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Norvegia da sogno. Fra Troll e curve che mozzano il fiato. (III Parte)

Atlantic Road, il ponte Cantilever.

Anche noi con la nostra moto sull’Atlantic Road come in uno spot pubblicitario, ci inoltriamo in una Norvegia da sogno. Terza parte.

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di Carlo Nannini (Kiddo)

foto Ilenia Paoletti e Carlo Nannini

Come detto per la Trollstigen, anche la Atlanterhavsveien è una sorta di punta dell’iceberg, una scusa per arrivare fin qui e scoprire altre cose che, intimamente, ci hanno affascinato anche di più. Più ardito e lungo il ponte che gollega Molde alla terraferma del cantilever immortalato in tantissime foto e che è divenuto il simbolo di questi otto chilometri di strada. Molto più avventuroso, a meno che non troviate il mare in burrasca, cosa che ci aveva impensierito non poco, viaggiare sulla 15 verso Geiranger. Probabilmente più spettacolare la serie di tornanti per scendere da Turtagro. E che dire della splendida sensazione di solitudine dell’altopiano di Langvatnet?

Però, essere qui, finalmente. Arrivare in moto sulla Atlantic Road! La strada immortalata in decine di immagini pubblicitarie, di spots, di film. La strada che come poche altre ha acceso la fantasia di ogni motociclista, e alzi la mano chi, fra di voi, non ha sognato di percorrerla almeno una volta in moto.

Otto ponti, a volte solo dei terrapieni, che uniscono una manciata di isolotti di granito e formano effettivamente una sorta di otto volante sul quale però ovviamente nessuno si sogna di correre (per quello, frego il gioco per la Playstation di mio figlio ndr), anche perché è una strada trafficata da innumerevoli turisti con ogni mezzo possibile, fra cui gli innumerevole campers.

Atlantic Road on board.

Lo spettacolo è affascinante, il simbolo della vittoria dell’ingegno umano sull’ambiente, ma talmente in armonia da diventarne parte essenziale. Acqua, granito, asfalto, ghiaia, piante acquatiche. Le isole, gli isolotti anche minuscoli nel mezzo di un lago, di un fiume, di un fiordo sono una delle costanti di questi Paesi Nordici che affascinano indicibilmente il visitatore, e la strada dell’Oceano Atlantico sembra dare finalmente la soddisfazione di poter saltare, per una volta, su quegli isolotti, di unirli non solo con la fantasia. In moto, ovviamente, questa sensazione è assolutamente perfetta, e non crediamo ci sia altro modo per viverla a fondo.

Norvegia da sogno.

Vorremmo portarne a casa un pezzo, della Atlantic Road, dobbiamo accontentarci di una maglietta con l’immagine del tracciato. Proseguiamo in direzione di Kristiansund distante una trentina di chilometri e alla quale arriviamo dopo l’ennesima, traumatizzante, galleria sottomarina.

Kristiansund è una città costruita su tre isole, unite da ponti. E noi che ci sentivamo fighi perché abbiamo Venezia… da vedere il quartiere storico di Gamle Byen, con le suggestive costruzioni in legno.

Norvegia da sogno. Gamlebyen Kristiansund.

Ogni bellissimo sogno ha il suo risveglio, e noi vediamo il ritorno verso Oslo, la civiltà e la pianura come un noioso trasferimento sempre su strade bellissime, si, ma mai all’altezza di quanto visto finora, e avevamo, lo possiamo confessare, un po’ di timore di prendere la direzione di Lillehammer.

Mai previsione fu più sbagliata.

Le strade della Norvegia, se si riesce ad evitare le poche direttrici principali che comunque restano, come detto, delle continue fonti di stupore e le noiose strade a scorrimento “veloce” con limiti fra gli ottanta e i cento chilometri all’ora, riusciranno a non deludere mai per la varietà del paesaggio, mosso da una altimetria giocoforza in continuo mutamento e dalla tortuosità avvincente del nastro asfaltato.

La 70 da Kristiansund a Oppdal, costellata di magnifici ponti prima e spettacolare per la varietà del tracciato una volta immersa nella foresta, dove serpeggia deserta accanto al corso del fiume Driva, permette alla nostra Multistrada 1200s di mostrare qualcuno dei suoi 160 cavalli; ma è quando imbocchiamo la 29 dopo aver percorso la E6 che sale e scende dall’altopiano del Dovrefjell Nasjonal Park che arriva la consapevolezza che questa giornata rimarrà scolpita per sempre come una delle più belle trascorse in sella alla moto!

