Irlanda: il Paese senza ombrelli. Prima parte

Testo e foto Marco Ronzoni e Paola Bettineschi

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La costa irlandese si avvicinanella luce viva del sole di mezzogiorno. Il traghetto dell’Irish Ferries è unsuperbo esempio di efficienza, organizzazione, pulizia e puntualità.

Dopodiciotto ore di tranquilla navigazione, la Bretagna francese è alle nostrespalle, già dimenticata insieme al suo grigio e piovoso clima.  Ecco l’Irlanda. Il porto di Rosslare, annunciato da un solitario faro, è pronto ad ammirare le capaci manovre d’attracco del Capitano Steven O’Mara che appoggia dolcemente i 166 metri della nave alla banchina. In pochi minuti siamo a terra e fuori dal porto. Discreti ma prudenti cartelli ricordano subito agli europei continentali la guida a sinistra, curiosa ed inconsueta ma traditrice.

Il programma di questo viaggio è intenso, un tour in senso orario che toccherà praticamente ogni luogo di interesse dell’Isola. Abbiamo già macinato oltre 1500 chilometri per giungere qui e la strada da percorrere è parecchia. Ma essere arrivati ci dà grande energia.

Si parte!

Seguiamo le chiare indicazioni della nostra cartina stradale Reise, scelta tra le varie ottime alternative in commercio in quanto aggiornata ma soprattutto impermeabile. Sappiamo che tra le peculiarità irlandesi c’è la pioggia e ci siamo preparati. Nuovi pneumatici stradali e tute anti acqua, borse e protezioni stagne per tutto il bagaglio. E cartina plastificata…  Saliamo dapprima verso Wexford per poi scendere verso sud-ovest, destinazione Hook Head, uno dei mille capi delle frastagliate coste irlandesi, indicato come ogni sito d’interesse da segnaletica bianca e marrone. Vogliamo fare immediata conoscenza con una delleperle locali: i fari di segnalazione marittima. Le strade si mostrano subito con tutta la bellezza e le caratteristiche che ci accompagneranno quotidianamente verso ogni meta. Grandiose da percorrere in moto, vero nirvana del mototurismo, con curve disegnate da mani esperte ed esigenti, quasi sempre dolci ma anche secche ed impegnative. Fattorie e pascoli ovunque, delimitati da bassi muretti in pietra e punteggiati da robusti bovini, cavalli statuari e milioni di bianche pecore dalla testa nera e dal manto sporcato da macchie di vernice. E poi case dai tetti spioventi color ardesia interrotti dagli abbaini delleimmancabili mansarde, con prati dipinti e giardini curati, oppure i tipici “curragh”, piccoli cottages ricoperti di paglia. Campi da golf regalano eleganza ed un pizzico di snob a paesaggi da cartolina.

L’asfalto è ruvido, mangia pneumatici, sconnesso ed a volte incattivito da infido brecciolino,dalla pioggia o dai residui di terra e sterco lasciati dalle ruote dei mezzi agricoli o dal bestiame. La carreggiata delle strade principali è ampia escorrevole ma bastano poche decine di metri per trasformarsi in traiettorie strette e tortuose. E’ bellissimo abbandonarsi all’istinto e seguire percorsisecondari. Ti porteranno comunque in luoghi incantevoli. I limiti di velocità,indicati con puntualità e chiarezza, sono alquanto “permissivi”, concedendo 100km/h su strade dove è facile sfiorare siepi e steccati incrociando altri veicoli. Semplicemente fantastico…

Il faro di Hook Head è il più antico d’Irlanda. Magnifico, candido come neve, imponente come richiesto dalle sue funzioni. La scogliera di arenaria rossa su cui si eleva è da foto d’autore. L’erba, verdissima e folta, cresce fino a dove le viene concesso dal mare. E’ soffice come spugna e nasconde buchi nella roccia scavati dall’impeto delle onde. Il cielo ci regala un sole bellissimo tra poche nubi che però non tardano a moltiplicarsi. Il clima è incredibilmente versatile ed imprevedibile. Solo una cosa è certa. Prima o poi pioverà.

Raggiungiamo Waterford e poi giù paralleli alla costa verso Cork da dove ci inoltriamo nell’entroterra. Nel frattempo il cielo si è oscurato. Nubi plumbee già scaricano pioggia. Siamo diretti a Killarney, bella cittadina viva e turistica, con tanti locali e negozi che vendono in particolare i tipici caldi maglioni in lana. Dalle porte aperte dei sui pub escono le voci e le risate dei tanti avventori, mischiate al tintinnio delle pinte di Guinness e dalla musica di flauti e cornamuse.

