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Gastronomia Lombarda, fra il lago di Garda e il lago d’Iseo

Itinerari, da fare in motocicletta, tra Iseo, Franciacorta e lago di Garda, alla scoperta dei tanti ottimi Sapori della Gastronomia Lombarda

Si sa, per un profano certi stereotipi sono duri a morire: uno dice “giro in Lombardia”, e gli vengono in mente rotonde, centri commerciali e strade piatte. Uno dice “ Gastronomia Lombarda ”, e gli vengono in mente risotto allo zafferano, cotoletta alla milanese e cassoeula. Devono averlo pensato anche i ragazzi di Explora, DMO di Regione Lombardia, che per correre ai ripari e valorizzare e promuovere il turismo enogastronomico nel loro vasto territorio hanno elaborato un progetto, “Sapore in Lombardia”, grazie al quale abbiamo potuto conoscere e toccare con mano – anzi, diremmo proprio assaggiare – una realtà che non ci aspettavamo. Abbiamo quindi scoperto l’antica tradizione dei salumi, dei caseifici che producono sessanta tipi di formaggi certificati, dei vigneti della Franciacorta, e anche del pesce. Già, perché in Lombardia non c’è il mare, ma a ben guardare la regione è piena d’acqua.

Un veloce trasferimento da Milano, ideale punto di partenza del tour, ci porta sulla sponda sud del lago d’Iseo, luogo che ha avuto un’impennata di notorietà da quando, l’anno scorso, è balzato agli onori della cronaca per l’installazione “The Floating Piers”, opera dell’artista Christo, che ha realizzato l’incredibile passerella che per quindici giorni ha unito la sponda del lago alle isole lacustri di San Paolo e Monte Isola, evento di portata mondiale che ha fatto confluire in questi territori oltre un milione di visitatori.

Gastronomia Lombarda, fra il lago di Garda e il lago d’Iseo

 

In località Clusane, situato nella provincia di Brescia (che non abbandoneremo mai durante il tour), saliamo verso il Relais Mirabella dove ci attendono le prime sorprese. Mario Patrissi, maitre della bellissima struttura, ci guida alla visita degli oliveti e del frantoio. E da profani quali siamo, osserviamo, ascoltiamo, e impariamo. Per esempio che su quel tipo di terreno gli olivi, di cinque tipologie diverse, vengono potati in modo che le quattro ramificazioni principali si estendano in larghezza, in questo modo il sole può penetrare tra le fronde. O che, per non essere influenzati dal colore, la degustazione dell’olio dovrebbe essere fatta in bicchieri blu. E che il bicchiere va tenuto qualche minuto tra le mani per scaldarlo. E che una volta in bocca, l’olio va ossigenato facendo passare dell’aria producendo il tipico schiocco degli assaggiatori. Una volta deglutito passeranno diversi secondi prima di avvertirne l’arcobaleno di fragranze, nel nostro caso carciofo, nocciola, e mela. Incredibile, davvero.

 

Dopo l’istruttiva visita ripartiamo e ci dirigiamo a Cologne, dove saremo ospiti presso l’affascinante hotel Cappuccini, ricavato dai ruderi di un antico convento del sedicesimo secolo. Siamo sulle pendici del Monte Orfano, rilievo che facendo da barriera naturale all’aria fredda, protegge e mantiene mite il clima nell’anfiteatro morenico formatosi dallo scioglimento dei ghiacciai qualche milione di anni fa. Particolare non secondario, siamo anche in Franciacorta, zona di viticoltori famosi nel mondo da quando Guido Berlucchi e l’enologo Franco Ziliani crearono un vino utilizzando il metodo classico di rifermentazione in bottiglia, “alla francese”. Insomma, siamo nella patria delle “bollicine”.

Marco Pelizzari, titolare dell’hotel, ci guida negli anfratti delle cantine, e già c’è da rimanere stupiti di fronte allo spettacolo di bottiglie tanto polverose quanto preziose. Poi lo chef Piercarlo Zanotti ci accompagna a visitare il blindatissimo fiore all’occhiello dell’azienda: l’acetaia. Da trentacinque anni piccole botti di rovere custodiscono mosti cotti e fermentati che invecchiando si concentrano naturalmente diminuendo di volume. Ce ne vorranno quasi altrettanti prima che se ne possa prelevare una preziosissima goccia. Nel frattempo, circa ogni tre mesi, un oxologo (esperto di aceti) viene da Modena (da dove sennò?) per analizzare, travasare, verificare che l’invecchiamento proceda regolarmente. Cosa faccia e come lo faccia è mistero da alchimisti di altri tempi, pare che nessuno, in quei momenti, abbia accesso all’acetaia oltre lui.

