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Percorsi in fuoristrada: vademecum per il quieto vivere

Là dove finisce l’asfalto comincia un mondo parallelo tutto da esplorare. Ovviamente seguendo qualche buona regola per il quieto vivere.

Che poggiamo le chiappe su una superenduro da 150 cv e 250 kg, o su una immarcescibile monocilindrica ad aria degli anni ’80, nell’ambiente motociclistico attuale sono gettonatissimi, e oggetto di numerosi eventi, i percorsi in fuoristrada. Intesi principalmente come strade bianche, prima tra tutte la mitica Eroica dove ormai in certe giornate c’è più traffico che sui viali, ma anche quelli un po’ più impegnativi tra strade vicinali, carrabili militari e sentieri da boscaioli.

Da questo punto di vista il nostro Paese è morfologicamente invitante, tutta la dorsale appenninica è un dedalo infinito di strade percorrendo le quali si entra in una dimensione quasi onirica. Viaggiare in offroad allarga gli orizzonti, e non solo metaforicamente. Si vedono luoghi da un punto di vista diverso, panorami impensabili, si scoprono tracce di storia, resti di strade di antichi viandanti, borghi abbandonati, ruderi che chissà quante storie potrebbero raccontare. Cantava Lucio Battisti: “Pietre un giorno case ricoperte dalle rose selvatiche rivivono e ci chiamano. Boschi abbandonati e perciò sopravvissuti vergini si aprono e ci abbracciano”. Bello vero? Ma tutto questo ovviamente piace anche a chi motociclista non è.

Panorami da sogno lungo i percorsi in fuoristrada

Pacifica convivenza con gli altri

Sempre su due ruote, ma con più fatica

Cominciamo dalla cosa più importante quindi, che viene prima e va oltre le considerazioni tecniche: capita spesso, spessissimo, praticamente sempre, di incrociare sui percorsi in fuoristrada tanti altri amanti della natura come noi (vero?): appassionati di mountain bike e di trekking, cercatori di funghi, cacciatori, camminatori della domenica con famigliola al seguito, e persone che per scelta o per circostanze, in certi luoghi che a volte sembrano dimenticati da Dio, ci abitano. E allora si vedono camini fumanti, animali nell’aia, e cancelli col cartello proprietà privata che dobbiamo ritenere invalicabili (vero?). Per tutti massimo rispetto.

Quindi è buona regola rallentare immediatamente, procedere con un filo di gas seduti sulla sella, all’occorrenza fermarsi, soprattutto in presenza di cavalli o cani (occhio ai maremmani se a guardia del gregge). E salutare sempre, che un sorriso apre un sacco di porte, predispone al dialogo, e magari si impara qualcosa, fosse solo un’indicazione da qualcuno più esperto di noi della zona. Sì, perché al momento, fintanto che i motori elettrici non prenderanno il sopravvento, volenti o nolenti le nostre moto, per quanto in configurazione totalmente originale (vero?) fanno rumore e puzzano, e noi dobbiamo convivere e farci ben volere da tante altre persone che probabilmente non apprezzano, e che tra l’altro sono molto più numerose.

Contravvenire le elementari norme di buona educazione e tenere comportamenti inadeguati potrebbe attivare un meccanismo di passa parola che in breve potrebbe arrivare a orecchie altolocate, e a quel punto un qualsiasi assessore potrebbe valutare che quanto è difficile far chiudere la fabbrica che sversa liquami nel torrente, tanto è semplice emettere una bella ordinanza di divieto di accesso. E il bel gioco si rompe.

Percorsi in fuoristrada: sorriso, dialogo, e massimo rispetto per gli abitanti.

Abbigliamento tecnico

Vabbè, qualsiasi motociclista sa che bisogna viaggiare protetti. E se l’asfalto è duro, ancor di più lo sono le pietre, con l’aggravante che spesso sono appuntite, e magari lo stradello non è in piano ma è un salitone che a farlo a piedi metterebbe in difficoltà Messner, e insomma, a volte uno scarto improvviso magari recuperabile con una bella pedata in terra si trasforma in un ruzzolone da circo. E allora ecco che stivali adeguati (con una suola adatta al tipo di pedane che si montano), guanti anti scudisciate di rami, ginocchiere anti rovi, e protezioni varie anti tutto sono indispensabili. Ottime quelle maglie leggere che integrano pettorina, paraschiena, e protezioni per spalle e gomiti, così non c’è nemmeno la scusa che d’estate fa caldo.

Percorsi in fuoristrada: se proprio dobbiamo cadere, meglio sul morbido fango

Mai da soli

Gli amici a questo servono no?

Sembra una scemenza ma non è così scontato. Uno potrebbe voler andare su percorsi poco battuti proprio per la voglia di cercarsi un bel posto da contemplazione universale dove passare un po’ di tempo in compagnia dei suoi soli pensieri. Nobile e comprensibile intento, ma poco raccomandabile.

Perché l’imprevisto è sempre in agguato, e anche appoggiare semplicemente la moto in terra potrebbe diventare un problema grave, soprattutto se la moto è di quelle pesanti e non si sono visti i tutorial in rete su come fare a sollevarla. E comunque quei video sono fatti sempre nel cortile di casa su un terreno orizzontale e compatto, vorrei vederla quella stessa signorina tirare su da sola la GS Adventure da un dirupo o uscire da un campo di erba fradicia.
Ma c’è un altro motivo per cui uscire in compagnia è meglio: metti che capita l’inconveniente e dobbiamo telefonare per farci venire a recuperare. Sì ma dove siamo? Ok, possiamo inviare la posizione con uozzapp, ma capite bene che non è la stessa cosa come comunicare una semplice via Garibaldi.
A proposito, importante: il cellulare va tenuto addosso in qualche tasca, e non nella borsa da serbatoio o sul supporto al manubrio. Perché se per qualsiasi motivo siete impossibilitati a muovervi e lontani dalla moto, la faccenda diventa un casino serio.
Altrettanto importante: mai da soli, ma nemmeno in troppi. Quando fissiamo l’uscita in gruppo attenzione a non farci prendere la mano, a meno che non siano eventi organizzati con tutte le autorizzazioni del caso meglio non esagerare coi numeri. Anche se composto dai motociclisti più educati del mondo un gruppone darà sempre più “fastidio” di un gruppetto.

