Grecia Off-Road. Il Nord, un tesoro nascosto

Viaggio in moto nella Grecia continentale, alla scoperta di ogni angolo nascosto, per capire cosa si prova a partire senza sapere realmente dove si vuole arrivare e soprattutto come farlo.  

Testo e foto di Simone Monticelli e Lucia Gambelli

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Sono le 12, un sole cocente ci ricorda che siamo ad agosto, abbiamo appena guadato un piccolo fiume, e ora, attorno a noi, solo piantagioni di granturco. Ci guardiamo attorno, madidi di sudore e dubbiosi sulla pista che abbiamo deciso di seguire. Non è pensabile che da questo luogo si possa uscire in qualche modo che non sia tornare indietro, ma non siamo certo qui per farlo, vogliamo scoprire cosa c’è dietro ogni angolo nascosto, per capire cosa si prova a partire senza sapere realmente dove si vuole arrivare e soprattutto come farlo. Le nostre ruote sono immerse nel fango dei canali d’irrigazione, ci guardiamo e ridiamo di noi: siamo appena sbarcati, il traghetto ci ha portato da Ancona a Igumenitsa nel giro di una notte, ed è incredibile vedere dove siamo finiti.

Che ci facciamo qui? La nostra destinazione? La Zagoria, splendida perla della Grecia continentale che dovrebbe accoglierci per la notte. In questa regione si trova la pazzesca gola di Vikos, la più profonda d’Europa, eppure così poco conosciuta. Programmiamo di arrivarci, ma per chi come noi cerca di percorrere solo strade minori, quando va bene sterrate, nella norma poco più che mulattiere, è difficile rispettare un programma.

Usciamo faticosamente dai canali, sperando di non essere giudicati “invasori” dai contadini, quindi attraversiamo splendidi paesaggi collinari fino al nostro primo pranzo in un piccolo paese disperso tra le montagne. Qui assaggiamo per la prima volta la famosa insalata greca, classica, saporitissima e così rinfrescante. Dedichiamo un po’ di tempo per una chiacchierata con un anziano che ha imparato l’italiano durante la guerra, godendo del suo racconto: “Portavo le sigarette ai vostri militari”.

Si riparte, e arrivano le montagne di Vikos, le sue cascate, l’acqua limpida dei torrenti e i suoi fantastici ponti a schiena d’asino. In un turbinio di tornanti sterrati e ripide salite nel bosco raggiungiamo Papigo, piccola perla della Zagoria. Il primo approccio con questa regione ci fa capire che il costo della vita è bassissimo, per pochi Euro ci lasciamo coccolare da una calda stanza d’albergo con addirittura due caminetti. Lasciamo quindi sulla moto tenda e fornellino da campo concedendoci un po’ di confort.

Un giro di chiave e siamo di nuovo in viaggio. Abbiamo con noi una mappa cartacea della regione molto dettagliata e così, quando vediamo una strada sterrata che ci ispira, la imbocchiamo senza farci troppi scrupoli. Siamo qui per questo, desideriamo visitare questa regione come fosse ancora un territorio inesplorato. Le moto si adattano benissimo a questo scopo, mezzi agili e poco carichi che permettono rapide inversioni a fronte di vie bloccate o troppo difficoltose.

Ci troviamo così a cavalcare le nostre due ruote tra le montagne dell’alto Pindo, un paese dentro un paese, dove non c’è nulla, se non abeti, pini e rapaci che ti seguono curiosi. Nulla, se per voi il nulla vuol dire tranquillità e libertà.

Corriamo per chilometri puntando il confine nord, diretti a Kastoria, rischiando addirittura di rimanere a secco di benzina. Sembra incredibile ma ci troviamo a macinare sterrati infiniti senza incontrare anima viva. Le nostre moto, un’Africa Twin e un DRZ con serbatoio maggiorato, consentono circa 200 km di autonomia in fuoristrada (dove i consumi sono un po’ maggiori che su asfalto) eppure eccoci agli sgoccioli proprio quando siamo vicini ad un villaggio. Grazie all’aiuto di un contadino recuperiamo due taniche di carburante in una cantina, sperando che non sia miscela, fidandoci del fatto che qui gli scooter sembrano tutti quattro tempi. Funziona!

Viaggiare liberi da itinerari prefissati, senza una meta da raggiungere a tutti i costi è magnifico, ma a volte ha un prezzo. Impossibile dimenticare il momento in cui in una valle nascosta, seguendo un piccolo sentiero, veniamo avvolti dalle nubi, e poi, improvvisamente infradiciati da un temporale estivo. Il freddo ci avvolge senza pietà e la pista diventa un pantano impercorribile. Ci troviamo in una di quelle situazioni in cui è naturale pensare: “Ma che cavolo ci faccio qui?”.