Gastronomia Lombarda: L’acetaia

La cena, con sarde di lago, casoncelli di pasta fresca, e manzo di Rovato, è completamente imperniata sui prodotti del territorio, una costante che ritroveremo praticamente ovunque nel corso del nostro tour, e che ci viene illustrata dallo chef con dovizia di particolari e tanto sentimento. Più tardi faremo le ore piccole con Gianluigi Nembrini, giovane viticoltore delle cantine Corte Fusia. E ci colpisce una cosa, che dovrebbe essere scontata ma che forse, anche qui fuorviati dagli stereotipi televisivi, scontata non è: tutte queste persone non si preoccupano di avere stelle, recensioni, o punteggi da guida Michelin. Queste persone sono guidate da una genuina, profonda, incrollabile PASSIONE. Da inesperti quali siamo facciamo domande anche banali, le risposte sono sempre gentili ed esaustive, e ci permettono di capire un mondo che sinceramente avevamo sempre considerato con occhi prevenuti. E allora ci vengono in mente meccanici che passano notti in bianco per ricostrure un pezzo o per far cantare un motore, motociclisti con gli occhi lucidi mentre spiegano le caratteristiche del loro mezzo, collezionisti disposti a ogni sacrificio per quel carter di quel motore di quella moto. “Scusa – chiediamo – ma ha senso che questa bottiglia costi così tanto?” “Sai, dal punto di vista strettamente economico non so rispondere, ma ti dico che potrei pagare qualsiasi prezzo per una cosa che mi emoziona”. E il cerchio si chiude.

 

All’indomani proseguiamo il tour spostandoci verso il lago di Garda, non prima di una sosta presso le cantine Mosnel dove la bella Jamila ci racconta la storia dell’azienda, ci accompagna tra vitigni e cantine, e infine ci delizia con tagliatelle alle verdure, torta sbrisolona, e soprattutto un passito IGT Sebino Sulif che ci procura visioni paradisiache.

Gastronomia Lombarda: Bollicine di Franciacorta

 

Ripartiamo, e una volta arrivati a Salò percorriamo la gardesana occidentale tra gallerie e vedute sul lago. La nostra meta è Limone sul Garda, dove oltre a visitare una limonaia, assaggeremo le prelibatezze a base di, indovinate, limone, offerte da Mario Usardi, titolare del ristorante Monte Baldo. Il quale ci sfata l’ennesima errata credenza, e ci spiega che il nome Limone non deriva dall’agrume, come tutto farebbe pensare, ma dal latino “limes”, limite. Infatti prima della Grande Guerra qui era il confine tra Italia e Austria, e se pensiamo che Riva del Garda, cinque km più a nord, è ancora oggi in territorio trentino, i conti tornano.

Limone sul Garda

La cena è a base di prodotti del luogo, come si suol dire a km zero, antipasti di pesce di lago, pasta con le sarde e capperi, coregone agli agrumi, e dulcis in fundo, un gelato all’olio (esatto, olio di oliva)  assolutamente fantastico. E ogni piatto è accompagnato da un vino diverso, in un tripudio di sapori e di odori, ché l’olfatto recita una parte fondamentale almeno quanto il gusto, ed è stato altamente gratificante, oltre che divertente, chiudere gli occhi e infilare il naso nel calice alla ricerca di sensazioni, sentori e retrogusti.

Il mattino successivo abbiamo in programma la salita verso Tremosine, uno dei borghi riconosciuti tra i più belli d’Italia, che ha una caratteristica unica: non esiste! In pratica il comune di Tremosine è composto da diciotto piccole frazioni che si arrampicano sulla falesia che sovrasta questa sponda del Garda, che vanno dai 65 m. slm di Campione fino agli oltre 600 di Vesio, ma di fatto la località Tremosine non c’è, e anche l’edificio che ospita il comune in realtà è nella frazione Pieve. La si raggiunge attraverso la sp115, o meglio ancora dalla quasi leggendaria sp38, detta anche Strada della Forra, uno stretto toboga scavato nella roccia, tanto spettacolare quanto insidioso, con tanto di gallerie da percorrere a senso unico alternato. Ma il gioco vale la candela, il panorama che si gode salendo è di quelli che riconciliano col mondo. O meglio, lo sarebbe se la bruma che ci accompagna ormai da tre giorni non offuscasse quasi completamente la vista sul lago.

