alla patente ci teniamo alla nostra incolumità), accompagnati da guide locali e affiancati da esperti sommelier, ci lasciamo trasportare volentieri da una cantina all’altra dove assaggiamo Riesling, Chardonnay, Traminer, anche Moscato, ma soprattutto Sauvignon, la star del luogo. Per noi, che pur provenienti dalla Toscana, siamo soliti catalogare un vino con “questo mi piace”, “questo no”, è stata un’esperienza istruttiva e affascinante vedere movimenti di polsi non a dare gas ma a rotear calici per favorire l’ossigenazione, occhi concentrati a scrutare colori in controluce, nasi a cercare fragranze nascoste, quindi palati a degustare a piccoli sorsi, e infine… sputare tutto nell’apposita bacinella! Già, perché in effetti è così che si dovrebbe fare, se non altro per non ubriacarsi. Solo che ci sembrava francamente uno spreco, e allora visto che gli stuzzichini di accompagnamento erano decisamente gradevoli al gusto (leggi: slurp!) e che tanto non dovevamo guidare noi… ecco che nel corso del tour ci siamo ritrovati non dico completamente ciucchi, ma quantomeno piuttosto allegri fin dalle 10 del mattino.

L’esperto sommellier inviato di Moto-ontheroad (foto di Boris Voglar)

 

Una cena particolare al Mak

Dopo due passi in centro e la visita a uno stranissimo e bellissimo museo di mobili antichi ricavato nella sala di un cinema dismesso, e dopo un ottimo pranzo presso l’azienda Gaube dal quale ci alziamo alle 16, abbiamo in programma la cena presso il ristorante MAK. Alle 18,30.
Più che una cena è un’esperienza, a cominciare dal titolare chef sommelier David che ricorda nel fisico e nei modi un po’ inquietanti il Jack “Torrance” Nicholson di Shining. Ci aspettiamo una scritta REDRUM sulla porta della cucina e una lista del menu fatta solo di “Il mattino ha l’oro in bocca”, e invece la qualità del cibo e dei vini abbinati è eccellente, a dispetto di una presentazione a volte un po’ troppo alternativa se non proprio kitsch. Per esempio delle non meglio identificate polpette offerte su un corno di cervo (!) o di una pallina di gelato servita direttamente… in mano. Solo la degustazione di un particolare tipo di vino rosso, oltretutto versato da una mega bottiglia inserita in uno strano marchingegno, ha lasciato perplessi gli esperti: “E’ un Pinot Nero che cerca di essere un Merlot” hanno sentenziato. Che è un po’ come certe mastodontiche supertourer o certi bicilindrici made in USA alle prese coi tornanti dello Stelvio con la pretesa di tener testa a qualche agile supermotard.

David del ristorante Mak: un personaggio! (foto di Damian Buraczewski)

 

Ptuj

Sempre accompagnati da un meteo che tutto invoglia fuorché di mettersi in viaggio – ma per fortuna la meta è a poche decine di km – l’indomani ci spostiamo a Ptuj, la città più antica della Slovenia. Fondata dai Romani col nome di Poetovio ha visto l’incoronazione dell’imperatore Vespasiano, poi nel corso dei secoli ha subito varie dominazioni dagli Unni agli Austroungarici, fino all’occupazione tedesca della seconda guerra mondiale. Annessa al regime jugoslavo, dopo la sua caduta e con l’indipendenza del ‘91 le terre espropriate sono state restituite ai vecchi proprietari, e un’attenta opera di valorizzazione ha consentito alla zona di diventare un fondamentale crocevia tra Austria, Ungheria e Croazia, basando la sua economia sugli onnipresenti vigneti, fino a ospitare ogni anno il più importante festival enologico del Paese, il Salon Sauvignon.

Ospitati all’interno del vecchio monastero benedettino, tutti i maggiori viticoltori offrivano i loro prodotti alle gioie del palato, bastava porgere loro il calice per ricominciare le danze in un loop inebriante, mentre nel cortile interno alcuni tra i più rinomati chef del luogo davano sfoggio della loro arte culinaria.

