Anello del Gennargentu con Nuraghe e sorpresa finale. Giorno 6

Sardegna in moto giorno 6: Anello del Gennargentu partendo e arrivando a Arbatax, con visita al sito archeologico Su Nuraxi Barùmini e al borgo fantasma di Gairo Vecchio. Indimenticabile!

Sardegna è una terra di storia, geologicamente parlando la più antica d’Italia (circa 510 milioni di anni). Fenici, romani, bizantini, arabi, spagnoli sono passati di qui e hanno creato una macedonia di culture e costumi. Ma prima ancora, circa 3000 anni fa, la Sardegna era culla di civiltà nuragiche che hanno lasciato sul territorio migliaia di nuraghi, tombe e pozzi sacri. E’ presso uno dei siti archeologici più importanti e affascinanti che decidiamo di recarci il sesto giorno del nostro viaggio nella terra degli Shardana: Su Nuraxi Barùmini, che inseriamo in un anello del Gennargentu che si rivelerà indimenticabile.

Arbatax
Gli scogli rossi di Arbatax (quelli dietro)

 

Anello del Gennargentu
Un tratto di strada veloce per arrivare a Fonni

 

Un salto alle rocce rosse di Arbatax e si parte. Un’incomprensione ci porta a saltare una visita a Villagrande Strisaili (“il paese dei centenari”) e alla vicina Cascata Sothai che invece avrebbero meritato una sosta. Ma tanto sempre lì stanno, potremo tornarci, nel frattempo mettiamo le ruote su uno stradone veloce e panoramico che ci porta fino a Fonni, da dove prendiamo la SP7. Arrivati con un tripudio di curve al passo Tascusi a sinistra c’è una strada, Cossatzu-Tascusi, che un cartello, in verità poco convinto (è in terra in mezzo alle frasche), indica come senza sfondo. La imbocchiamo lo stesso e ci avventuriamo in mezzo a uno dei soliti panorami sardi da perderci la testa. Per qualche chilometro la strada diventa sterrata compatta, poi sterrata sassosa ma percorribile con un po’ di attenzione anche con la Multistrada. Si svalica, si ritrova l’asfalto, e si scende fino alla congiunzione con la SS295 nei pressi di Aritzo.
Da lì parte un toboga da strusciare i gomiti fino al passo Sa Casa.

Anello del Gennargentu
La parte di sterrato sulla strada Cossatzu – Tascusi

 

Su Nuraxi Barùmini

Laconi, Nurallao, Nuragus, Gesturi, e arriviamo al sito archeologico di Barùmini. Visite guidate ogni ora, il tempo di un’insalata presso il bar adiacente, e siamo pronti per fare un salto indietro nel tempo.

Anello del Gennargentu
Il sito archeologico di Su Nuraxi Barùmini

 

E’ incredibile pensare di camminare in mezzo a queste possenti strutture di pietra laddove uomini antichi camminavano, cuocevano, amavano, vivevano. Muri a secco, forni, macine, pozzi, aperture per il passaggio dell’aria e architravi che denotano capacità architettoniche avanzatissime.

Anello del Gennargentu

 

Il nuraghe, con una torre centrale e quattro laterali, era una specie di fortino difensivo, i passaggi interni tra i vari ambienti erano volutamente strettissimi, bassissimi, con scale ripidissime, in modo da poter rallentare l’avanzata e colpire facilmente eventuali invasori, e viene da chiedersi da chi dovevano difendersi questi antichi popoli.

 

Colpisce che ogni aspetto che la guida ci spiega è frutto di ipotesi, non essendoci rimasto nulla di scritto.
“Perché non conoscevano la scrittura?”
“No, semplicemente perché probabilmente usavano tavolette di legno che si sono deteriorate nel tempo e non sono mai state trovate, per ora

 

“E’ come vivere un sogno!”

Rientriamo nel XXI secolo, scaldiamo il polso destro e per chiudere il nostro anello del Gennargentu andiamo verso le località Gergei e Serri, dove si interseca la Strada Statale di Seui e Lanusei, alias SS198.
Chevvelodicaffare, è di nuovo Rock’n’Roll! Un misto tra i riff graffianti di Keith Richards e il potente tappeto sonoro della E-Street Band, ci si ubriaca di curve di ogni ordine e grado, traffico quasi inesistente, e come al solito la cosa più difficile è trovare il giusto compromesso tra una guida fluida (e sicura!) e un occhio all’ambiente circostante che offre scorci indescrivibili.

 

Il borgo fantasma

Ma non è finita, all’improvviso una sorpresa: dietro una curva appare un agglomerato di case diroccate. Freniamo, facciamo inversione a U e andiamo a vedere, la strada di accesso sembra buona. E’ Gairo Vecchio, abbandonato in seguito agli smottamenti seguiti a un violento nubifragio nel 1951. E’ uno di quei borghi fantasma suggestivi e affascinanti, e al tempo stesso un po’ inquietanti, dove il tempo si è letteralmente fermato.

Anello del Gennargentu
Gairo Vecchio, borgo fantasma

Proseguendo tra le rovine la strada riporterebbe sulla statale, solo che alla fine del borgo diventa sterrata e a occhio piuttosto impegnativa, per cui abbiamo preferito tornare da dove eravamo entrati. Inoltre attenzione, essendo il terreno franoso, da lì in avanti l’asfalto ne risente e per qualche chilometro non è più il biliardo al quale eravamo abituati.

Arriviamo ad Arbatax che è già buio, e puntiamo direttamente al ristorante Tholoi della sera prima, squadra vincente non si cambia.

QUI IL FILE GPX di questo Anello del Gennargentu.

Qui il link alla prima tappa del viaggio, e a seguire tutte le altre

Rimanete sintonizzati per la settima e (forse) ultima tappa sulla mitica SS125 Orientale Sarda nel suo massimo splendore.

 

 

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