Dio di misericordia/Il tuo bel Paradiso/L’hai fatto soprattutto/Per chi non ha sorriso/Per quelli che han vissuto/Con la coscienza pura/L’inferno esiste solo/Per chi ne ha paura
L’ultimo giorno del nostro viaggio in Sardegna in moto era ieri, oggi è giorno di rientro, ci attende un traghetto che da Olbia dovrà riportarci in continente. La giornata è grigia, un po’ come il nostro umore; piove, un po’ come nel nostro animo. Facciamo colazione, sono le 8, il traghetto è alle 9,30.
Di sera.
Cioè alle 21,30.
Tradotto vuol dire che abbiamo ancora tutta una giornata da passare in terra sarda e siamo a Olbia, esattamente da dove siamo partiti la settimana scorsa.
A un’ora scarsa da Olbia c’è Tempio Pausania.
E a uno sputo da Tempio Pausania c’è L’Agnata, il sito, immerso nella natura, dove dalla metà degli anni ’70 scelse di vivere Fabrizio De Andrè. E proprio no, non si può stare otto giorni in Sardegna senza andare a respirare la magia di quel luogo magico.
La rinomata longevità dei sardi
Antipioggia, prima dentro, e via. La strada corre veloce verso Priatu, poi l’indicazione per la Diga del Liscia ci incuriosisce, e ancora di più quella per “Olivastri Millenari”. Visto che non piove più e che abbiamo tutto il tempo andiamo a vederli. E ancora una volta si rimane stupiti dalla potenza della Natura e dalla maestosità di questo gigante al confronto della nostra umana modestia. Lui sta lì da 4000 (quattromila!) anni, per dire.

L’Agnata di De Andrè
Torniamo sui nostri passi e proseguiamo attraversando la zona industriale di Tempio Pausania, fino a che un cartello indica L’Agnata. Qualche chilometro di stretto stradello nel bosco ed ecco il cancello di ingresso a quello che oggi è un ristorante-agriturismo.
Parcheggiamo e ci avviciniamo con circospezione, a passi lenti, è un posto curatissimo e bellissimo, immerso in una natura spettacolare e incontaminata, non a caso in gallurese agnata significa luogo nascosto e riparato.

Facciamo due chiacchiere col gentilissimo gestore, Renato, che capisce la nostra emozione, e non solo ci spiega il funzionamento della struttura, non solo ci mostra l’interno, non solo ci porta un tagliere di affettati e formaggi locali, ma a un certo punto ci permette di imbracciare una chitarra. Non una qualsiasi, una di Faber!
Il cuore se ne va per conto suo.
Evaporato in una nuvola rossa
E’ ora di tornare davvero. Il porto, la nave enorme, i tedeschi con le moto sui carrelli, lo stesso divanetto dell’andata per passare la notte. Riecheggiano le parole del poeta: “La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso”
Dissolvenza.
Sipario.
Qui il FILE GPX dell’ultima giornata di viaggio
Per chi volesse ripercorrere le tappe della nostra Sardegna in Moto QUI IL LINK al report della prima tappa, e a seguire tutte le altre.