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EICMA 2022, un’edizione in decisa ripresa

La rinuncia di alcune importanti case motociclistiche, sembrava fosse segno del declino di una manifestazione centenaria. Invece EICMA 2022 sembra segnare una rinascita.

Dove andremo a finire signora mia? Non sappiamo, ma a giudicare da questa edizione di EICMA 2022, decisamente più scintillante dopo la delusione dello scorso anno, e dal grande afflusso di pubblico fin dalle giornate inaugurali, ci sono buone speranze per il futuro del settore. Certo, qualche defezione c’è stata, tedeschi e austriaci probabilmente preferiranno altre vetrine di oltralpe, ma le novità non sono mancate.

Il faraonico stand Honda a Eicma 2022

 

Adventouring non necessariamente oltre i 1000cc.

La tendenza è chiara e consolidata: moto leggere, facili, di cilindrata medioalta, sfruttabili per andarci in vacanza anche in coppia ma che all’occorrenza possano tirare dritto anche laddove l’asfalto dovesse finire. Imprescindibile in questo senso il cerchio anteriore da 21”: dopo il successo della Teneré e della Tuareg, ecco le attesissime Honda Transalp 700 e Suzuki V-Strom 800 DE.

Honda XL750 Transalp 2023 Motore Bicilindrico paralllelo da 755 cc, Alesaggio x corsa 87 x 63,5 mm Potenza massima 92 Cv (67,5 kW) a 9.500 giri/min Coppia massima 75 Nm a 7.250 giri/min Capacità serbatoio 16,9 litri Consumi 23 km/l Lunghezza 2.325 mm, larghezza 838 mm, altezza 1.450 mm Interasse 1.560 mm Altezza sella 850 mm Altezza da terra 210 mm Peso con il pieno di benzina 208 kg

 

Suzuki V-Strom 800DE Motore Bicilindrico frontemarcia, 776 cc Potenza massima 84 Cv a 8.500 giri/min Coppia massima 78 Nm a 6.800 giri/min Ruote Anteriore 90/90-21M/C 54H, posteriore 150/70R17M/C 69H Lunghezza 2.345 mm, larghezza 975 mm, altezza 1.310 mm, altezza sella 855 mm, interasse 1.570 mm, capacità serbatoio 20 litri Consumi 22,7 km/litro Peso 230 kg (in ordine di marcia)

EICMA 2022: giapponesi in lotta nelle medie cilindrate

Si preannuncia una bella lotta con la Honda che, oltre a una dotazione tecnica sopraffina, nell’iconica colorazione bianca va a toccare corde sensibili di chi è sopra gli anta (target decisamente importante),  e con la Suzuki che oltre a dotarsi di un inedito bicilindrico parallelo finalmente compie un deciso passo in avanti su quel fronte estetico che a detta di molti frenava un po’ gli entusiasmi, e si veste di linee furbe e accattivanti anche nella versione in giallo che, riferimenti alla DR Big a parte, chissà perché non ci aveva mai convinto del tutto. Per quel che riguarda altre valutazioni estetiche invece non c’è storia, lo stand Suzuki da sempre vince a mani basse!

 

Scrambler come se piovesse

Altro settore che pare conoscere una nuova giovinezza è quello delle scrambler. Benelli Leoncino e Fantic Caballero prima di tutto, e poi la capostipite Ducati che rinnova la propria gamma con un profondo restyling, ma toglie dal listino quella che a nostro parere era la più bella e versatile, la Desert Sled. Il fatto è che lì accanto ci sono la Multistrada Rally e la Desert X, e porca miseria, va bene che il nostro cuore batte da sempre coi ritmi di Borgo Panigale, ma lì siamo proprio su un altro pianeta e non ce n’è per nessuno.

In una nicchia catturava sguardi libidinosi la “Unica”. Unica nel senso che è l’unica che non ci è piaciuta. Fermi, non chiudete la pagina! E’ solo per una questione cromatica, su tutto il resto abbiamo ancora la bava alla bocca. E comunque si chiama Unica proprio per le infinite possibilità di personalizzazione.

 

Dalla Cina con furore

Quando nei primi anni ’60 si cominciavano a vedere le prime proposte venute dal Giappone tutti dicevano che erano brutte copie, che erano inaffidabili, che erano brutte, Poi s’è visto com’è andata. Oggi i cinesi si presentano con stand sempre più grandi, con proposte sempre più convincenti, e con marchi spuntati chissà dove ma che denotano un grande fermento industriale. Poi è anche vero che in tanti casi si tratta di monomoto, cioè della stesso motore da 500 o 800cc montato su mille telai e carrozzerie diverse (non troppo in effetti), per altro anche sotto blasonati nomi (pseudo) italiani, ma esorterei chi di dovere a non sottovalutare il fenomeno.

Casomai c’è da dire che in Cina fanno cinesate da due lire solo se vogliono fare cinesate da due lire, perché quando decidono di fare le cose per bene sanno benissimo come farle. Per esempio: se questa Colove (made in Tibet!) Kove 450 Rally qui sotto comiciasse a piazzarsi nei primi 5 in qualche raid africano, scommettiamo che la richiesta della versione “normale” (che pare costi meno di 10k euro…) si impennerebbe di pari passo? Ci sta che più avanti certi prezzi da sbarrare gli occhi potrebbero essere destinati a livellarsi più in alto, ma intanto noi un pensierino ce lo faremmo.

 

Tibet: terra mitica e mistica, storia, spiritualità, templi.
E poi ‘sta roba qua! Sugli sterrati di quell’altipiano i monaci devono divertirsi parecchio!

Silenzio, si va in offroad!

Altro settore tanto in fermento quanto controverso è quello della mobilità elettrica. Ci ha colpito una cosa: al di là di certi scooter francamente inguardabili, le moto elettriche piano piano stanno diventando… belle. Sarà che ci stiamo abituando alla mancanza dei motori in bella vista, sarà che di sculture meccaniche ce ne sono sempre meno, sarà che le finestrelle trasparenti che mostrano coppie coniche in movimento ormai le vediamo solo alle rievocazioni storiche, ma prima o poi anche i puristi dovranno fare i conti con la realtà. Personalmente sogniamo una off road silenziosa che non ci faccia correre il rischio di rimanere a secco (anzi, senza tacche) in cima a un cucuzzolo. Il primo che ci riuscirà ci faccia un fischio per favore.

Zero FX. Quando ce la fate provare?

 

Piccola divagazione polemica: dalle parole captate tra gli stand e/o sui social, i detrattori dell’eletttrico spesso tirano in ballo i costi ecologici relativi alla produzione e allo smaltimento delle batterie, allo sfruttamento delle miniere di litio e cobalto, alla ulteriore devastazione del pianeta a causa dello sviluppo di queste tecnologie. Non hanno tutti i torti, solo che esprimono le loro giuste critiche usando strumenti che utilizzano lo stesso tipo di batterie. Più piccole certamente, ma la cui diffusione è infinitamente più grande.

 

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