Pieve, una delle 18 frazioni che compongonoTremosine

Dopo un bellissimo giro tra i vicoli del borgo, una visita al museo della Grande Guerra, e le foto di rito sulla Terrazza del Brivido (a picco sul lago, se soffrite di vertigini astenetevi), ci rimane l’ultima tappa del nostro tour, il caseificio Alpe del Garda. Lì vengono allevati bovini di razza “Bruna” per il latte e di razza “Blu Belga” per la carne, e vengono prodotti vari tipi di formaggi, tra i quali spicca la Formagella – mi raccomando con una sola G – dal gusto neutro ma accattivante. Dei tortelli ripieni al formaggio e una spettacolare polenta taragna a guarnire carne di capriolo, ci convincono una volta di più che le eccellenze enogastronomiche di questi territori meritano i dovuti riconoscimenti anche da parte dei turisti italiani, oltre che di quelli svizzeri, austriaci e soprattutto tedeschi, che compongono l’80% delle presenze.

Dall’Alpe ci sarebbe una bella strada che sale verso San Michele, oppure si potrebbero raggiungere gli oltre 1600 metri del passo Tremalzo partendo da Vesio e passando dal Rifugio degli Alpini sul passo Nota, solo che le informazioni che abbiamo ricevuto sono discordanti: alla pro-loco ci hanno detto che la strada è interdetta alle moto oltre il passo Nota, la vicesindaco invece ci ha detto che è vietata la circolazione di tutti i mezzi a motore a meno che non si abbiano particolari permessi. Per dovere di informazione riportiamo che, almeno al bivio per San Michele, il cartello di divieto alle sole moto c’è. Purtroppo.

 

Una volta ridiscesi fino a Campione e poi imboccata l’autostrada a Brescia, il nostro tour si conclude. Tre giorni intensi durante i quali abbiamo avuto modo di imparare cose nuove e inaspettate, di scoprire sapori di una tradizione che mantiene una marcata identità anche quando elaborati in chiave più contemporanea, e di ricrederci su molti aspetti che per superficialità o ignoranza spesso non avevamo approfondito. Si tratta di un tour da gustare, è il caso si dirlo, con calma, senza velleità di guida veloce, assaporando profumi e paesaggi ad andature panoramiche. E’ un tour che consigliamo di fare fuori stagione, tra colori d’autunno e strade poco trafficate, dove gli unici turisti sono gli onnipresenti tedeschi e dove l’assenza di frenesia consente di soffermarsi a parlare senza fretta con gli operatori del luogo. E’ infine un tour che consigliamo di dividere con la vostra metà, magari prevedendo tra i bagagli una felpa in meno e una camicia in più, ché un calice di bollicine su un terrazzino con vista porticciolo merita una compagnia adeguata. Le signore apprezzeranno moltissimo, fidatevi.

Gastronomia Lombarda dove andare

Relais Mirabella

www.relaismirabella.it
Tel.- 0309898051
Cappuccini Resort
www.cappuccini.it
Tel. 0307157254 – Rosalba Tonelli e Marco Pelizzari – info@cappuccini.it

 

Cantine Mosnel
www.mosnel.com
Tel. 030 653117 – info@mosnel.com

Ristorante Monte Baldo

http://www.montebaldolimone.it/portal/it/
Tel. 0365 954021
Sig. Mario Usardi
info@montebaldolimone.it

 

 

Pieve, una delle 18 frazioni che compongonoTremosine
Gastronomia Lombarda, fra il lago di Garda e il lago d’Iseo

Gastronomia Lombarda: Coregone agli agrumi
Gastronomia Lombarda: Pasta con sarde e capperi

Gastronomia Lombarda: Marco Giraldi e Mario Usardi, di Gastronomia Lombarda: Limone sul Garda
La limonaia
Gastronomia Lombarda, fra il lago di Garda e il lago d’Iseo

Bollicine di Franciacorta

I tiolari dell’hotel Cappuccini con lo chef
Gastronomia Lombarda: La bossolà

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