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Pneumatici Goldentyre GT 723 + GT 216: la prova su (fuori)strada.

Goldentyre GT

Su strada e fuoristrada con i pneumatici Goldentyre GT, tassellato “adventure” per arrivare praticamente ovunque.

Con l’arrivo della bella stagione invernale, fuoristradisticamente parlando, abbiamo rimesso le chiappe sulla moto da offroad e per l’occasione l’abbiamo equipaggiata con un bel paio di pneumatici Goldentyre GT723RH e GT216AA, rispettivamente nelle misure 140/80-18 e 90/90-21.

 

On the road

Inserite nella sezione “Adventure” dell’ampio catalogo del brand italiano, hanno tasselli belli tosti che promettono tenacia su ogni terreno, anche se la primissima impressione nel tragitto gommista-casa non è delle migliori. Vabbè Franz, gomme nuove = panico a prescindere, sei su asfalto e pure bagnato, scendi da una Ducati Multistrada 1200 e monti su una KTM LC4 vintage (a me piace di più pensarla come “ventenne austriaca”), cosa ti aspetti, di piegare col ginocchio in terra? Ovviamente no, ma nemmeno mettere in terra tutto il resto alla rotonda dietro casa, ma si sa, il tassello e l’asfalto viscido non vanno d’accordo. Comunque bastano pochi km per prendere confidenza e continuare il tragitto più serenamente.

 

Off the road

Il test vero delle Goldentyre GT comincia in occasione della 1000 Sassi, evento adventouring spalmato su tre giorni in terra toscana. Terreno secco e tanta polvere, strade bianche con frequenti divagazioni più impegnative, e un 30% di trasferimenti veloci su asfalto (asciutto stavolta) per un totale di quasi 1000 km durante i quali la gomma non è mai andata in crisi, nemmeno su un paio di salitoni del tratto definito “hard” dove anzi, siamo saliti quasi convinti di essere diventati bravi.

La Goldentyre posteriore GT723 prima e dopo la 1000 Sassi

 

Rolling Stones

Successivamente continuiamo il test lungo le tracce de La Via dell’Aria e La Via della Pietra, percorsi ideati dalla fervida mente della nostra vecchia conoscenza Carlo Kiddo Nannini in collaborazione con MotoMappa di Motoabbigliamento. Stavolta siamo su terreni che delle Goldentyre GT sono il pane quotidiano, per noi un po’ meno. Sul sasso duro la gomma aggrappa a meraviglia e si sale alla grande confidando nella direzionalità dell’anteriore e nella trazione del posteriore. Quando il terreno diventa bagnato, il sasso si fa smosso, la pendenza diventa a due cifre e i tornanti diventano stretti da far manovra, cominciano i nostri limiti, sicuramente più bassi di quelli dei tasselli. In particolare durante la prova andiamo in crisi su un pietrone viscido, la ruota posteriore scarta di lato e ci appoggiamo in terra a zero all’ora. Ma sappiamo perché: ripartendo da fermi dopo una sosta abbiamo voluto metterci le ruote sopra, in questa sede potremmo dire che lo abbiamo fatto apposta per testare le Goldentyre in condizione estreme, in realtà è stato semplicemente un errore da bischeri.

 

Lotta nel fango

Forti della consapevolezza recuperiamo fiducia, affrontiamo le discese ardite e le risalite senza patemi d’animo anche dove il fogliame bagnato nasconde insidie, ovviamente serve decisione ma le Goldentyre ci assecondano e affrontiamo radici e pietre direzionandoci il più perpendicolarmente possibile sugli ostacoli facendo andare la moto dove vogliamo noi. Alla fine ci buttiamo come bambini nelle pozze e nelle fangaie dove le Goldentyre si comportano bene nonostante una certa sensazione di liquidità sul davanti, il tassello scarica velocemente, e si esce da situazioni anche complicate, magari a costo di qualche sano zampetting.

Nelle fangaie come altrove serve decisione

 

Complicazioni

Attratti da panorami e colori autunnali, lungo la strada di rientro ci andiamo a infilare in uno stradello adiacente a un vigneto, c’è fango ma chissenefrega. Soo che… altro che fango, era argilla, sabbie mobili, Das! Ma si sa, a noi bambini piace complicarci la vita e un giorno scriveremo un sequel: “Lo zen, e l’arte di incasinarsi con la motocicletta”.

Nella morsa dell’argilla, ma ne siamo venuti fuori comunque

 

Alta pressione

Piuttosto la prossima volta dovremo ricordarci di fare più attenzione alla pressione: è incredibile come pochi decimi di bar trasformino la moto. All’inizio, complice anche una carcassa gomma piuttosto dura, la sentivamo estremamente reattiva, forse troppo, poi constatato anche al tatto il livello marmo delle gomme abbiamo sgonfiato a 1,3 davanti e a 1,1 dietro ed è stata tutta un’altra storia.
E da La Scoperta dell’Acqua Calda è tutto, a voi la linea.

Durante la nostra prova abbiamo indossato abbigliamento tecnico Hevik Titanium e casco Kappa KV30.
https://www.goldentyreitalia.it/
https://www.hevik.it/
https://www.kappamoto.com/

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