Le dolci colline di Cesare Pavese

testo e foto Claudio Falanga

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Langhe territorio vasto di quella “provincia granda” che fa del cuneese un lembo importantissimo del Piemonte. Difficile definire le Langhe, perché tra “la bassa” e “l’alta” c’è molta differenza (e se volessimo andare per il sottile ci sarebbe anche una media Langa), insomma, un comprensorio affascinante, dove l’occhio si perde guardando le colline coltivate a vigneti, che via via, salendo in alto, si trasformano in boschi, inframezzati da borghi, castelli e campanili.

Qui si coltivano celebri uve e pregiati frutti. Le uve danno vita a vini rossi d’eccellenza come, Barolo, Barbaresco, Barbera, Nebbiolo e Dolcetto, i boschi vedono nella nocciola il prodotto d’eccellenza con la celebre “tonda delle Langhe”.

Cesare Pavese

Una parte delle Langhe, però, è incline a una produzione che sta vivendo un periodo di grande splendore, il Moscato. Negli ultimi anni, infatti, questo vino si sta affermando su importanti mercati verso oriente e verso occidente, come prodotto d’eccellenza, grazie al gusto giovane e fresco, facile da comprendere e facile da abbinare.

Ma questo territorio non ha dato vita solo a celebri vigneti, qui ebbe i natali anche uno dei protagonisti lettarari del ‘900, Cesare Pavese, poeta e scrittore, animo sensibile e testimone in prima persona del tormentato periodo a cavallo della seconda guerra mondiale.

La stazione di Santo Stefano Belbo, uno dei luoghi della memoria di Cesare Pavese

Non è difficile immaginare quanto questo territorio possa aver influenzato il carattere e gli scritti del giovane Pavese. Le Langhe sono permeate da una sottile malinconia, belle e struggenti anche nella stagione invernale, quando leggere foschie nascondono i declivi più bassi e le albe e i tramonti offrono velature degne della fotocamera di David Hamilton, fotografo famoso per i colori pastello e l’uso dell’effetto flou.

Vivo come in una nebbia (…).Finisce che si prende l’abitudine a questo stato, in cui si rimanda sempre il dolore vero a domani.”

Scriveva Pavese in una lettera nel periodo del conflitto mondiale, descrivendo in qualche modo le sue valli e il suo stato d’animo.

E a Santo Stefano Belbo è facile trovare testimonianze dei natali dati a Cesare Pavese, come le targhe poste in diversi punti della cittadina, nei luoghi cari allo scrittore.

In questo luogo la memoria del letterato si mescola al presente fatto proprio dei prodotti delle colline grazie ad aziende e cooperative che producono vini, alcuni dei quali si fregiano proprio dell’immagine di Cesare Pavese. Le strade poi sono perfette da percorrere in motocicletta ed è sempre consigliabile transitare sui crinali, lasciando le strade del fondo valle, per cogliere tutta la vastità di questo territorio e la sua sconfinata bellezza.

Tornando ai vini, i dati dell’ultima vendemmia riferiscono che la produzione ha superato i 100 milioni di bottiglie di cui almeno 25 di moscato, il doppio rispetto ad appena quattro anni fa, grazie alla crescente domanda di questo vino. Una richiesta tale da far definire il fenomeno con il termine di “moscatomania”.

Che ci sia interesse verso le celebri “bollicine” del basso Piemonte ( i vini sono prodotti nei territori di 52 comuni delle tre province di Cuneo, Asti e Alessandria, con circa 10 mila ettari vitati) lo ha dimostrato il successo della manifestazione all’Enoteca regionale, durante il “Moscato wine tasting” tenutosi alla fine del 2011. Qui sono state degustate, anche da molti giornalisti ed esperti stranieri, 50 etichette di moscato e sono stati inoltre provati abbinamenti con prodotti tipici del territorio. Ma la crescente richiesta di moscato si scontra con la necessità di mantenere alta la qualità del prodotto e contrastare nel contempo la concorrenza di altri territori italiani ed addirittura dell’est Europa.

I Produttori Moscato d’Asti Associati, istituzione che raccoglie circa 2300 aziende agricole, si battono per mantenere un disciplinare produttivo che badi alla qualità e non alla mera quantità.

Una scelta che ci sentiamo di condividere e che dovrebbe coincidere con la valorizzazione dell’intero territorio e delle sue risorse, tra le quali va annoverata anche la conservazione della memoria di Cesare Pavese e dei suoi luoghi più cari.

 

 

 

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