Il Ragnarock del fuoristrada in motocicletta

Cresce l’interesse per il fuoristrada anche tra chi non lo ha mai praticato e crescono gli eventi. Siamo al Ragnarock del fuoristrada?

Il fuoristrada in moto è pronto per il suo Ragnarock? Ai posteri l’ardua sentenza!

Fondamentalmente, credo di essere uno stradista. A me piace andare su asfalto, la pista non è mai stata la mia dimensione e sono sempre andato a fare anche del fuoristrada, ma credo che la mia condizione ottimale, dove provo davvero tanta goduria, è pennellare una serie di curve su strada, senza correre, semplicemente lasciando scorrere la moto.

Ho parecchi amici stradisti come me, e conosco alcuni organizzatori di eventi che si svolgono su asfalto che recentemente, vista la notevole crescita dell’interesse per il fuoristrada e gli eventi dedicati, sono un po’ preoccupati da questa “migrazione”.

A dire il vero , visto che da diversi anni seguo il mondo del fuoristrada e delle manifestazioni aggregative come cavalcate e eventi, ho notato degli sviluppi relativamente all’interesse dei motociclisti per il mondo offroad che si ripetono ciclicamente ogni decina di anni circa. Delle migrazioni di massa che ricordano i cicli di nascita, vita e morte degli dei vichinghi, una sorta di Ragnarock del fuoristrada.

Siamo alla soglia di un altro Ragnarock del fuoristrada in moto?
Siamo alla soglia di un altro Ragnarock del fuoristrada in moto?

Diciamo che dopo un qualche anno di pausa, piano piano alcuni viaggiatori che guidano abitualmente maxienduro iniziano a porsi il problema di provare a portare la moto fuoristrada. Cominciano quindi a fare percorsi facilissimi tipo l’Eroica, pottandosi di far chissà quale raid per un po’, salvo iniziare a provare a fare qualcosa di più complicato. Poi il maxifuoristradista va a complicarsi la vita, partecipa a manifestazioni sempre più impegnative, il Classico, la Via della Pietra, il Mugello Rally, Transitalia Marathon.

Dopo un po’ esce quasi solo per fare strade sterrate con una dual che si è preso nel frattempo, giusto per non andare a rischiare con la moto buona su percorsi sempre più impegnativi.

Dalla dual alla racing il passo è breve, nonostante all’inizio ci si fosse riproposti di fare solo un po’ di sterrato, perché solo così si può fare fuoristrada per bene, e poi perché con l’esperienza si diventa sempre più capaci di andare a cacciarsi in guai peggiori.

Finisce che, incoraggiato dall’aver trovato compagnia, dal fatto che ormai tutti si sono messi a fare fuoristrada, il nostro motociclista tutte le domeniche deve caricare la moto sul carrello anche per fare dieci chilometri di asfalto.

Il problema è che le racing portano spese, disagi, rotture, rischi di infort

Ragnarock del fuoristrda in moto: prima la maxi, poi la dual e infine la racing
Ragnarock del fuoristrada in moto: prima la maxi, poi la dual e infine la racing

uni, senza contare che con l’aumento delle moto sui sentieri, che si riuniscono in branchi e frequentano purtroppo quasi sempre i soliti percorsi, aumenta anche l’intolleranza di chi abita in prossimità e quindi i controlli. Il risultato è che dopo un po’ ci si stufa e si molla, per tornare a fare qualche bella girata su strada, magari molto arricchiti dell’esperienza di guida fuoristrada, ma molto più sereni di potersi godere qualche bel giro panoramico e riposante invece di doversi ficcare in guai sempre più difficili da risolvere.

 

Per questo, credo che chi organizza giri su strada possa stare tranquillo che ci sarà sempre chi vorrà tornare a fare del turismo stradale, anche se adesso sembra che tutti vogliano solo andare a infangarsi. Basta attendere la fine di questo ciclo del Ragnarock del fuoristrada .

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One comment

  1. Sì, sono completamente d’accordo con te su come organizzare tour in fuoristrada. Grazie per aver condiviso le tue opinioni e tutti i consigli. Mi sento fortunato al momento dopo aver letto questo articolo

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