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Napule è. Scatti d’autore in bianco e nero.

testo e foto di Fabrizio Jelmini
premessa Claudio Falanga

Napoli è un pezzo del mio cuore. Non sarei quello che sono se non fossi nato lì, e soprattutto se non avessi avuto i genitori napoletani. Non ci ho abitato praticamente nemmeno un giorno, ma loro mi hanno trasmesso la cultura, i sapori della cucina, la cordialità e quel senso dell’ospitalità che è un marchio distintivo della napoletanità. Entrambi nati a poche centinaia di metri di distanza uno dall’altra nel cuore pulsante di Napoli – mio padre a via Roma e mia mamma del quatiere Montesanto a due passi della funicolare di Chiaia, che porta su al Vomero e i quartieri alti della città – non di rado manifestavano una rivalità legata all’appartenenza di quartiere tipica delle antiche città italiane.

Narravano di una Napoli antica, laboriosa e vitale, della devastante guerra (soprattutto mia madre che se l’era fatta tutta mentre mio padre era impegnato sul fronte africano a bordo di una 8 Bulloni Gilera e poi nella prigionia tra India e Australia) e della malinconia della lontananza. Così, figlio di un militare sono stato spostato qua e là in Italia, e a Napoli non ci ho mai vissuto, ma non posso non riconoscerle di avermi dato tanto. Le foto di Fabrizio Jelmini, uno dei fotografi italiani più sensibili, soprattutto nel ritrarre la gente comune, vera, nelle situazioni di vita e lavoro, mi hanno suscitato delle forti emozioni. Quando Fabrizio mi ha proposto questo lavoro, ho accettato a scatola chiusa, certo della qualità tecnica e umana. Mi sono permesso perciò di commentare con delle mie didascalie, quello che Fabrizio ha immortalato con grande eloquenza.

La nostra è una rivista di turismo e spero che questi scatti vi invoglino a scoprire questa città – ricca di scorci stupendi e celebrati – anche in quegli aspetti meno turistici. Vicoli, persone, botteghe, che l’immutabile cuore della città millenaria racchiude. Un’umanità schietta e a volte disillusa, ma sempre pronta alla battuta, sempre gioviale e vitale.

Claudio Falanga 

I Quartieri Spagnoli sono ricchi di vita.