Ci ripariamo tra le macerie di una vecchia costruzione e poco prima che il meteo si stravolga nuovamente valutiamo anche l’ipotesi di stendere i nostri sacchi a pelo qui. Ci guardiamo attorno e vediamo che non dobbiamo essere stati i primi sfortunati a trovarsi costretti a soggiornare qui, c’è sporcizia ovunque. Non è un bel posto dove passare una notte! Fortunatamente il sole ci viene in aiuto e ci consente di evacuare in breve tempo.

Il viaggio prosegue, ci porta a Kastoria, cittadina ahimè famosa per le pellicce, ma da cui si può godere di un fantastico panorama sul tranquillo lago incastonato tra le montagne. Ci troviamo a 700 metri di quota, a valle le temperature superano i 40 gradi, qui viviamo a 28. Ci permettiamo di assaggiare anche un tipico piatto invernale, la Feta Fritta.

Di greco non capisco una parola, di leggerne i cartelli figuriamoci, ma a Kastoria, giro alla ricerca di un cavo per la mia videocamera che soffre di quei problemi che accomunano tutti noi viaggiatori, le Leggi di Murphy: “Qualsiasi cosa si possa rompere si romperà nel momento peggiore!”. Ma questa volta Murphy l’ho fregato, e il cavo rotto mi permetterà di incontrare un ragazzo che ha vissuto otto anni in Italia: “Cosa facevi da noi?” gli chiedo. E lui, che ora gestisce un negozio di articoli per Skaters, simpaticamente e con l’aria sbarazzina mi dice: ”Un c…o! Un po’ di musica, un po’ d’arte. Ma quanto è bella l’Italia!”. Ci invita a casa sua, nella sua casa in montagna, ci offre da bere, ci siamo appena conosciuti, mi ha regalato il cavo che mi serviva, questa è ospitalità, ma noi dobbiamo ripartire, ci aspettano i laghi di Prespa, all’estremo nord della Grecia al confine con Albania e Macedonia.

Allora via, verso i laghi, verso quello spicchio di Grecia che è triangolo di culture.

In quest’angolo del paese, incastrato tra altri due stati, abbiamo riprovato la stessa sensazione di libertà vissuta in Africa, così, diretti a Nord anziché proseguire per la tortuosa strada asfaltata, a una curva tiriamo dritto, sullo sterrato, senza sapere dove ci condurrà, senza porci neanche il problema.

Decine di chilometri nel bosco e poi seguendo le indicazioni della bussola ci appare la vista del lago, enorme, un gioiello incastonato in una montatura di montagne verdi, con gli uccelli che lo sorvolano, i magnifici pellicani, i cormorani, solo loro rompono il silenzio magico di questo luogo così poco frequentato.

Pochi turisti come al solito, noi e due ventenni Romani a bordo di una Suzuki Katana 550. La loro moto è magnifica, si spegne solo togliendo il fusibile principale.

Anche loro, come noi, hanno pochi soldi a disposizione, così ad Agios Germanos, paese sopravvalutato dalla guida Lonely Planet, troviamo due anziani che ci accompagnano in un posto dove poter piazzare la tenda a costo zero. Dormiremo in riva al lago, campeggiando sulla soffice sabbia bianca, e protetti dalle canne che scopriremo essere il luogo di riposo preferito dei cormorani. La sera passata davanti al fuoco a parlare di motociclette, del nostro futuro, di viaggi realizzabili o quelli che rimarranno solo sogni, sarà indimenticabile.

La mattina successiva un bagno nel lago, una lavata frugale e poi via, sulle montagne, tuffandoci su terreni sempre differenti, sempre avvolti da una cornice di un quadro d’autore, la natura e la sua semplice voglia di vita.

Attraversiamo piccoli paesi abbandonati, luoghi una volta tenuti in vita dagli anziani, ma che oggi hanno visto la fine dei loro giorni a causa della migrazione dei giovani verso le grandi città. Paesi di case costruite in pietra, mura diroccate e decadenti senza più il tetto o con il pavimento crollato. Luoghi morti, ma in cui troviamo sempre una fontana, unico elemento rimasto vivo di questi angoli sperduti nelle montagne di Florina.

I nostri pranzi sono sempre frugali, ci nutriamo con anguria, un’insalata o il sempre presente yogurt. Quest’ultimo è l’ingrediente con cui i Greci confezionano gustose salse dal sapore semplice, naturale e fresco.

