testo e foto Marco Ronzoni e Paola Bettineschi
Ogni viaggio è “dettato” da qualcosa. Un’idea fissa, il caso, l’istinto, un sogno. Questo viaggio è stato concepito intorno ad una meta cercata da tempo, interessante sia dal punto di vista motociclistico che turistico, non troppo lontana da essere irraggiungibile ma nemmeno troppo a portata di mano. Il Marocco era la destinazione più intrigante, vuoi per il fatto di essere in un altro continente, vuoi che poterlo raggiungere e girare in moto creava un certo alone di sfida…
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Il sole è appena sorto. E’ un’afosa domenica di fine luglio e stiamo già rincorrendo la nostra impazienza. Non vediamo l’ora di conquistare l’Africa, così lontana. Ci siamo imposti un buon ritmo, per cui in 48 ore maciniamo gli oltre 2000 chilometri fino a Malaga. L’aria del mattino è fresca e frizzante lungo una strada bella e panoramica che ci conduce al porto. Acquistiamo i biglietti del ferry per Melilla, enclave spagnola sulla costa marocchina mediterranea e dopo un’attesa piuttosto lunga finalmente ci imbarchiamo, unici turisti di tutta la nave.
E’ giunto finalmente il momento tanto atteso. Ci avviamo di buon’ora verso la frontiera di Beni Enzar, alla periferia della città. La attraversiamo sfilando gruppi di persone affollate presso piccoli magazzini. Stanno caricando merci di ogni tipo su veicoli di ogni tipo.
Raggiungiamo presto la dogana, accolti da una folla incredibile che si accalca per entrare in Marocco, la maggior parte attratti dai facili profitti del commercio illegale. Agenti in divisa ed in borghese ci invitano con ampi gesti a scavalcare la lunga coda e ad entrare nella zona dei controlli. Non è facile procurare tutti i timbri e le carte necessarie.
Dobbiamo rincorrere per 40 minuti i nostri documenti in un labirinto di Uffici ed Ufficiali, ma poi finalmente un doganiere con un sorriso apre l’ultima sbarra: «Bienvenue au Maroc…».
Il cielo della Regione del Rif è coperto e sembra che debba piovere da un momento all’altro. Aggiorniamo gli orologi con l’ora locale (due ore in meno rispetto all’Italia) e ci dirigiamo subito verso Nador e Al Hoceima. Si viaggia bene, nonostante il caldo e l’asfalto che pare vetro. Oltre Selouane percorriamo una bellissima strada circondati da un’infinita pianura. Poi pieghiamo ad ovest, verso i primi contrafforti della catena dell’Atlante, la spina dorsale montuosa del Paese. Guercif, Taza e quindi Fès. La temperatura ora è torrida. Sudiamo come dannati, chiusi nel nostro abbigliamento rigorosamente protettivo, e le leve del freno e della frizione sono roventi, così come le nere parti di carena esposte al sole. Fès, la più antica delle quattro Città Imperiali marocchine e patrimonio UNESCO, ci accoglie con lo splendido Palazzo Reale e ci accompagna entro la sua medina, forse la più bella e caratteristica di tutto il Paese.
Varcando una delle tante “Bab”, le porte di accesso, si entra in uno straordinario labirinto di vicoli dove i sensi vengono confusi e la realtà distorta. Imperdibile è il “Chouara”, il suk dei conciatori di pellame immersi fino alla vita nelle vasche delle tinture multicolori, affascinante squarcio su un artigianato ed un quadro umano di rara bellezza ed intensità.
Il giorno successivo, seguendo una via panoramica secondaria in parte sterrata, ci dirigiamo verso Moulay Idriss, la candida città arrampicata sulla roccia.
La strada è bellissima, un continuo susseguirsi di saliscendi e curve tra panorami dipinti. Arriviamo poi all’affascinante sito archeologico romano di Volubilis, il più importante del Marocco, oppressi da un’afa soffocante.
Le rovine si estendono per ettari, impreziosite dal maestoso Arco di Trionfo che incornicia la sconfinata piana sottostante.
Per mitigare un po’ la temperatura elevata, prima di indossare i caschi bagniamo abbondantemente i capelli ed indossiamo bandane inzuppate in modo da creare un piccolo fresco microclima interno.
Questo metodo ci accompagnerà per parecchi giorni e ci aiuterà a sopportare il caldo durante i trasferimenti.
