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Maledetti call center, mi fate perdere le gomme

A furia di ricevere decine di telefonate dal call center, ho perso l’occasione di mettere un bel paio di scarpe nuove alla mia moto.

di Carlo Nannini (Kiddo)
 
Lo so che è fin troppo facile prendersela con chi lavora in un call center, che ci sono impiegati ragazzi con stipendi da fame con orari disumani che tutto il giorno vengono infamati da chi si sente disturbare al telefono e senza tanti problemi risponde maleducatamente, che potrebbe sembrare di sparare sulla croce rossa.
Però venire disturbati, spesso interrotti al lavoro che dobbiamo lasciare per il cellulare che squilla ricevendo una telefonata da un anonimo “numero privato” (che già un po’ ci fa insospettire ancor prima di rispondere) , oppure un numero di cellulare sconosciuto per poi trovarsi a cercare di interpretare un italiano quasi incomprensibile biascicato da un operatore di un qualche Paese straniero, beh si, fa incazzare di brutto!
Non è solo perché col telefono ci lavoro e quindi potrebbe essere un cliente quello che chiama e quindi devo mollare l’attività che mi stava occupando mentalmente o fisicamente per farmi dire che la tale compagnia ha in serbo per me una nuova tariffa oppure ho un assaggio gratuito di vini, quanto perché non ho mai chiesto la loro telefonata, che continueranno a ripetere nei giorni a seguire, soprattutto se rispondi incazzandoti, salvo venire mandato “afangulo” se ti azzardi a chiedere al tipo di British Telecom di smetterla di chiamare.
È una violenza che ci tocca subire, e la soluzione migliore è cercare in genere di tagliare corto con un gentile “non mi interessa grazie”.
Appena rispondo, se all’altro capo del telefono c’è una signorina gentile dall’accento non familiare, subito interpreto come “rottura di palle ” per cui, spesso,  neanche ascolto chi sia al telefono, e chiudo con “nonminteressagrazie”.
Il problema è che ormai rischio di non aspettare neanche di sapere chi sia quella che sta chiamando e non faccio neanche finire il “sono Veronica di…” che taglio con “nonminteressagrazie”, salvo, come mi è successo recentemente, accorgermi appena in tempo prima di riattaccare che mi stava chiamando l’addetta stampa di una nota marca di pneumatici per la fornitura di materiale in prova al giornale, o una incaricata del servizio clienti di una Casa motociclistica perché avevo richiesto una prova.
Per il prossimo futuro, cercherò di capire almeno chi è la signorina che sta chiamando prima di attaccare, ma continuo a pensare che oltre ad essere mandato “afangulo” o molestato in diverse occasioni ogni giorno, quello che non avrei potuto mai perdonare ai call center sarebbe stato di avermi fatto mancare la prova della nuova Multistrada Enduro!
 
 
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