Ducati therapy

di Kiddo (Carlo Nannini)

A tenere questo blog, prendersi “l’impegno” di tirare sempre fuori qualche idea, si rischia spesso di cadere nel troppo personale, di raccontare fatti propri pensando che possano interessare ai lettori; in sostanza, si prende ad esempio la propria esperienza per descrivere un quadro generale. Questo, in sintesi, è fare un blog.

Il rischio maggiore, ovviamente, è di tirarsi addosso l’effetto “Grande Capo Indiano Sticazzi”, quello della trasmissione “Sieunozero” di Radio Due. Hai preso la moto nuova e ti sei arrabattato dopo due chilometri? Tuo figlio a quattordici anni ancora non si interessa ai motorini? la prima volta che hai fatto un viaggio in motorino sei andato a trovare il prete del paese?
Sticazzi! pensa che… molto interessante che tua moglie prende patente per moto…
Tutto questo, come preambolo per raccontare che sto per parlare di qualcosa di molto personale.
Ho preso un Monster Ducati. Sticazzi! Pensa che ottima idea che Kiddo prende Monster…

Mi è sempre piaciuto il Ducati Monster fin dalla sua presentazione. Mi piace per la sua essenzialità, perché è un vero emblema dello stile italiano, della genialità che esprime il solo concepire una moto del genere. Ma soprattutto, volevo una moto da strada, che si trovasse a un ottimo prezzo, che fosse italiana e che fosse anche un buon investimento, ovvero che invecchiasse bene. Quindi ho trovato un M750, centinaia non migliaia in euro, non perché l’oggetto non vale, ma perché ne sono state prodotte centinaia di migliaia in decine di versioni diverse; è si un mito su due ruote, ma un po’ inflazionato.

Ducati_Monster_750ie_2002
Volevo una moto da strada perché non la posso guidare, al momento. O meglio, riesco a incastrarmici, ma con una discreta difficoltà. Ho l’artrosi alla testa del femore: mi muovo con difficoltà, zoppico, sto tutto storto, da tempo ho dovuto smettere di andare a correre a piedi, in pista con la moto, di fare enduro e un miliardo di altre cose che fanno uomini poco sopra la quarantina come me. Trombare trombo normale, tranquilli. Poco, ma trombo. Comunque grazie per il pensiero. In compenso sento un male tremendo tutto il tempo, salvo quando mi calo gli antinfiammatori perché non cammino più e mi fa male anche il solo stare in piedi.

Ovviamente, incastrarsi su una motocicletta che, a dire il vero, mi andrebbe meglio una mezza taglia sopra, non è proprio una cosa che mi viene con facilità. Alzare la gamba destra fino alla pedana mi fa male, una volta a posto non da molto fastidio, ma spingere sulla pedana per bene non è molto facile. Ai semafori metto a terra la sinistra, che ancora non fa male, sebbene come ogni motociclista abbia imparato, dopo le prime volte che i lacci delle scarpe da ginnastica si sono impigliate alla leva del cambio, a preferire l’altro piede.

E allora, verrà naturale chiedersi: perché cavolo sei andato a metterti in garage una trappola del genere, se fai fatica a guidarla?
Il fatto, è che ho deciso di operarmi, mi faccio la protesi. Mi metteranno al posto della testa del femore che mi ha fatto la mi mamma quarantatre anni fa una boccia di ceramica, con tanto di alesatura del cilindro, pardon dell’acetabolo. In pratica, mi flussano le teste.
Ogni tanto, qualche amico premuroso mi consola con: “aaahhh… è un casino, anche la riabilitazione, mia zia ha tribolato per un anno…”
“scusa ma tua zia quanti anni ha?”
“settantasei”
“ah, beh…”
In realtà, mi hanno rassicurato che i tempi di recupero dovrebbero essere abbastanza brevi, e la mia assenza dalla sella della moto non traumatica, né per me che entrerò in crisi di astinenza, né per voi lettori che sicuramente sentirete la mancanza delle mie stupidaggini. Visto che per almeno tre mesi non potrò guidare la moto, però, per la prima volta sospenderò tutte le assicurazioni! Si prevedono scenari di panico!
I miei mezzi di trasporto diventeranno prima il deambulatore, poi le stampelle, il bastone per arrivare finalmente a riacquistare almeno la bicicletta, il metadone di ogni buon motociclista. La moto rimarrà un miraggio per un periodo che mi sembrerà infinito, fino a che non potrò guidarne di comode.
Per tutto questo tempo, il mio Monster sarà lì ad aspettarmi in garage, attaccato al mantenitore della batteria come un bellissimo traguardo da raggiungere, una meta che significherà la mia guarigione, il recupero totale della padronanza del mio corpo, che da troppo tempo non riconosco più come la macchina ben tenuta che ho sempre curato maniacalmente e che troppo presto mi ha tradito.
Per questo mi sono preso una moto che non posso guidare, al momento. Perché fra qualche mese potrò farlo, e solo pensare che ho questo traguardo da raggiungere, sarà la mia miglior terapia.
Grande Capo Sticazzi, pensa tu fare bene,  fare terapia…

 

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