Quattro passi fra Emilia, Toscana e Romagna

Alla scoperta dei quattro fantastici Passi dell’Appennino fra Emilia, Toscana e Romagna a ritmo Gas&Slow

di Kiddo

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Una delle bellissime e numerose Terre di Mezzo d’Italia, appena distante dalle mète turistiche più affollate d’estate ma davvero meritevole di essere percorsa e scoperta, è sicuramente quella a cavallo fra l’Appennino tosco-emiliano-romagnolo. Uno dei posti dove, per forza o per amore, la gente ha imparato a convivere con i numerosi motociclisti che affollano le strade e che fortunatamente trovano un equilibrio con le esigenze di chi va in bici, cammina o semplicemente abita nei paesi di questa Mecca del motociclismo. Non dimentichiamo infatti che l’ è praticamente al centro e nostro start di questo itinerario.

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L’autodromo del mugello

Se parliamo di divertimento alla guida possiamo senz’altro dire che in poche altre zone si concentrano centinaia di chilometri di strade bellissime, ben tenute e appassionanti da guidare; lontane dai centri abitati, immerse in panorami stupendi, tanto che spesso il polso destro esita, incerto fra il fermarsi a goderne o continuare a tenere aperto per non interrompere il meraviglioso dondolarsi fra le curve ora ampie e aperte, ora strette e impegnative, quasi sempre in salita o discesa. Il tempo di fermarsi in uno dei ristori in cima al Passo e poi via, pronti per un’altra vasca.

Ovviamente, noi di Moto-On The Road, proponiamo la nostra filosofia Gas & Slow, ovvero di prendersi un po’ di tempo per assaporare le gioie culinarie come il fantastico tortello di patate mugellano, tipico dei ristoranti della zona fra cui segnaliamo Giorgione a Sagginale oppure la Bottega a Grezzano; la celeberrima bistecca alla fiorentina del ristorante sul passo del Giogo o alla Badia di Moschea (Firenzuola); oppure, se si ha la fortuna di poter assaporare questi luoghi in estate, fatevi tentare da una delle numerose sagre paesane, dove raccomandiamo di non esagerare al momento di ordinare, pena rischiare di dover lasciare qualcosa delle porzioni decisamente generose che vengono servite.

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Ma parlavamo dei paesaggi che invogliano alla sosta, anche solo per poter ammirare qualche panorama che toglie decisamente il fiato e che si apre all’improvviso dietro una stupenda curva rischiando di distrarre da una guida che giocoforza diventa come una danza ininterrotta per decine e decine di chilometri di seguito. Senza doversi portare le scarpe da trekking nelle borse, possiamo comunque segnalare qualche sosta da includere assolutamente nel nostro itinerario, che parte proprio dal circuito internazionale del Mugello, che ospita oltre alla gara di MotoGp che rivoluziona la vita dei mugellani una volta l’anno, numerosi altri trofei come il Campionato Italiano Velocità, e consigliamo di percorrere le stradelle accessibili anche in moto che seguono il tracciato e consentono punti di visuale davvero privilegiati.

Ma noi siamo in moto proprio per dare il gas da soli, e allora cominciamo con uno dei percorsi più divertenti da guidare dell’Appennino, ovvero la salita verso il Passo del Giogo, con le sue curve impegnative senza un attimo di respiro seguendo la strada che ha visto alla fine del secondo conflitto mondiale l’avanzata delle truppe alleate per tentare di sfondare la Linea Gotica, disperatamente difesa dai bunker tedeschi dove i soldati venivano incatenati alla mitragliatrice. A Ponzalla troviamo il Museo dedicato al conflitto con visite guidate che illustrano come proprio il panorama del Passo sia stato stravolto dai bombardamenti aerei. In cima al Passo troviamo il ristorante del Giogo, dove Raffaele e Sabrina accolgono con un occhio di riguardo gli amici motociclisti, oltre a organizzare a settembre il raduno omonimo.

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Il Passo del Giogo

Portiamo le nostre cavalcature fino a Firenzuola, luogo famoso per l’attività estrattiva della pietra serena e la raccolta del marrone, tanto che in settembre si tiene una sagra dedicata.

Il percorso è sempre bellissimo, e forse più di altri tratti viene purtroppo scambiato da qualche smanettone locale per una pista aperta al pubblico, causa scatenante di indiscriminati ed estenuanti controlli da parte delle forze dell’ordine. Non si sa perché infatti, non si trovano mai i soldi per mandare un vigile a fare un po’ di educazione stradale nelle scuole, ma non mancano mai per fare retate con decine di persone di ogni forza dell’ordine possibile con tanto di elicottero in volo se si devono beccare i cattivi motociclisti fuorilegge.

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Strada nei pressi di Firenzuola

Noi ce la prendiamo comoda e a Rifredo deviamo a destra verso Badia di Moscheta, un’oasi di pace immersa nella natura dove fermarsi a gustare le prelibatezze culinarie o partire per un’escursione a cavallo nei boschi circostanti.

