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La moto ideale, quella che non dimentichi, che ti rubò il cuore

Tutti hanno una personale classifica di affezione alle moto possedute, non necessariamente moto di successo, ma in fine, quale è stata la moto ideale?

La moto perfetta non esiste, ma ognuno di noi ha in cuor suo una specie di classifica della moto ideale, quindi di quelle che in qualche modo hanno segnato la sua vita motociclistica, moto che ricorderà sempre con un sorriso e anche con un po’ di nostalgia. Un po’ come certe fidanzate insomma.

A chi gli chiedeva quale fosse stata la sua vittoria più bella Enzo Ferrari rispondeva sempre: “Quella che deve ancora venire”. Così quando mi è stato chiesto di descrivere la moto che più di ogni altra mi aveva stregato sono stato tentato di fare un elenco di sogni nel cassetto. Solo che sarebbe stato un po’ un “vorrei ma non posso”, e allora, siccome sono un sentimentalone, ho frugato nella mia memoria e ho stilato un mio personale podio ideale, non necessariamente in ordine di arrivo, tra i  mezzi che sono passati nel mio garage. Moto non certo perfette, anzi, ma che per un verso o per un altro mi hanno lasciato un ricordo indelebile.
E voi? Quali sono le moto che vi hanno rubato il cuore?

YAMAHA FZ 750

La moto ideale, quella che non dimentichi, che ti rubò il cuore

La mitica 20 valvole, con la carenatura completa e il codino monoposto era bellissima, soprattutto la si poteva distinguere da qualsiasi altra giapponese, mica come ora che son tutte uguali. La provai per caso un giorno che andai a trovare un amico concessionario, aveva un motore che ti faceva partire da fermo in sesta e ruggiva in alto portandoti ben oltre i 200 all’ora. Con la ruotina da 16 davanti poi era una scheggia a voltare. La presi al volo e il giorno dopo, ripeto: il giorno dopo, partii per un viaggio. Anzi, per IL viaggio: Capo Nord.
Ci ho anche girato in pista, i commissari della San Donato al Mugello si tramandano di padre in figlio il racconto di un mio volo, alzai un polverone tale che sospesero le prove per nebbia.

 

GILERA NORDWEST 600

La moto ideale, quella che non dimentichi, che ti rubò il cuore

Forse la moto più anticipatrice e incompresa della storia. Quando conobbi mia moglie lei mi disse di averla avuta ma io manco sapevo cosa fosse. Poi un giorno la ritrovammo quasi per caso, proprio quella proprio la sua, in disuso in un capannone e ce la riprendemmo. Non era un fulmine di guerra come le supermotard che sarebbero venute un decennio dopo, ma il motore aveva la potenza per tirarti fuori dalle curve con sufficiente brio e al resto pensava un telaio che teneva le ruote incollate in terra anche se già stavi strusciando le orecchie. Su per i passi faceva innervosire fior di pluricilindriche che non riuscivano a scrollarsela dagli specchietti, sul bagnato poi era assolutamente imbattibile, certi postini del Bracco sono ancora lì a domandarsi chi fosse quel pazzo su un trabiccolo che li sverniciò di brutto.
Ci sono stato in pista anche con lei, magari un giorno ve lo racconto.

 

DUCATI HYPERMOTARD

La moto ideale, quella che non dimentichi, che ti rubò il cuore

Quella vera, col due valvole da 1100, le Ohlins e il Termignoni singolo. Una moto da hooligan, un’arma da guerra, sensuale come una quarta senza silicone e politicamente scorretta come il primo disco dei Clash. Me la ritrovai sotto il culo a mia insaputa una mattina che la mia signora decise di regalarmela così, su due piedi. Un fascio di nervi e muscoli che scalciava, scodava, decollava in terza di gas, quando la gomma dietro era sulle tele quella davanti aveva ancora i pirulini. Aveva una sola cosa fuori posto: il pilota. O eri Ruben Xaus oppure invece di guidare te guidava lei. Come certe supergnocche in minigonna ascellare e tacco 12, occhi profondi e labbra a canotto, che ti illudi di scoparle ma alla fine sono loro che ti usano. Però diobono, che libidine!

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