Lasciata Volubilis ci dirigiamo a Meknès, la seconda Città Imperiale del nostro viaggio, limitandoci purtroppo – per questioni di tempo – ad un fugace passaggio tra le mura fortificate e ad una brevissima occhiata alla grande Place El Hedime, la monumentale anticamera dell’antica città alla quale si accedeva attraverso la porta Bab El Mansour, una delle più belle del Paese. Proseguiamo quindi per Azrou. La strada è sempre bellissima ed il paesaggio muta in continuazione. Siamo in pieno Medio Atlante. Sfioriamo l’ombrosa e verdissima zona delle foreste di cedri nei pressi di Ifrane, abitata da curiosi macachi, incantevole intermezzo tra valli brulle ed assolate. Continuiamo poi verso Midelt, dove ci concediamo una breve sosta. Stiamo lasciando le montagne per portarci verso l’incanto del deserto. E’ ormai pomeriggio inoltrato quando ripartiamo verso Er Rachidia viaggiando veloci tra pianure, oasi e canyon della spettacolare valle del fiume Ziz. Grandi palmeti iniziano a colorare l’orizzonte.
La tappa successiva ci porta verso sud-est, in direzione del confine con l’Algeria, dove incontreremo le sabbie del Sahara. Quindi via verso Rissani, con una doverosa sosta alle Source Bleue de Meski, dove il fiume Ziz emerge dal sottosuolo dell’oasi alimentando una grande pozza costruita dalla Legione Straniera ed attualmente utilizzata come piscina del vicino camping. Quando riprendiamo la marcia sono le 12:15. Fa un caldo tremendo. Il sole è a picco sopra le nostre teste e l’ombra della moto è quasi impercettibile. Ci fermiamo per riprenderci e mangiare ma soprattutto bere qualcosa a Erfoud, ex avamposto militare francese durante la guerra con le Tribù Berbere. Attraversiamo poi Rissani, accolti da una magnifica e monumentale porta d’accesso alla città. In lontananza si intravedono le prime dune rosa.
Arriviamo nel tardo pomeriggio a Merzouga, uno dei due accessi al deserto marocchino (l’altro è Zagora, più a sud). La strada asfaltata attraversa l’abitato e prosegue fino a scomparire. Da qui in poi è solo Sahara. La pista sterrata verso l’Hotel Tombouctou sembra condurre ad un gigantesco castello di sabbia. Mura in mattoni lo cingono su tre lati, lasciando aperta solo la parte posteriore rivolta verso l’Erg Chebbi e le sue dune alte oltre 250 metri. Il deserto è magnetico nella sua arida vastità. Nell’aria mossa da invisibili onde di calore, riposano mansueti alcuni dromedari e giovani uomini ci offrono fossili raccolti presso il vicino confine algerino. Camminiamo scalzi sulla finissima sabbia che inizia a muoversi e scorrere sotto di noi. Attendiamo il tramonto nei pressi di una solitaria palma che sfida il deserto. L’atmosfera è fatata e sentiamo che, se anche il nostro viaggio finisse ora, ne sarebbe comunque valsa la pena.
E’ ancora buio quando ci avviamo a piedi incontro al deserto per gustarci lo spettacolo dell’alba. Un filo di luce disegna l’orizzonte e fa già molto caldo. I dromedari sono svegli mentre gli uomini dormono ancora all’aperto sotto le folte coperte di giacigli improvvisati. Il sole sorge inesorabile verso le 05:30 e la sua luce dà vita alle dune e ne delinea i dettagli. Più tardi una 4×4 ci accompagna per un breve tour lungo le sperdute ed incomprensibili piste dell’Erg Chebbi. Come dal nulla appaiono spettrali costruzioni risalenti ai leggendari tempi della Legione Straniera, piccoli agglomerati di case o improvvise oasi rese fertili da sorgenti che spuntano miracolosamente dallo sterile terreno. Stupendi ovunque i contrasti di colore che spaziano dal nero dell’atavica superficie vulcanica di alcune parti dell’Erg, alle mille sfumature pastello delle dune, al cielo azzurrissimo, al verde delle palme, al tabacco della pelle di uomini, donne e bambini. Ed infine una tempesta di sabbia che si leva a rendere magico il paesaggio, coprendo ogni cosa con una nebbia ed una polvere rosa trasportate da un impetuoso vento caldo.
E’ triste lasciarsi alle spalle il Tombouctou, ma il Marocco ha ancora molto, troppo da offrire. Ripercorriamo a ritroso la strada fatta l’altro ieri. Giunti ad Erfoud prendiamo verso Tinejdat, attraversando il grande palmeto di Tafilalt, un tempo ambita tappa di riposo per le carovane esauste dopo settimane di marcia nel deserto, oggi preziosa fonte di datteri di eccellente qualità. L’asfalto è spesso invaso dalla sabbia e fanno l’apparizione strane formazioni rocciose biancastre, forse saline.
