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Tommaso e Francesca di Beyondtheroad ci raccontano

Sulla Ferrovia Transiberiana, diversamente da quanto ci avevano detto non ci hanno fatto caricare la moto, quindi ora dobbiamo percorrere circa 5 o 6 mila km non previsti prima di raggiungere il lago Bajkal e poter deviare a sud verso la Mongolia.

Quindi facciamo fare un tagliando e cambiare le gomme, e siamo pronti a scoprire questa Siberia vista solo nei film. Il ritmo è di tutto rispetto, parliamo di 800km al giorno per non tardare troppo. Il treno ne avrebbe impiegati tre, noi guideremo per una settimana per coprire la stessa distanza.

Calcolo la rotta e vedo che ci sono centri regionali (oblast) circa alla distanza che ci occorre. Questo per non stare in sella tutto il giorno e fermarsi a dormire la sera in un motel lungo la strada, che sofferenza inutile!

Francesca si dice d’accordo, siamo in sintonia anche stavolta! Si parte.

La Siberia è stupenda, davvero; cominciamo dalla regione del Volga e per centinaia di chilometri ci sono solo piante e strada, strada e piante, con tutto il traffico su ruote che unisce la Russia da est a ovest e un numero incredibile di benzinai.

Ognuno barricato dentro il proprio gabbiotto, trincerato dietro sbarre di ferro e si deve pagare in anticipo. Così scorrono i chilometri e noi ci immergiamo totalmente nella natura, a casa non è più possibile farlo almeno al nord, ogni appezzamento è stato acquistato e già si costruiscono case fatte per non durare. Riscopriamo molta bellezza che avevamo dimenticato.

Uno sguardo veloce a Booking, imposto l’indirizzo ed ecco l’albergo di oggi, economico e carino. Ci troviamo a Karan, non l’avremmo vista se avessimo preso il treno, ne siamo grati. Chissà se ogni giorno porterà la sua sorpresa?

Tommaso e Francesca di Beyondtheroad ci raccontano

Dopo Mosca scopriamo una Russia più vera, meno persone parlano inglese ma tutti desiderano aiutare. Tanti fanno domande sulla moto. Saputa la nostra rotta, ridono. Così ci troviamo in centro, ristorati, stanchi. Sarà la nostra vita per una settimana, pensiamo, che vuoi che sia una settimana nell’arco di una vita? Ancora una volta, mi sbagliavo. Quando si conduce una vita imprevedibile, è sbagliato fare piani?

Tommaso e Francesca di Beyondtheroad ci raccontano

Una settimana più tardi. Vi scrivo dall’ospedale di Ufa, Russia.

Ben poche centinaia di chilometri sono state fatte da quella sera a Kazan. Francesca ha perso i guanti da pioggia. Io sono rimasto incosciente per due giorni, mi sono risvegliato in tempo per sentirmi dire che di lì a poco lei sarebbe stata operata a braccio e gamba! Faccio per alzarmi ma il corpo non segue: scopro di avere tre vertebre rotte!

Impossibile, non ricordo nulla. Eppure qualcosa mi dice che non si tratta di un sogno. Stavolta ho fatto un bell’incidente e ho coinvolto anche Francesca.

Per due giorni non posso vederla, siamo in reparti diversi. Il telefono è scarico ma lei riesce a farmi avere dei bigliettini dove dice di star bene. All’alba del quinto giorno finalmente io esco da rianimazione e ci mettono in stanza assieme. Nel frattempo lei si è mossa con l’assicurazione,di viaggio, col nostro amico russo per sincerarsi che non fosse colpa nostra, con mio fratello per il rimpatrio. Wow!

L’incidente e’ capitato con noi nel mezzo! Quattro macchine coinvolte, per fortuna non era colpa nostra, io e lei gli unici feriti. Così conferma anche la polizia che viene per far firmare delle carte.

Tommaso e Francesca di Beyondtheroad ci raccontano

Entro due giorni torneremo a casa per farci curare, mentre Francesca non poteva aspettare ed è già stata operata, dolorante di fianco a me, con una placca nel braccio e una nella gamba. Le costole invece sono solo incrinate, così come la testa che ha un bel taglio ma il casco ha fatto il suo dovere e l’ha salvata.

Io ho tre vertebre rotte. Anche le cose basilari sono un dolore incommensurabile.

La moto è distrutta! Ho visto le foto. Distrutta, non ci volevo credere quando me l’han detto ma non se ne salverà proprio nulla. Ci sentiamo ancora più fortunati a essere usciti da un incidente mortale con solo qualche ammaccatura.

Ma ora che siamo di nuovo insieme, possiamo di nuovo sognare. La guardo, chiedo “e il nostro viaggio”? So già che lo finiremo. Forse non nei tempi e nei modi previsti, ma ora la priorità è rimettersi in piedi, e ripartire.

Torneremo a essere viaggiatori con lo zaino in spalla questa volta. Ma vedremo Samarcanda e l’Iran. Non ci facciamo abbattere!

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