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Ducati Scrambler: cronaca di un successo annunciato

testo e foto Carlo Nannini (Kiddo)

Nell’estate del 2013, durante la presentazione stampa della Hyperstrada, nella pausa pranzo in una bellissima cantina di Montepulciano (le presentazioni vengono fatte sempre in posti da morti di fame, per la cronaca), mi trovai seduto accanto ad un ingegnere della Ducati responsabile della progettazione dei nuovi modelli.

L’occasione di un momento di tale relax era troppo ghiotta, e partì quasi d’obbligo la mia domanda: “ma la Scarmbler non la rifate?”
La discussione deviò sul prototipo disegnato da Tierry Terblanche presentato qualche anno fa e mai dato alla luce, ma si leggeva nel risolino sotto i baffi del mio compagno di abbuffata che qualcosa, in cantiere, ci doveva essere. I colleghi alla stessa tavola, più giovani di me, non si resero conto della portata delle mezze rivelazioni che l’ingegnere ci stava facendo, anche perché inconsapevoli dell’importanza che la Scrambler Ducati ha avuto nel corso degli anni ’70 come oggetto di autentico culto fra i giovani dell’epoca.

La Ducati Scrambler 450 degli anni ’70

Il 250 giallo, il 350 arancio, era una delle mete più ambite non solo per i ragazzi che vivevano in sella al monociclindrico Ducati le avventure dei rockers inglesi. Una vera macchina per spaccare le caviglie al ritorno della pedivella dell’avviamento, dal caratteristico manubrio larghissimo e lo scarico laterale alto. Si trattava, quella dei modelli scrambler e non solo Ducati, di una autentica rivoluzione nel mondo delle due ruote, in pratica non più la moto intesa come solo emblema della velocità quanto della versatilità. Una sorta di antesignane delle più recenti maxienduro.
Mai passato realmente di moda, il Ducati Scrambler rimane uno dei pezzi più ambiti per i collezionisti, con quotazioni elevate.
A poco più di un anno dal fortuito incontro con l’ingegnere della Ducati, si odono alfine i primi rumors di un progetto in fase più che avanzata, per arrivare con una cadenza che potrebbe far pensare a menti più maliziose della nostra ad uno stillicidio di informazioni e foto “rubate” della moto studiato ad arte. Questo fino allo scorso “WDW” e al celebre container giallo, dove si poteva vedere finalmente la agognata Scrambler!
Ma è solo al salone di Colonia che il pubblico mondiale ha avuto la possibilità di vedere dal vivo, toccare e salire sopra all’autentico mito su due ruote rinato dalle ceneri come l’araba fenice.
La Scrambler si adegua ai tempi, diventa bicilindrica come vuole la storia recente di Ducati con la “L” di 803 cc che ha equipaggiato la Monster 796 coi suoi 75 cavalli. Scrambler oltre al motore “vecchio” adotta le soluzioni tecniche del passato recente care agli appassionati del Marchio, come il telaio a traliccio. Freni Brembo, ABS di serie.

Ducati Scrambler Classic

Quattro le versioni della Ducati Scrambler

Le versioni viste al Salone sono quattro (Icon, Urban Enduro, Classic e Full Throttle), forse anche per testare gli umori del pubblico, con dotazioni diverse: scarico, cerchi, manubrio e plastiche differiscono a seconda dl carattere che si è voluto dare alle varie versioni, ma è la Icon, che di più assomiglia alla classica Scrambler degli anni ’60 e che si può mettere in garage con 8.490 euro.

Ducati Scrambler Urban Enduro

La nuova nata in Casa Ducati va evidentemente a caccia dell’utente che cerca nella moto uno stile personale, unico, modaiolo ma non vintage, di facile accesso e dalle prestazioni che non intimoriscono. La sella bassa da terra, il manubrio largo, le misure contenute la rendono appetibile ad una fascia larghissima e trasversale di utenti: dal neofita al motociclista di ritorno, alle donne fino ai più esigenti modaioli, per arrivare a motociclisti duri e puri che la vorranno per affrontarci le avventure più ardite.
La Scrambler si inserisce ovviamente in quella fetta di mercato dove la Triumph prima ( con la sua Scrambler) e Moto Guzzi poi (con l’ultima V7) hanno dettato recentemente legge; ma anche può essere interessante per gli amanti delle classiche recenti come le BMW boxer anni ’80 e ’90, che spesso vengono trasformate in special scramblerizzate.

Ducati Scrambler Icon

La cronaca di un successo annunciato, quindi?
A voler fare l’avvocato del diavolo, qualche dubbio vogliamo farcelo venire. La Scrambler può sembrare una moto tuttofare, adatta a chiunque, ma a pensarci bene è talmente versatile da non andare veramente bene per nessun uso minimamente specialistico. Una moto, a guardare il rovescio della medaglia, sia “da tutto” che “da nulla”.
Non va forte su strada, né ha la posizione giusta per farlo (solo la Full Throttle richiama il mondo del flat track, ma vogliamo provare a portarla sui tracciati di gara?): non si può farci fuoristrada, a meno di qualche strada bianca viste le ruote da 17″, né ci programmerei un viaggio, magari in due o con un minimo di bagaglio.

Ducati Scrambler Full Throttle

In realtà, la Ducati Scrambler, molto semplicemente, possiamo vederla come “La moto” pura e semplice che, come il Monster fin dalla sua presentazione, riesce a catturare l’attenzione di una grande fetta di pubblico, e fa si che ci sia addirittura interesse verso la motocicletta in generale.
Lo Scrambler degli anni ’60 convertì l’amore per le due ruote di tanti scooteristi in passione per la moto, chissà che una moto cosi’ accessibile, trasversale e accattivante come il nuovo Scrambler non riesca a convertire qualche utente di inanimati plasticoni a provare finalmente una motocicletta!
Di sicuro, a noi rimane la curiosità e la voglia di provarla al più presto.

altre info www.ducati.it

 

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