Oggi vogliamo arrivare a Ouarzazate, posta all’estremità meridionale dell’Alto Atlante, senza però perderci le due perle geologiche della zona: le gole di Todra e di Dadès. Le prime si raggiungono da Tinehrir seguendo il corso del fiume tra impressionanti pareti di roccia rossa alte fino a 300 metri. Proseguendo poi in direzione di Boumalne du Dadès si prende una deviazione verso la spettacolare omonima gola. La strada sale serpeggiando tra oasi verdissime, coltivazioni di fichi, mandorli e noci, seguendo il corso del fiume tra strane formazioni rocciose che sembrano ciclopiche mani.
Arriviamo a Ouarzazate al tramonto, accolti dalla splendida kasbah Taourirt tutta illuminata.
E’ tempo di vivere un mito. Ci attende Marrakech, terza Città Imperiale del viaggio, leggenda del passato, oggi patrimonio d’ineguagliabile fascino di tutto il continente africano. Usciamo da Ouarzazate, sfioriamo la kasbah Tiffoltoute per poi proseguire per lo spettacolare ksar Ait-Ben-Haddou, antico villaggio fortificato sonnecchiante lungo il greto arido del fiume che lo lambisce. Patrimonio UNESCO, la sua bellezza lo ha reso set di diversi film, tra cui Il Gladiatore. E’ in parte abitato, cosa che lo rende ancora più suggestivo. Mancano altri 180 chilometri a Marrakech, la maggior parte dei quali tra villaggi e passi di montagna che rallentano di molto l’andatura. Un temporale ci porta a valicare il passo Tiz-n-Tichka a 2.260 slm che ci permette di scavalcare l’Atlante e dirigerci verso il mare. Durante la discesa verso la pianura il tempo migliora ma temperatura ed umidità salgono rapidamente.
L’arrivo a Marrakech è emozionante. E’ quasi il tramonto. La meta d’obbligo è la piazza Jema-el-Fnaa, il luogo più suggestivo e caratteristico di tutta Marrakech. E’ il momento migliore per viverla, animata da mille attività.
E’ infatti possibile fare acquisti di ogni genere, gustare infusi o succose spremute di arancia, mangiare specialità locali cotte al momento o, per chi conosce la lingua, ascoltare i racconti in bilico tra fantasia e realtà dei vari cantastorie. O più semplicemente sedersi e lasciarsi assorbire dalla notte.
Dedichiamo la mattina seguente alla visita dei souk e della grande piazza, ora semivuota. Al suo interno restano raggruppati in attesa della sera i coloratissimi carretti con le loro arance ordinate in bella vista e qualche gruppo di scaltri personaggi che intrattengono i curiosi manipolando serpenti e chiedendo denaro in cambio di fotografie. E’ circa mezzogiorno quando partiamo in direzione della costa atlantica.
Arriviamo ad Essaouira, una bella città turistica e vivace con una spiaggia sconfinata, le antiche torri di guardia, il porto e i numerosi alberghi affacciati su una baia stupenda dominata da due isole. La temperatura è ottima, resa ancora più apprezzabile da un fresco venticello, e l’acqua dell’oceano è accettabile anche se non proprio caldissima. In serata, il porto e la grande spiaggia illuminata a giorno sono teatro di ogni genere di attività ed è bello passeggiare sul lungomare dopo aver cenato con pesce freschissimo acquistato nei tanti locali all’aperto e cucinato alla brace.
Il senso di lieve sconforto che accompagna gli ultimi giorni di una vacanza fantastica si sta già facendo largo dentro di noi. Sappiamo che il viaggio di ritorno sta iniziando. Purtroppo dobbiamo risalire verso nord. I chilometri sono tanti anche oggi. Il paesaggio che ci circonda è noioso, costituito in prevalenza da una monotona pianura coltivata. La successione dei caratteristici paesini viene interrotta a circa 20 chilometri dallo svincolo per Safi da una gigantesca fiera di bestiame, sparsa a perdita d’occhio sulle colline circostanti. Tende improvvisate, bancarelle, intrattenimenti da fiera e migliaia di persone intente alla compravendita di cavalli ed asini. Rimaniamo solo qualche minuto, unici stranieri in quella bolgia, giusto il tempo di rubare qualche foto. Dopo questo inaspettato fuori-programma, la strada diventa ancora più noiosa.
Arriviamo ad El-Jadida verso mezzogiorno, giusto il tempo per uno spuntino ed un’occhiata alla Citerne Portugaise, antica scorta idrica della fortezza portoghese qui insediata nel XVI secolo, suggestiva e misteriosa nella luce che filtra dall’apertura superiore e che proietta strane ombre tra le robuste colonne che ne sorreggono le volte.
Le mura fortificate, i bastioni ed il porto affacciati sulla baia sono purtroppo deturpati dall’onnipresente sporcizia e dal triste degrado in cui versano. Peccato.
