Ducati Superlight

Amarcord: alla fidanzata non devi far sapere…

Un intimo ricordo mooolto personale. Ma che potrebbe tornare utile a tutti quelli che hanno una compagna motociclista.  Perché alla fidanzata non devi far sapere…

Che nel mio cuore batta un cuore desmo ormai lo si dovrebbe aver capito, così succedeva che verso la fine degli anni ’90 scorrazzavo in sella a una Ducati SL 900, monoposto in tiratura limitata su base SS, rigida come un’asse da stiro e scorbutica come un motociclista in quarantena a primavera. Ma bellissima, di quella bellezza essenziale e senza tempo ineguagliata negli anni a venire. E che alla fidanzata non devi far sapere, pena scenate di gelosia… o peggio.

Ducati SL
La bellissima Ducati Superlight

 

Galeotto fu il giretto…

Da poco tempo al mio fianco viaggiava una leggiadra signorina a cavallo di una Honda Dominator. Al ritorno da un giretto perlustrativo in zona Autodromo Mugello, fermi a uno stop in quel di San Piero, da dentro il casco sento una voce: “Me la fai provare?”.

Facemmo tutta la faentina fino a Fiesole, poi la bolognese fino alla Futa, poi la strada fino al santuario di Bocca di Rio, poi il ritorno verso casa ormai all’imbrunire, lei davanti bella garrula, io dietro a rincorrerla cercando di staccarle la chiave del quadro.

…e chi lo scrisse

Scrisse le sue impressioni in un post per una mailing list, furono pubblicate su una rivista e finirono sul tavolo dell’ing. Massimo Bordi che la invitò al primo WDW. Dal canto mio capii presto che l’unico modo che avevo per tornare a mettere il culo sulla mia SL era di farle trovare in garage un Monster 900 (quello vero, con le valvole grosse quanto una scodella). E così fu.

Alla fidanzata non devi far sapere, quanto si gode con una Ducati sotto il sedere.

Anche perché poi lei potrebbe scrivere una cosa come quella qui sotto, e allora sono volatili per diabetici. Per il conto corrente dico.

Beh, ecco, io non capisco molto di motori in generale, di cilindri, di valvole, di desmo uno-due-quattro. Ma capisco che quando sono su una moto, mi sento felice.
Bisogna veramente intendersene di motori per apprezzare le due ruote? Bisogna essere tecnologicamente abili per godere della guida della moto? Bisogna sapere la differenza tra bicilindriche o mono, tra motori a due o quattro tempi, per essere definiti “motociclisti”? Io credo di no. Così come non è necessario essere diplomati in Storia dell’Arte per emozionarsi davanti a un quadro, o essere dei sommelier qualificati per poter gustare un buon vino.
E per quanto riguarda la belva gialla del Franz… ecco… non so la differenza tecnica tra il motore Ducati e un altro non Ducati. Però sento che è diverso. So che quando lo guido, mi emoziono. E’ cattiva, è difficoltosa, mi spavento, a volte mi fanno male le mani da quanto ne stringo le manopole, e mi fa male la schiena da quanto sono tesa. Ma accidenti, quel rumore, quel motore, è vero, è appagante quanto il primo raggio di sole dopo un temporale, appassionante come un bacio, entusiasmante quanto l’acqua fresca del mare che ti avvolge dopo un tuffo.
Aprire il gas e sentirsi strappare via, toglierlo e sentire che il motore si offende a tal punto da frenarsi, è realmente una sensazione unica. Vedere l’asfalto che si snoda e affrontarlo tutt’uno con la potenza rumorosa, scoordinata, assordante, quasi pericolosa del Ducati, mi dà un senso di forza, di libertà, di gioia. Affrontare ogni istante la rigidità della Ducati e dei suoi ammortizzatori, sobbalzare a ogni minimo increspamento del terreno, lottare contro la sua scomodità, contro la sua inflessibilità, contro la difficoltà di governarla, mi fa godere il tutto ancora di più. E quando in fondo al rettilineo comincio a vedere la curva, e devo concentrarmi per affrontarla al mio meglio, l’ondata di adrenalina che mi entra in circolo mi lascia, finita la curva, una spossatezza simile a quella che ti assale quando hai appena finito di fare l’amore. Per non parlare dell’appagamento del senso di vanità che mi invade nel raccogliere gli sguardi ammirati e forse un po’ invidiosi della gente che mi vede sfrecciare su quel canarino a due ruote.
Il Ducati non sarà superiore, ma l’emozione che ti dà guidarlo lo è sicuramente.
L.

 

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