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Se vinco la lotteria mi compro la Zaeta

Dai, confessiamo, almeno una volta l’abbiamo fatto tutti. Il giochino: “ma teeee, se vincessi alla lotteria, quale sarebbe la primissima cosa che faresti?”

Va bene, un bel mazzo di rose alla signora per comunicarle la vittoria e siamo d’accordo, ma per la seconda, chi scrive non avrebbe dubbi: monto in macchina e vado a comprarmi la Zaeta!

Lo so, non è professionale scrivere una cosa del genere, però ci sono dei sogni che ognuno tiene a portata di mano, perché non si sa mai. Perché è bello averli.

Per chi ancora non la conoscesse, la Zaeta è una moto costruita in modo del tutto artigianale di derivazione Dirt Track, la specialità che si corre in piste o ovali di terra battuta e che prevede essenzialmente di girare solo a sinistra, ma anche di dominare in gare aperte a differenti tipi di moto come la Pikes Peak. Moto che ovviamente devono essere più leggere ed essenziali possibile, dalle quali viene eliminato anche il freno anteriore (conservano, a differenza dello speedway, il posteriore).

La pregevole manifattura artigianale e i componenti di qualità sono la caratteristica della Zaeta

Basse da terra per avere la possibilità di tenere quasi sempre un piede in appoggio, potentissime e col manubrio larghissimo per avere una buona leva. Esteticamente, una libidine! Proprio dall’amore per questo tipo di moto e dalla passione per la guida di traverso è nato il progetto che ha fatto unire gli sforzi di Paolo Chiaia, Matteo Uliassi e Marco Belli: la sfida era quella di produrre una moto che conservasse le qualità di leggerezza, essenzialità e stile delle moto da dirt track ma omologata per l’uso On the road. Di solito chi è abituato a vedere ai saloni splendidi prototipi sa che molto probabilmente, nel caso di commercializzazione di un derivato, difficilmente potrà conservare intatte le caratteristiche più emozionanti.

Manubrio rigorosamente largo per uno stile di guida in derapata

Nel caso della Zaeta, il prototipo presentato nel 2009 coinvolgendo anche il celeberrimo Graziano, babbo del Valentino nazionale, non ha subito stravolgimenti rispetto alla versione definitiva portata con portatarga e fanali all’ultimo Eicma di Milano. Anzi, se possibile, col meraviglioso telaio in traliccio di alluminio anodizzato degno di una esposizione di arte contemporanea ha guadagnato ancora qualcosa.

L’occasione per incontrare Marco Belli si è presentata per noi di Moto On The Road all’esposizione Pitti Immagine Uomo di Firenze, vetrina internazionale dove il socio Matteo Uliassi esponeva col marchio Franco Ferrari.

Non vi annoierò certo spiegando chi è Marco Belli, né credo ce ne sia bisogno di elencare i titoli internazionali vinti, per il suo palmares potete visitare semplicemente questa pagina e poi tornare qui a leggere http://www.marcobelli.net/home/it/chi-sono.html

Siete tornati? Bene, adesso guardate cosa combina questo ragazzo alla Pikes Peak http://www.youtube.com/watch?v=OGQ5vL_9eo0

Visto? Ok però voi lascia stare, eh?!

Marco Belli, posa con la sua Zaeta

Vedendola da ferma, la moto esprime grinta in ogni particolare, e non stona certo all’interno di una esposizione di moda. Un concentrato di stile unico, orgoglio italiano che leggiamo in quasi tutti i componenti, con la sola eccezione delle sospensioni. Rizoma, Termignoni, TM sono solo alcuni dei marchi nazionali che fanno bella mostra di sé.

Cominciamo ovviamente dal cuore della Zaeta, presentata per l’occasione in due versioni: la 530 DT con l’inedita colorazione mimetica e la “Urban Rebel”, già una special più adatta ad un uso stradale. Il motore è per entrambe il mono più potente costruito in serie: il Tm 530 depotenziato per rispettare i valori di rapporto peso-potenza accoppiato al carburatore Keihin. La Zaeta pesa infatti, con i liquidi, intorno ai cento chili. Ma anche questo è un valore che può variare perché, ci spiega Marco, stiamo parlando di una moto “open”, ovvero ordinabile e assemblabile con infinite possibilità che riguardano impianto frenante, sospensioni, cerchi, scarico, in pratica tutto quello che non è gruppo termico e telaio, che però può essere personalizzato nella anodizzazione.

Cerchio a raggi e impianto frenante Brembo Serie Oro con pinza radiale

Più si osservano le due moto, più differenze si cominciano a cogliere. La Zaeta 530 DT sembra davvero la moto guidata da Marco in pista, mentre con l’altra già ci immaginiamo a fare gli scemi sulla Cisa. Le principali differenze si notano nella gommatura più o meno stradale, dettata dal canale da 3,75 per la Zaeta, 4,25 per la U.R. Entrambe con gomma da 150; nello scarico, più corto e leggero uno, in carbonio l’altro; nel manubrio più largo per la Zaeta base, più stretto e aerodinamico la U.R.; nell’impianto frenante con pinze tradizionali la prima, radiali la seconda; nella forcella tradizionale Showa una, Holins upside-down l’altra.

Anche al retrotreno un discco a margherita con freno Brembo. Notevole il forcellone in alluminio lavorato dal pieno.

Tutto questo per garantire una maggiore stabilità nelle guida veloce su asfalto alla versione speciale, che ha anche telaietto reggisella in carbonio al posto della vetroresina. All’anteriore, ovviamente, abbiamo l’immancabile cerchio da 19”, vero elemento caratteristico della tipologia di moto. Una cifra adeguata al livello delle finiture, della componentistica e dell’esclusività dell’oggetto. Forse non riusciremmo neanche ad immaginarci mentre riusciamo a metterla di traverso su una strada di terra battuta, quanto piuttosto di andare apposta in garage col solo intento di poterla venerare.

Ovvio, adesso vi chiederete: ma quanto costa?

Si parte da 14.500 € per la versione “base” con telaio nero o spazzolato, per arrivare ai 20.000 € del top di gamma.

Una cifra adeguata al livello delle finiture, della componentistica e dell’esclusività dell’oggetto.

I sogni, si sa, non possono e non devono costare poco. Realizzare un sogno, quello non ha prezzo.

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