Folldal è un vecchio centro minerario, che attualmente conserva le strutture che servivano per la lavorazione del carbone in una sorta di museo all’aperto ma è anche il bivio da cui prendiamo la 27, che ci porterà ad attraversare il Romdane Nasjonal Park, un autentico paradiso per escursionisti a piedi, in bici, in canoa che offre alcuni punti panoramici anche a chi vuole soltanto percorrere le strade asfaltate.

Norvegia da sogno. La miniera a Folldal
Norvegia da sogno. Rondane National Park

Pascoli erbosi, pochissime fattorie, la strada continua a salire sull’altopiano sempre più deserto, popolato da greggi di pecore in un paesaggio spettacolare. Ogni tanto, costruita in posizioni improbabili, qualche casa di legno.

Norvegia da sogno. Una casa con i “capelli” sul Rondane National Park.

Come dei bambini che assolutamente controvoglia si vedono costretti a scendere dalla giostra, che nel nostro caso è fatta di splendide emozioni, straordinari paesaggi, una bellissima moto da guidare nel mezzo, caliamo dall’altopiano del Rondane per tornare coi piedi per terra, ovvero alla noiosissima E6 dove i limiti a 60 chilometri l’ora rischiano di provocare colpi di sonno. Un ultima deviazione per visitare la StavKirke di Ringebu e poi ci rassegniamo alla strada dritta e noiosa per arrivare in serata a Lillehammer, che scopriamo una piacevole cittadina, molto tranquilla, sede nel 1994 dei giochi olimpici invernali.

Norvegia da sogno. Stavkirke Ringebu

Fra le principali attrazioni ovviamente il trampolino doppio per il salto con gli sci, e per chi ha voglia di cimentarsi nella scalata dei 936 scalini che servono per arrivare in cima, il premio è un bellissimo panorama dal quale si domina Lillehammer.

Norvegia da sogno. Il trampolino doppio di Lillehammer.
Norvegia da sogno. Panorama di Lillehammer

La città ospita eventi di ogni tipo (noi ci siamo trovati nel bel mezzo di una sorta di campionato internazionale di discesa su asfalto con lo skate) anche nei mesi estivi e sembra che vi si concentri ogni tipo di sportivo, quasi che il legame fra Lillehammer e lo sport sia un fatto quasi istituzionale.

Quello fra la città e l’attività sportiva invernale è bel visibile anche per un monumento in bronzo  ospitato in una delle piazze centrali di Lillehammer e che raffigura il Birkebeiner, rappresentato come un vichingo sugli sci che tiene in braccio un neonato. Si racconta infatti che il membro del clan dei Birkebeiners nel 1206 avesse portato in salvo, in mezzo alla tormenta di neve sugli sci, l’allora neonato principe Hakon Hakonsson, che si temeva potesse essere vittima di attentati da parte dei membri del clan rivale, i Baglers, fino a Trondelag. Il principe, divenuto re, pose fine alla guerra civile e la Norvegia visse i maggiori giorni di gloria del medio evo.

Norvegia da sogno. Monumento al Birkekeineren.

Il nostro viaggio sta per finire, e dobbiamo a malincuore riprendere la direzione della grande città, Oslo, per chiudere in bellezza.

Alloggi nelle Norvegia da sogno

– Kristiansund

Scandic Kristiansund

Storgata 41

Parcheggio esterno chiuso a pagamento.

Scandic è comunque una garanzia. Albergo in centro, vicino al ponte che collega l’isola più antica di Kristiansund, città a 30 km dalla Atlanticvegen. Luogo di incontro anche involontario di mototuristi diretti a Caponord.

Birkebeineren Hotel & Apartments

– Lillehammer

Birkebeineren Hotel & apartments

Birkebeineren 24

Parcheggio all’aperto “dove volete ma non troppo nel mezzo… che possano passare le ambulanze”.

Appartamenti confortevolissimi e spaziosi. L’albergo, almeno per la nostra breve visita, ci ha colpiti per la moltitudine di giovani che affollano Lillehammer per praticare qualsiasi tipo di sport e che si insaccano panini chilometrici al buffet del mattino. Cosa significhi Birkebeineren è scritto nel testo. Occhio che poi vi interrogo.

www.visitnorway.com

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