PREDJAMA, LA FORTEZZA NELLA ROCCIA

Predjama: il castello nella roccia

Uno stratega di cose militari non avrebbe saputo studiare niente di meglio, per la propria difesa: un castello incastonato in una grotta, dotato di una serie di passaggi ignoti ai più che, inoltrandosi nelle cavità ipogee che si sviluppano dietro le facciate in muratura, permettevano ai castellani, quando assediati, di entrare e uscire a loro piacimento e senza che i nemici potessero farci nulla.

Narra la storia – che potrebbe anche essere leggenda, visto il numero di versioni che arricchiscono questo capitolo – che uno dei più famosi castellani, un brigante di nome Erasmo, subendo per l’appunto un assedio lungo molti mesi in seguito ad una sua iniziativa delittuosa alla corte di Vienna, si faceva beffe degli assedianti gettando loro dall’alto degli spalti i resti dei suoi ricchi banchetti.

Il comandante degli assedianti si vide costretto a corrompere il servitore del cavalier Erasmo per farsi segnalare quel luogo ove l’assediato “doveva recarsi personalmente tanto che neanche un re può mandarvi in vece sua un servo”, in maniera da poterlo cannoneggiare con precisione. Il povero Erasmo, in sostanza, fu colto letteralmente con le brache calate, ma era la fine del ‘400…

L’arrivo a Predjama comporta un piacevole avvicinamento per chi viaggia in moto: dopo i lunghi chilometri autostradali, uscendo in corrispondenza di Postumia la strada inizia a diventare più sinuosa e divertente finché, dopo un’ultima curva, si arriva allo spiazzo dove lasceremo la Kawasaki all’ombra delle piante che costeggiano la zona del parcheggio.

Il castello alterna ambienti in muratura e stanze costruite all'interno della grotta vera e propria

Già avvicinandosi al castello l’immagine colpisce immediatamente: un grande antro all’interno del quale sembra nato – praticamente dalla roccia – questo castello caratteristico – fossimo in Messico potremmo definirlo quasi un “pueblo” – per la sua inaccessibilità per chiunque non ne fosse stato invitato.

Entrando colpisce subito lo sviluppo assolutamente casuale dei vari ambienti interni, evidente necessità dovuta al fatto che il castello e le sue stanze si sono dovuti adattare alla morfologia originale della grotta nella quale la fortificazione è stata incastonata.

Alcune ricostruzioni con manichini a grandezza naturale mostrano l’uso di alcune delle stanze: dal salone dove il signore del castello dava udienza ai sudditi alla grande stanza dove la castellana si intratteneva con le fantesche e i bimbi ai lavori donneschi, o anche in quella che doveva essere la sala delle torture come denuncia un manichino seminudo appeso ad una catena che pende dal soffitto, ma ci si può anche addentrare nella roccia entrando e visitando gli ambienti ipogei che si sviluppano nelle grotte sotto alla fortificazione.

Gli ambienti aiutano ad immedesimarsi in un’epoca che fu, fatta di dame e cavalieri, per questo ci sentiamo ancora nella parte quando usciamo e indossiamo l’elmo – pardon, il casco! – e, inforcata la Versys, ci predisponiamo ad un’altra entusiasmante cavalcata. In barba ad ogni coda-assedio cui sono costretti i poveretti che di ruote ne usano ben quattro!!!…

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