 

Il castello

Ptuj è dominata da un castello, sede di un importante museo che, da sobri, visitiamo il giorno dopo. Al suo interno interessantissime le aree dedicate alle armi, alle maschere del tradizionale carnevale che si svolge da queste parti, e agli strumenti musicali. In particolare, fedeli al motto che vuole i motociclisti eterni bambini, ci siamo divertiti a smanettare su un marchingegno col quale, azionando opportune chiavi, era possibile riprodurre i vari timbri di un organo a canne. Meno divertente invece la vita notturna: pub e ristoranti chiudono alle 19,30, e una sera abbiamo dovuto ripiegare all’Hamburger Hill, l’unico posto che abbiamo trovato aperto in orario compatibile con l’italica cena. In compenso gli hamburger erano ottimi, grandi come un’LP, e ce li ha serviti Otto Luciano (i genitori erano un po’ confusi nella scelta del nome), appassionato tifoso di Valentino Rossi, proprietario di una MV Brutale, nonché fan di Al Bano e Romina. Ok nessuno è perfetto.

 

Franz Osterberger e Janez Puh

Franz Osterberger con la sua moto

 

Durante una visita in un paio di cantine, siamo incuriositi da una foto di altri tempi che ritrae un tizio baffuto a cavallo di una moto in mezzo a un vigneto. Chiediamo lumi e scopriamo che trattasi di uno dei primi viticoltori del luogo, Franz Osterberger, una vera istituzione, e che la moto era una delle prime prodotte da Janez Puh, nato a pochi chilometri da qui e nella cui casa è stato ricavato un piccolo museo. Visto che abbiamo deciso di prolungare la permanenza in Slovenia di un paio di giorni, e visto che l’alcool è stato smaltito, decidiamo di andare a cercarlo, nonostante la pioggia non dia tregua. Percorrendo la strada 712 in direzione di Juršinci, appena oltrepassata la località Oblaki (giusto una chiesetta lungo la strada), l’indicazione a destra è di quelle impossibili da mancare. Comunque se proprio servisse il navigatore l’indirizzo esatto è Sakušak 83. Peccato solo che il museo in questo periodo fosse chiuso.

Ah, nel caso vi stiate chiedendo chi diavolo sia questo Janez Puh sappiate che è nato in Slovenia ma ha fatto fortuna in Austria, dove il suo nome germanizzato forse vi è più familiare, soprattutto se siete degli attempati enduristi: Johann Puch.

Slovenia verdissima. E umida.

Slovenia terra di terme

Oltre all’arte della viticoltura gli antichi romani la sapevano lunga anche in fatto di terme, Ptuj infatti è inserita in una zona dove dal sottosuolo sgorgano acque curative. Così l’ultimo giorno lo trascorriamo interamente all’interno dell’albergo presso il quale siamo alloggiati, il Grand Hotel Primus, un bellissimo quattro stelle che a prezzi decisamente convenienti offre camere grandi quanto un appartamento medio (ma senza bidet nel bagno), e soprattutto l’utilizzo di una piscina, sia interna che esterna, alimentata da una libidinosissima acqua a temperatura godimento estremo, con tanto di vasche per vari tipi di idromassaggio. Per non parlare della sauna, dei fanghi e dei vari servizi di wellness offerti dalla struttura, acquistabili in pacchetti alla portata di tutte le tasche. Insomma, quando il giorno dopo dobbiamo giocoforza rientrare verso casa (lasciandoci alle spalle l’unica splendida giornata di sole) lo facciamo molto ma molto a malincuore. Ma ora che conosciamo la strada, di sicuro in Slovenia ci torneremo.

La fantastica piscina di acque termali all’interno del Grand Hotel Primus

 

A Maribor abbiamo alloggiato all’Hotel Habakuk

A Ptuj abbiamo alloggiato (e mangiato) al Grand Hotel Primus

Abbiamo mangiato (e bevuto) presso Vino Gaube, Gostilna Ribič e Restavracija Mak

Ci siamo fatti una cultura enologica presso le vinerie Pullus, Kobal Wines, Wine Ducal, Stara Trta (oldest wine), Hotel Mitra (Osterberger cellar), e nelle sale del vecchio monastero di Ptuj durante il Salon Sauvignon 2019.

Grazie a Damian Buraczewski e a Boris Voglar per l’utilizzo di alcune foto.

 

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