E’ proprio durante uno di questi pranzi che incontriamo due motociclisti sui cinquanta con cui ci mettiamo a parlare. Sono in viaggio da un anno, la loro vita è viaggiare, un anno di lavoro, un anno in giro per il mondo. Arrivano dall’Australia, cavalcano un Super Tenerè, una di quelle moto che non vengono prodotte più, ma che ahimè sono tra le poche rimaste che le accendi e vai…Durante i nostri viaggi facciamo spesso incontri come questo e con sempre più fatica riusciamo a non immaginarci un futuro come il loro.

A Florina patiamo un po’ di caldo così ci spostiamo in fretta. Cerchiamo l’ennesimo luogo dove nessun turista è mai andato a guardare prima e come sempre accade, troviamo un tesoro nascosto: Edessa.

Passiamo la notte in un camping che ha dell’incredibile. Arroccato sul fianco di una fresca montagna, questa area di sosta offre delle piazzole dotate di braciere e legna da ardere self-service. L’atmosfera montana e la sensazione di isolamento che proviamo mi fa pensare che questo potrebbe essere il luogo ideale dove ospitare un Elefantentreffen Ellenico. La sera cala e arriva il freddo ma noi rimaniamo appiccicati al fuoco e ci godiamo il cielo stellato.

Dimentichiamo il focolare e ci prepariamo per una delle tappe più interessanti di questo nostro raid, il lago artificiale di Aliakmona. Si tratta di una lingua d’acqua stretta nella morsa di aspre montagne che ci interessava attraversare sfruttando i soliti nano-sentieri. Una prima perlustrazione visiva effettuata dall’alto faceva apparire l’impresa una cosa semplice, vista la presenza di diverse tracce. Tuttavia presto ci accorgiamo di quanto sia aspro e poco frequentato questo fazzoletto di terra.

Ribattezzeremo questo minuscolo riquadro della mappa l’Inferno. Innanzitutto quasi tutte le piste che imbocchiamo finiscono nel nulla. Ci troviamo davanti ad una spiaggia cieca, ad un muro di baracche e davanti ad un cancello posto impietosamente a sbarrare la traccia. Nel giro di pochi chilometri passiamo da 1200 metri di quota ai 200 trovandoci a picco sul lago. Montagne aspre, difficili e nervose, creste aguzze e frastagliate che rendono la vita dell’uomo in questi anfratti molto dura. Le strade asfaltate girano alla larga, portano verso il ponte sospeso sul lago, a pochi chilometri da qui, ma a noi quello non interessa, noi volevamo scoprire questo luogo, imparare a riconoscere i sentieri e vivere la montagna per quella che era un tempo, quando il ponte non esisteva e la strada era solo una.

Ma l’avventura non sembra avere mai fine, appena cambiamo versante del lago finisco la benzina! Anche in questa occasione siamo costretti a cercare aiuto, ma non fatichiamo a trovarlo. Elemosino quelli che sono poco più che vapori di carburante da un contadino riuscendo ad arrivare a casa di un uomo che dispone di qualche tanica d’emergenza.

Questo viaggio pare non finire mai di stupirci. Rimango affascinato, quando ci troviamo davanti allo spettacolo del monte Olimpo, dopo 50 o 60 km di percorsi tra i boschi, dopo aver aggirato una vetta appuntita come fosse un cono rovesciato e tornito dagli Dei. Il monte è davanti ai nostri occhi come un panettone servito su un piatto d’argento, la sua cima è accerchiata dalle nuvole a proteggerne l’intimità. L’Olimpo è lì, carico di tutto il suo fascino pagano, sembra invogliarti a raggiungerlo, a toccarlo con mano, pare quasi un miraggio, forse lo è, ma noi ahimè non possiamo andare a cercare l’altare di Zeus, il tempo stringe, e le lancette dell’orologio quando stai vivendo una vacanza ad un ritmo incalzante come questo corrono sempre troppo veloci.

Senza toccare mai l’asfalto, cercando tra i percorsi dei trattori e tra quelli dei pastori arriviamo nel primo vero posto turistico di tutta la nostra vacanza, le Meteore, coi suoi monasteri costruiti sulle famose rocce a pinnacolo nel cielo. Qui, non ci vogliamo trattenerci molto, sulla carta abbiamo già segnato il percorso di domani, tracciato che ci vedrà tentare di scalare le alte vette del Pindo, catena montuosa che ci ha già accolto il primo giorno della nostra permanenza in Grecia e ci ha riempito gli occhi di splendore.

