Come rischiare l’infarto davanti a delle vecchie Moto Guzzi

Avrete notato, con piacere spero, la copertina di alcuni blog di Kiddo e di quello che state leggendo.

Moto On The Road non ama esagerare con la presenza di belle donne svestite nei suoi servizi, ma in quei casi, come in questo, c’è un valido motivo.

In questo caso le copertine di Kiddo sono occasione per il mio blog, quello che state leggendo, per raccontarvi una storia.

Le foto sono tratte (con gentile autorizzazione) dal sito di Cycle Garden, un atelier di artigiani restauratori. La loro particolarità sta nel fatto di restaurare esclusivamente vecchie Moto Guzzi, rastrellando per la California le centinaia di reperti, rottami, telai e motori, appartenenti a quell’ondata che vide la Moto Guzzi molto popolare sulla west coast, grazie anche alla fornitura alla polizia di Los Angeles.

Un paio di anni addietro mi trovavo in California per la serie di reportage sulle Road Side Actraction, di cui ho ancora diverse puntate da proporvi (se volete vedere quelle pubblicate).

Le nostre Road Side Actraction le avevamo ovviamente già studiate molto prima della partenza, nonostante l’America te ne proponga sempre anche di inaspettate. Una di quelle non segnate da nessuna carta, ma per noi motociclisti importante era proprio Cycle Garden, ad Hungtinton Beach.

Non fu facile trovare il capannone, perché un po’ “infanculato” nel retro di una serie di altre ditte.

Il posto aveva tutti i crismi dell’officina di appassionati, a metà strada fra il garage di casa e il meccanico tutto attrezzi e olio. L’inizio fu un po’ freddino, Moe e Ryan non sapevano cosa volevamo, poi via via, parlando di bielle, freni a tamburo e tra una foto e un caffè, la comune passione fece da collante.

I simpatici preparatori di vecchie Moto Guzzi, Moe e Ryan
I simpatici preparatori di vecchie Moto Guzzi, Moe e Ryan

Passò poco che ci proposero di provare una delle loro special. Leo, il mio collega, mi aveva più volte cazziato riguardo alla guida all’italiana con le nostre Harley a noleggio: “Qui in America si rispettano i limiti e non si cambia mai di corsia” mi aveva redarguito appena usciti da Eagle Riders vedendomi guidare in maniera disinvolta.

Non l’avesse mai detto, sul lungomare di Hungtinton Beach, Ryan –  che guidava l’Harley di Leo mentre questi riprendeva con la videocamera – si era esibito in una serie di zig zag tra le macchine tra le 120 e 130 miglia orarie, ed io dietro come un matto con la Moto Guzzi Eldorado da provare, ma con un ghigno di soddisfazione sotto la visiera.

Fosse finita lì.

Una volta tornati, e fotografato tutto quello che c’era da fotografare ci regalarono due volumetti rilegati con tutta la sfilza di Guzzi Girl, roba da perderci la vista…

Ed ecco l’imprevisto, Moe ci dice: “Stiamo preparando un’altra serie di foto, potremmo anticipare a dopodomani per voi, giusto il tempo di organizzare. Le ragazze della California vanno pazze per gli italiani e sarebbero contente di conoscervi”.

Che dire: ci sono dei momenti nella vita che il dovere chiama, ma vorresti essere sordo. Avevamo già tutto stabilito: alberghi, appuntamenti e permessi (con scadenza giornaliera) per fotografare e filmare. Senza contare il rischio di perdere la testa per una starlett americana, con conseguente vai e vieni sula tratta Milano – Los Angeles.

“Ma si meglio così” dissi parlando nell’interfono bluetooth, mentre ci allontanavamo da Cycle Garden. “Ma si meglio così” rispose Leo.

Ma i chilometri dopo furono i più silenziosi di tutto il viaggio.

 

 

 

 

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