Napule è: Il racconto di Fabrizio Jelmini e le sue foto


Amicizia vuole dire molte cose, mettersi a disposizione e dedicare del tempo personale per il piacere di farlo è amicizia vera. Parlo di amicizia perché quello che sto scrivendo qui sotto è l’incontro tra due persone che non si vedevano da molto tempo. Dopo quindici anni senza vedersi mi incontro con Carmen nella sua città natale, Napoli. Io non conosco questa città, ne ho sentito molto parlare. Da sempre affascinato dai racconti più variegati, mi è nata la voglia di visitarla, a piedi naturalmente, e come sempre con la mia macchina fotografica. L’occasione arriva con una trasferta di lavoro in quella zona. Con Carmen, inizio uno scambio di messaggi: ” …guarda che allora vengo a fare un giro, devo lavorare li la settimana prossima. Parto un giorno prima cosi mi dedichi del tempo se vuoi, ci giriamo la citta e faccio qualche foto”. L’arrivo a Napoli è in tarda mattinata, lascio i bagagli in hotel, mi preparo e scendo di corsa nella hall. Carmen mi raggiunge in motorino,sorride come sempre, si diverte nel vedermi con gli occhi pieni di aspettative. “Mettiti il casco và, altrimenti ci danno la multa” mi dice dopo avermi abbracciato “Che pensavi, che qui si gira solo senza casco?”. Con lo scooterino iniziamo a muoverci in mezzo al traffico, ci si ferma in una piccola piazzetta “Da qui andiamo a piedi, hai mangiato Fabri?” Mi tolgo la macchina fotografica dal collo ”No Carmen, non ho ancora mangiato” sono le 15,00, iniziamo a camminare per i vicoli, ”Siamo nei quartieri…” dice lei, un zona davvero affascinante penso io, ne ho sempre e solo sentito parlare e sono solo all’inizio.   Ci fermiamo a mangiare “da Ciro” e in un nanosecondo ”Ueh Carmen, ma che ci fai qui?” Scopro che Carmen ci viveva qui, a cento metri da quel posto incredibile, i tavolini per strada la gente che si diverte, mangia , chiacchiera. Insomma per farla breve dovendo mangiare veloce per non perdere troppo tempo, mi arriva un piatto di pasta patate e provola da far svenire per la bontà e delle polpettine di ricotta fritta che mi trasportano in una dimensione surreale, si apre un mondo vivo di sapori veri. Ripartiamo dopo alcune foto di rito, mentre i suoni, i profumi e anche gli odori iniziano a trasportarmi in una dimensione di leggerezza totale, per tutto il giorno non ho che da riempirmi gli occhi e il cuore. Non riesco a smettere di fare fotografie, chiedo alla gente di essere fotografata, non voglio “rubare” immagini, cerco la condivisione, il contatto per le immagini che sto facendo. Alle mie richieste di fare foto spesso le persone rispondono semplicemente con un cenno del capo o con ”Eccome no…” sempre accompagnato da un sorriso. Ed ecco alcune delle fotografie realizzate nella mia camminata tra i “quartieri Spagnoli e spacca Napoli”. Grazie Carmen per la tua amicizia. Amicizia vuole dire molte cose, mettersi a disposizione e dedicare del tempo personale per il piacere di farlo, con quella semplicità e leggerezza come solo i napoletani sanno fare.

Subjet: Napoli – Quartieri Spagnoli

Photo: fabriziojelmini©2014

Un tavolo, due sedie e un mazzo di carte. Basta poco per essere felici.
Non serve avere un grande negozio, la vita nei Quartieri Spagnoli è sulla strada.
Un cartello che non è pubblicitario, ma un’esortazione, quasi un promemoria di un modo di pensare.
Vuoi favorire?
Qui si trovano mestieri antichi come in nessun’altra parte del mondo. Basta una scatola di legno ben organizzata e l’esercizio commerciale è aperto.
Non si va in pensione nei Quartieri Spagnoli…
Come commemorare gli eroi se non con delle bandiere?
Il pesce freschissimo è uno degli alimenti più diffuso della vecchia napoli.
Nonostante gli spazi esigui i bambini qui giocano ancora per strada.

Tutto è pubblico nei Quartieri Spagnoli, panni, emozioni, tragedie e anche un attimo di relax.
In molte botteghe napoletane si nota il grande orgoglio dei proprietari, uno stile frutto della consapevolezza di saper fare bene il proprio lavoro

Napoli è una città stratificata e la targa di questa via sembra confermarlo
Un alveare di esistenze dove sicuramente la TV non manca
Incontro di donne, incontro di stili
Odori, sapori, spezie e in mezzo Totò
Non è uno scatto rubato, la donna è consapevole e per nulla infastidita della situazione.
Una delle botteghe storiche di San Gregorio Armeno, la zona degli artisti dei Presepi.
Vita on the road.
La tammorra è uno strumento musicale a percussione. È un grosso tamburo a cornice con la membrana di pelle seccata di un animale (quasi sempre capra o pecora) tesa su telaio circolare di legno, in genere quello dei setacci per la farina, al quale sono fissati, a coppie, dischetti di latta detti cicere oppure cimbale ricavati dai barattoli usati per la conservazione dei pomodori. Il suo diametro è in genere compreso tra i 35 e i 65 centimetri. Qui li fabbricano.
Anche senza un giardino, un bel nanetto portafortuna non può mancare.
La speranza e la vitalità negli occhi.

 

 
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