Il Pindo è di una bellezza disarmante, i percorsi che lo attraversano sono degni delle nostre blasonate vie del sale, mi pare impossibile che non vi sia nessuno, non incontriamo moto, non incontriamo camper, non incontriamo targhe straniere, qui i turisti non vengono, eppure la nostra nave era piena, colma di italiani, tedeschi, francesi, dove sono? Tutti sulle isole, tutti accalcati nei soliti posti, come se si trovassero in un altro paese, forse inconsapevoli del fascino nascosto di questi luoghi che ci regalano ore di viaggio indimenticabili.

In questa regione navighiamo a quota 1800 metri per un lungo periodo. Valichiamo un passo sterrato che ci consente di scollinare una montagna calcarea nuda, un muro che dalle pendici sembrava invalicabile e che invece, siamo riusciti a vincere grazie ad un sentiero disegnato da un genio dell’ingegneria stradale.

Poi ancora – per farci venir voglia di tornare – affrontiamo un tracciato scorrevole a bordo di un fiume su consiglio di un pastore. “Lì troverete solo mucche” ci disse il simpatico signore, e le abbiamo trovate.

Le montagne non sembrano mai finire, ma alcune non possono essere scavalcate, così ci ritroviamo in alta quota tra le mucche al pascolo, guardando il sentiero che corre in cresta, franato nella valle, chiuso per sempre, rendendo questo luogo un paradiso perduto, vissuto unicamente dai pastori e dalla natura padrona. Tornare sui nostri passi non è mai un problema, ogni istante vissuto in questo percorso, illuminato da un angolo differente offre immagini uniche e indimenticabili. Ma tutto ha una fine, e una settimana dura poco. Il nostro regalo però lo abbiamo avuto, abbiamo scoperto un angolo di un paese poco sfruttato dal turismo e che a noi, amanti della solitudine Africana ha donato una sana boccata di energia per affrontare la lunga attesa prima del prossimo viaggio.

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Le dieci informazioni utili per affrontare un viaggio come questo:

1) Partire con la moto in perfetto ordine meccanico, trovarsi in questa regione della Grecia con la moto in panne potrebbe crearvi qualche problema. E’ facile pensare di essere “dietro casa” in Grecia, ma se lasciate le strade principali vi accorgerete presto del contrario.

2) Per affrontare i percorsi off-road è d’obbligo partire con gomme tassellate, lasciate a casa gli pneumatici da piega.

3) Il GPS non è obbligatorio, ma una buona cartina geografica adatta all’escursionismo sì.

4) E’ necessaria una buona autonomia di carburante, minimo 200 km. Se disponete di un piccolo serbatoio dovete prevedere una tanica d’emergenza.

5) Lasciate a casa le borse rigide, caricate il vostro bagaglio – che deve essere minimale – in una borsa morbida e legatela con delle cinghie.

6) Portate sempre con voi dell’acqua. Scendendo di quota nel periodo estivo troverete molto caldo e quindi avrete bisogno di bere molto. Non fate affidamento sul prossimo villaggio, potreste aver bisogno di bere prima.

7) Portate la tenda. Non sempre si riesce a trovare una sistemazione per dormire e comunque perdersi è facile quanto bello.

8) Evitate di partire da soli! Meglio avere due mezzi a disposizione. Non pensate di andare in esplorazione come abbiamo fatto noi guidando una moto con il passeggero a bordo, i percorsi possono essere impegnativi.

9) Abbiate rispetto delle persone che incontrategli abitanti di alcuni villaggi del Nord potrebbero essere sconcertata nel vedere dei turisti dove non ce ne sono mai stati.

10) Non pensate di rifare a casa un’insalata greca, non vi verrà mai uguale.

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Cose da non perdere e da fare assolutamente:

1) Un bagno nel lago di Prespa

2) La catena del Pindo e le centinaia di stradine che lo attraversano

3) Le gole di Vikos

4) Vedere il monte Olimpo apparire davanti a voi all’alba

5) L’Inferno di Aliakmona, provate a sopravvivere

6) Rimanere senza benzina

7) Un fuoco nella notte, una brace, carne e Tzatziki guardando le stelle

8) Dormire sul ponte, all’aria aperta, durante la notte di traversata

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One comment

  1. Ragazzi complimenti, mi avete dato l’idea per l’alternativa alla tunisia diventata aime’ piuttosto incasinata.
    Se potete darmi quanche info in più sulle sterrate fatte o tracce gps ve ne sarai grato.
    Saluti
    giovanni

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