Attrezzi da avere sempre con sé

Pinze brugole e cacciaviti, leve di ricambio, kit antiforatura, fascette, nastro americano, elastici, rosario. Piccolo suggerimento: avere un fischietto in tasca potrebbe essere di aiuto per farsi sentire dagli amici se fossero andati un po’ troppo avanti.
Non aggiungo altro per scaramanzia.

La moto in perfetta efficienza ovviamente

Predicare bene e razzolare male

Ma soprattutto le gomme, le gomme! Ricordate quella vecchia pubblicità della Pirelli con Carl Lewis sui blocchi di partenza coi tacchi a spillo? “La potenza è niente senza controllo”. Ecco. Potreste essere Antonio Cairol… no vabbè lui anche con le slick… insomma uno bravo parecchio, ma se non avete gomme serie non andate da nessuna parte, oppure ci andate ma con molta più fatica. E meno bravi siete, tipo il sottoscritto, e migliori e più performanti devono essere.

Fermo restando che la gomma totale non esiste, e che un compromesso, soprattutto sulla durata, va accettato, una volta stabilite le intenzioni d’uso della moto e la percentuale di on – off che si prevede di affrontare, scegliere un tassello adeguato cambia la moto da così a così. Di conseguenza ne guadagna il piacere di guida, ma soprattutto la soddisfazione di arrivare in cima al poggio.

Le tracce

Andare su percorsi in fuoristrada spesso prevede una buona dose d’improvvisazione. Ogni bivio è un’incognita, si prova, si esplora, a volte si scollina e si arriva da qualche parte, a volte no e bisogna fare dietro front. E se non si è seminato di fagioli il percorso alle nostre spalle potrebbe non essere semplice azzeccare la strada a ritroso. Oppure in un certo posto da sogno si vorrebbe tornare, ma la memoria è quella che è, e come dicevamo prima non è che sugli alberi ci siano i cartelli con le indicazioni. Ed ecco che la tecnologia ci viene in soccorso, sotto forma di navigatori gps sui quali caricare percorsi scaricati dalla rete o studiati precedentemente a tavolino. Oppure l’ormai imprescindibile smartphone tuttofare sul quale sia stata caricata qualcuna delle tante applicazioni disponibili. Io per esempio tengo al manubrio un vecchio cellulare, guasto nelle sue funzioni primarie di telefono, ma perfettamente funzionante come localizzatore anche offline. E cerco di tenere traccia dei percorsi in fuoristrada tramite le app Geo Tracker e OsmAnd.

Sulle tracce c’è da sottolineare un altro aspetto, solo apparentemente secondario e col quale ci siamo tutti confrontati almeno una volta: chi le ha ne è estremamente geloso.
Ed è comprensibile perché magari si è fatto un mazzo tanto per trovare una bella strada per andare da A a B, l’ha ripulita, ha socializzato coi viandanti di cui all’inizio, ha chiesto il permesso di passare attraverso un campo incolto ma comunque privato, ci ha perso un bel po’ di tempo e fatica, e ovviamente gli secca di condividere con sconosciuti ciò che per lui è una specie di piccolo “tesoro”. Tra l’altro quando si è su dei percorsi in fuoristrada anche laddove non si siano avvistati divieti di sorta, non è scontato essere nella piena legalità. Quindi quando su facebook, tra i commenti a qualche bella foto nel bosco chiedete “mi passeresti la traccia?”, non prendetevene a male se la risposta dovesse essere vaga, titubante, e comunque negativa.

Astenersi potenziali campioni del mondo

Così come sugli asfaltati passi appenninici, anche sui percorsi in fuoristrada capita di incontrare i fenomeni, quelli che solo per una serie di sfortunate circostanze non sono mai potuti salire sul podio di qualche campionato, quelli che sulle strade bianche ti superano e ti derapano davanti mitragliandoti di sassi e sollevando un polverone da nebbia in val padana. Ecco, cerchiamo di non imitarli per favore, e di avere cervello anche per loro. Per esempio tenendo per quanto possibile la destra, che di fare un frontale con uno di loro io ho rischiato più di una volta.
E, sempre per quanto possibile, andiamo piano, che le strade bianche in genere sono aperte alla libera circolazione, e se non è il fenomeno di turno è il contadino con la Panda del ’76, e ci sono un sacco di stradelli laterali che portano alle coloniche, e dagli stradelli laterali capace che escano trattori, e i trattori sono parecchio duri, e quando un uomo con la motocicletta incontra un uomo col trattore, l’uomo con la motocicletta si fa parecchio male.

Esempio da non imitare, soprattutto se si è appena superato qualcuno (foto Cinotti)

 

E per finire la paternale un ultimo riferimento autobiografico: eterni bambinoni, in genere i motociclisti adorano infilarsi a palla nelle pozze. E inguaribili narcisisti amano farsi fotografare tra coreografici schizzi che nemmeno gli scogli di Calafuria. Ecco, in caso di piscine controllatene prima la profondità e la consistenza del fondo, che io ne ho viste di cose che voi umani…

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