Dopo un centinaio di chilometri siamo a Casablanca, capitale commerciale e finanziaria del Marocco. La città non offre molto. I negozi ed i locali di ogni genere che spiccano tra palazzi in stile art-decò o liberty lungo ampi viali e piazze curate, ne fanno una città forse troppo vicina ai modelli europei. La medina è la meno caratteristica di tutte quelle già visitate. Nei suoi micro-vicoli spiccano un po’ troppo evidenti falsi articoli griffati. L’unico elemento di risalto è l’enorme moschea di Hassan II, moderno edificio di proporzioni ciclopiche costruito per oltre 2/3 a sbalzo sul mare, secondo per dimensioni nel mondo islamico solo alla Mecca. La sala della preghiera può ospitare fino a 25.000 fedeli, le decorazioni sono di mirabile fattura e le dimensioni delle porte e dell’altissimo minareto (quasi 200 mt e dal quale due raggi laser indicano la direzione della Mecca) fanno sembrare tutto così piccolo.
Lasciamo Casablanca di buon’ora, diretti a nord. Scegliamo la “route cotiere” per poterci godere gli ultimi paesaggi. Passiamo Mohammedia ed arriviamo a Rabat, la quarta ed ultima Città Imperiale. Prima tappa alla casbah Oudaia ed i suoi bastioni costieri per poi proseguire nella vicina Rue des Consuls, bella e caratteristica via della medina coperta da un tetto in vetro. E’ poi la volta del Mausoleo di Mohammad V, eretto in memoria del Padre dell’indipendenza marocchina del quale ne custodisce le spoglie, con l’inconsueto minareto incompiuto di Hassan risalente al XII secolo, per poi portarci presso la necropoli merinide di Cellah con i vicini resti della città romana di Sala Colonia. L’atmosfera delle rovine è resa ancor più suggestiva dalla presenza di numerose ed irriverenti cicogne che hanno nidificato sopra le rovine. E’ un luogo mistico dove sono sepolti vari appartenenti alle dinastie reali merinidi e diversi uomini santi. Qui il tempo si è fermato. Ancor oggi, le donne offrono uova alle anguille della Fontana della fertilità per ottenere in cambio un prosperoso futuro di madri. Usciamo da Rabat a malincuore e continuiamo sulla strada costiera. Arriviamo così alle porte di Tangeri senza poterle purtroppo dedicare la meritata attenzione. Ci rimane solo tempo per raggiungere il porto ed imbarcarci. D’ora in poi sono solo ricordi.
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Dove alloggiare
GRANADA: Htl Carmen Acera del Darro , 62 – 18005 – Granada – ESPAÑA
Tel. 95 825 83 00 – Fax. 95 825 64 62
In centro città
reservas@hotelcarmen.com
MELILLA: Htl Paradores Avenida de Cándido Lobera, s/n. – Melilla – ESPAÑA
Sulla collina che domina la città
FEZ: Htl Fez Inn SODETEL S.A.R.L HOTEL FES INN
Rue 2, N°47 – Sidi Brahim – Fés – MAROC
Tel.: +212 35 64 00 89 – Fax: +212 35 64 35 03
Nella Ville Nouvelle, la zona nuova della città www.hotelfesinn.com
ER RACHIDIA: Htl Kenzi Rissani Avenue Moulay Ali Cherif – BP 3 – Errachidia – MAROC
Tel : +212 535 57 25 84 – Fax: +212 535 57 25 85
Bello e moderno con piscina
MERZOUGA: Htl Tombouctou “Passer par Erfoud Rissani (route goudronnée) –
Direction Merzouga – Suivre les panneaux de l’auberge
(3 kms avant le village Merzouga)”
Semplicemente fantastico, a pochi passi dalle dune
OUARZAZATE: Htl Fint Kasbah de Taourirte – Avenue Mohamed V – Ouarzazate –
45000 – MAROC
Tel +212 24884886 – Fax +21224887338
A due passi dalla Kasbah Taourirt
MARRAKECH: Htl Imilchil Avenue Echouhada Hivernage – Marrakech – MAROC
Poco lontano dal centro e con piscina
ESSAOUIRA: Villa Quieta 86 Boulevard Mohamed V – Essaouira – MAROC
Tel : +212 24 78 50 04/05 – Fax : +212 24 78 50 06
Fastosa ex-residenza privata trasformata in hotel
CASABLANCA: Htl Plaza Rond Point Hassan II – Casablanca – 20000 – MAROC
Tel +212 2 9148 3480
Struttura semplice ed un po’ retro’ ma a due passi dalla medina e dal porto
La scheda del viaggio:
Moto: BMW R1100S
Giorni: 18 (dal 31 luglio 2005 al 17 agosto 2005)
Andata: via terra fino a Malaga (2 giorni)
Traghetto: Transmediterranea da Malaga a Melilla (7 ore)
Ritorno: via nave
Traghetto: Comanav da Tangeri a Genova (55 ore)
Chilometri percorsi: 4806 totali di cui 2594 in Marocco