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La Valle d’Inferno

Riprendiamo la moto per arrivare finalmente a Firenzuola, ammesso che si abbia avuto la forza di interrompere la stupenda sequenza di curve che ci porta fin qui e davanti alla Porta Fiorentina del paese, deviamo a sinistra in direzione di Pietramala e il Passo della Raticosa o della Futa come dicono gli emiliani per il nome di uno dei paesi più prossimi al valico.

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Il Passo della Raticosa

A metà strada infatti tra Firenze e Bologna, è il punto di ritrovo del fine settimana e colonna d’Ercole ideale per i numerosi motociclisti che si fermano per quattro chiacchiere, un caffè o semplicemente per far ammirare il nuovo acquisto. Non c’è infatti miglior modo per vedere dal vivo un modello appena uscito che recarsi il sabato pomeriggio sulla Raticosa..

Il tempo di una breve pausa per assaporare la sensazione che sa regalare un autentico crocevia che ha fatto la storia del motociclismo ma non sufficiente da far raffreddare le gomme, e ripartiamo dalla cima tenendoci sulla destra in direzione Castel del Rio. La strada si fa decisamente più libera e scorrevole. Le ampie curve veloci di questo tratto pianeggiante sono interrotte soltanto dalla visita quasi obbligata ad un enorme ammasso roccioso nero che giganteggia accanto alla strada e che svetta assolutamente alieno rispetto al panorama della campagna circostante.

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Il meteorite nei pressi del Passo della Raticosa

Pare che si tratti di un meteorite, e viene naturale pensare al bel botto che deve aver fatto quando è caduto dal cielo. Il boato che ci piace sentire è invece quello dei nostri scarichi quando riaccendiamo la moto per scendere verso Piancaldoli, un piccolo borgo che si accende di vita d’estate famoso per l’estrazione di un tipo di pietra arenaria molto tenera con la quale è costruita la deliziosa chiesa del paese.

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La chiesetta di Piancaldoli

Un’altra decina di chilometri e arriviamo all’abitato di Castel del Rio, dove ci fermiamo ad ammirare l’antico ponte fortificato, percorribile all’interno e decisamente divertente da scavalcare in moto: talmente ripido che non si riesce a vedere l’altra metà, e si ha la sensazione di rimanere appollaiati nel mezzo o di cadere di sotto.

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Il ponte di Castel del Rio

Sulla regionale che da Imola riprende la direzione di Firenzuola, forse l’unico tratto in pianura del nostro itinerario costeggiando il torrente Santerno e oltrepassato il paese di Coniale, celebre per la trattoria La Faina che propone un cinghiale in umido da antologia, troviamo sulla destra il ponte che porta alla chiesetta di San Giovanni, méta estiva di bagnanti che trovano riparo dal caldo nelle fresche acque del torrente.

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Ponte sul Santerno

Torniamo indietro di un centinaio di metri fino a Coniale per salire verso il Passo del Paretaio in direzione Palazzuolo sul Senio. Non fatevi ingannare dal primo chilometro di tornanti aperti e spettacolari che sembra vogliano accorciare la salita al panorama che si affaccia sulla Valle dell’Inferno che abbiamo appena percorso, perché la strada immersa all’ombra dei castagni diventa subito più stretta per salire in cima al Paretaio inabitato e riscendere ripida e sempre molto tecnica verso Palazzuolo sul Senio. Paese delizioso dove non mancheremo di gustare il panino col prosciutto di cinghiale nelle botteghe sotto i portici innaffiato da appena un gotto di buon vino, perché dobbiamo rimontare in sella.

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Palazzolo sul Senio

Da segnalare la deviazione per il Passo Carnevale che si può prendere proprio dal centro del paese, forse uno dei più belli e misconosciuti dell’Appennino, ma che taglia velocemente per Marradi approdandoci con una sequenza di tornanti spettacolare; ma noi non siamo qui per fare la strada breve, bensì quella lunga. Riprendiamo quindi il percorso salendo in direzione Firenze e Passo della Colla, passando per il meraviglioso Passo della Sambuca, di certo il più bello per panorama e sequenza di curve che ci porta fino alla località Prato all’Albero subito prima di arrivare al Passo della Colla.

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Passo Sambuca

Da qui è possibile seguire a piedi il torrente Rovigo, dove ci incantiamo ad ammirare lo splendido spettacolo offerto dalla natura e scopriamo angoli di incontaminata bellezza a due passi dalla strada asfaltata, dalla quale si sente il richiamo del rombo delle numerose motociclette che vi transitano. Le cascate d’acqua, il mulino di pietra abitato senza corrente elettrica o acqua corrente se non quella del fiume, la Cascata dell’Abbraccio purtroppo secca d’estate ma che offre uno spettacolo incredibile d’inverno.

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Mulino sul torrente Rovigo

Riprendiamo la nostra cavalcatura per scendere fino al Passo della Colla. Meriterebbe decisamente anche la discesa fino a Ronta in direzione Mugello che passa dal bellissimo paesino di Razzuolo, ma che ci farebbe deviare dal nostro itinerario. Proseguiamo quindi dalla Locanda della Colla di Casaglia, che offre ristoro ai numerosi centauri che in ogni stagione lo affollano per gustare le prelibate patate arrosto di una varietà tipica del tratto fra Casaglia e Marradi.

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Campi di lavanda nei presi di Casaglia

Proprio al paesino di Casaglia ci fermiamo giusto un momento per disgustarci alla fonte sulfurea accanto alla strada e per ammirare lo spettacolo della lavanda fiorita, mentre qualche chilometro più avanti proseguendo su questo ennesimo tratto di godibilissimo asfalto arriviamo a Crespino sul Lamone, torrente che offre numerosi scorci e pescaie dove rinfrescarsi dalla calura estiva.

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La cascata Lamone

Rinfrescarsi è la parola giusta, visto che immergersi in queste acque sarà un’esperienza a dir poco… tonificante! Quello che ci vuole prima di infilarsi di nuovo nella tuta da moto per arrivare al paese di Marradi, altro centro rinomato per i marroni e proseguire sulla strada principale (nel centro del paese, fateci caso, lo sbocco della strada che arriva dal Passo Carnevale) per deviare qualche chilometro dopo verso Tredozio, dove prendiamo le indicazioni per Monte Busca. Oltrepassato il valico del Villaggio Monte Busca un chilometro circa, sulla sinistra si può vedere uno slargo che formava l’aia di una cascina abbandonata. Sulla facciata si intravede l’indicazione scritta con vernice bianca per “vulcano”. Giriamo intorno ai resti dell’abitazione per scoprire, al centro di una collinetta brulla che dirada in un pendio costellato di ciliegi, un mucchietto di sassi bruciacchiati dal quale esce una fiamma circoscritta, silenziosa ed evanescente prodotta dai gas che escono dal terreno e che si incendiano a contatto con l’ossigeno atmosferico. Ricordate di portarvi un accendino da casa, perché se vi capitasse di trovarlo spento, potete sempre accendervi da soli il Vulcano più Piccolo del Mondo.

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Monte Busca

Scendiamo fino alla regionale che ci riporta a Portico e San Benedetto in Alpe, dove si può prendere a piedi il percorso che porta alle cascate dell’Acqua Cheta. Ormai divenuta una meta turistica addirittura affollata, questo tragitto che conduce al salto d’acqua menzionato da Dante nella Divina Commedia per descrivere il frastuono delle acque del Flegetonte che si gettano nell’ottavo cerchio dell’Inferno è uno strapiombo di oltre settanta metri. Da vedere anche i resti dell’antica abbazia benedettina fondata nel 986 e le pozze di acqua limpida dove si scoprono enormi gamberi d’acqua dolce.

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Il percorso verso Acqua Cheta

Tornati alla nostra condizione migliore, in sella alla moto, prendiamo finalmente la direzione della nostra ultima tappa di questo itinerario dalle mille curve, ovvero la salita dal lato romagnolo del Passo del Muraglione. Non sta a noi fare una classifica dei tratti più belli di questo itinerario, perché c’è davvero l’imbarazzo della scelta, e ognuno, per i propri gusti, la propria moto e la capacità saprà stilare una personale classifica, ma siamo sicuri che molte di queste strade sapranno imprimersi nella testa e nel cuore di chi ama la bella guida.

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Il mitico Passo del Muraglione

A noi non resta che riportarci verso San Godendo, Dicomano e la vallata del Mugello, non prima di consigliare un’ultima deviazione per Castagno d’Andrea, un piccolo borgo con strada senza sfondo rinomato per la deliziosa birra di castagne, un ennesimo gradevolissimo tassello per un viaggio fra profumi, sapori e sensazioni miscelati dagli stupendi percorsi che solo in questo bellissimo tratto d’Appennino riescono a concentrarsi.

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3 comments

  1. ho visto quest’uscita ma non ho visto oh! non c’è la cartina dettagliata del percorso è possibile averla ?grazie !

  2. se vuoi metterla su google ti do gli waypoint:
    autodromo del mugello scarperia fi
    passo del giogo
    firenzuola
    passo della raticosa
    piancaldoli
    castel del rio
    coniale
    valico del paretaio
    palazzolo sul senio
    (possibile tagliare per passo di carnevale fino a marradi)
    passo della sambuca
    colla di casaglia
    marradi
    (possibile tagliare per passo dell’eremo fino a san benedetto in alpe)
    tredozio
    monte busca
    san benedetto in alpe
    passo del muraglione
    san godenzo

    godi!

  3. Passo della Futa e passo della Raticosa sono 2 passi differenti lontani 12 Km.

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