Piove a dirotto quando l’indomani partiamo per la visita del “Ring of Kerry”, uno dei luoghi più famosi d’Irlanda, un itinerario circolare lungo la spettacolare penisola di Iveragh. Sfioriamo i bacini del Lough Leane, del Muckross Lake edel vicino Upper Lake per poi portarci sulla costa in prossimità della punta del Derrynane National Park. Gli innumerevoli autobus turistici sono costrettia seguire il Ring in senso antiorario, per cui noi lo percorreremo in senso orario per evitare di far parte di lente carovane di mezzi, impossibilitati per chilometri a sorpassare senza rischi. Gli scenari sono purtroppo spesso nascosti dalle basse nubi, dalla nebbia e dalla pioggia, ma quello che osserviamo nei pochi sprazzi di sole è degno della sua fama. A Killorglin lasciamo il Ring of Kerry per la Dingle Peninsula, immediatamente a nord. Questo dito di terra proteso verso l’Atlantico, oscurato dalla fama del Kerry, è altrettanto spettacolare, se non addirittura meglio, tempestato da siti preistorici e spiagge sabbiose e con un cuore montuoso. Raggiunto quindi l’omonima cittadina, tagliamo diagonalmente la penisola per raggiungerne le coste settentrionali valicando il Conor Pass, il più alto d’Irlanda con in suoi 615 metri.
Nonostante la quota non regga il confronto con i nostri passi alpini, il panorama che offre è superbo. Chiudiamo il tour giornaliero rientrando a Killarney in serata, per tuffarci nella fresca e cremosa Guinness dei suoi invitanti pub.

Il nuovo mattino è ancora piovoso e grigio. Le nostre tute antipioggia BMW stannogià facendo gli straordinari, rivelandosi un ottimo acquisto e proteggendociperfettamente sia dall’acqua che dalla temperatura autunnale. Saliamo a nordlungo una buona direttrice che dopo Tralee e Listowel ci conduce all’imbarcodel ferry di Tarbert. Una breve traversata dello Shannon, che più di un fiume sembra un fiordo proteso nell’entroterra verso la città di Limerick, ci farà risparmiare diverse decine di chilometri, portandoci a Killimer nella parte sud occidentale della contea di Clare. Da lì in breve siamo a Kilrush e poi a Kilkee, da dove una deliziosa strada costiera porta a Miltown e Lehinch. La pioggia non molla.

Siamo a due passi dai famosi Cliffs of Moher, altro “must” del turismo irlandese, imponenti scogliere stratificatealte oltre 200 metri sulle onde oceaniche. Condividiamo la visita con centinaiadi turisti, condotti qui da bus ed auto a noleggio per soddisfare come noi ilrichiamo di guide ed itinerari consigliati. Lasciamo la moto nel parcheggio edi caschi in un container adibito ad ufficio per percorrere a piedi i varisentieri delimitati che, resi sicuri da solidi corrimano, guidano verso i puntipanoramici di maggior impatto scenografico e fotografico.

Lo scenario è maestoso. Parecchie persone, ignorando i molti cartelli che avvertono deipericoli di caduta e delle proprietà private che si stanno per violare,scavalcano steccati e cancelletti per proseguire lungo il viscido bordo erboso della scogliera, dimostrando una stupidità ed una mancanza di rispetto totalmente fuori luogo. Non servono altri commenti.

Proseguiamopoi dondolando sulle belle curve della stretta strada che accompagna l’oceanoal Faro di Black Head ed oltre, fino a Ballyvaghan. Abbandoniamo la costa perscendere nel cuore del Burren National Park verso Gleninsheen e Poulnabronedove affascinanti dolmen, luoghi di sepoltura preistorici, riposano da secoliadagiati sulla grigia pietra calcarea della zona, fredda e rugosa ma estremamenteviva.

La regione è impreziosita anche da diversi edifici religiosi sconsacrati
ed abbandonati, come il sito monastico di Kilmacduagh neipressi di Gort, dove diverse chiese ed una singolare torre cilindrica fanno dacontorno alla foresta di croci celtiche di un cimitero. Belle strade, strettema gradevoli da guidare e con poco traffico, ne fanno una metainteressantissima per il mototurismo facendo passare in second’ordine i disagidel clima. E’ tempo di raggiungere Galway, forse la città più viva del Paese,
grazie alla bellezza delle vie del centro, ai locali, ai negozi ed alle sueostriche afrodisiache…

Il sole del primo mattino splende tra bianche nubi sulla baia di Galway. E’ un
invito a seguirne il profilo e lasciarsi trasportare dal motore e dallo sguardo
verso il punto in cui la costa perde la sua linearità per confondersi in mille
piccoli ricami di mare che disegnano le isole Lettermore e Gorumna. Saliamo aMaam Cross. E’ la porta del Connemara, una delle regioni più belle e selvagged’Irlanda. Forse la più bella. Iniziamo un lungo tour che ci porterà adassaporare questa grandiosa zona, dal litorale agli innumerevoli laghetti
interni, dalle torbiere ai dolci rilievi delle Maumturk Mountains e dei Twelve
Bens. Da Maam Cross ci dirigiamo quindi su spettacolari strade minori dapprimaverso nord-est sfiorando il Lough Corrib fino a Cong per poi rientrarebruscamente verso ovest toccando il Lough Mask, Finny ed infine Leenaun.
L’asfalto è spesso sconnesso, sporco e stretto ma le emozioni della guida e delcolpo d’occhio sono impagabili. Pioggia nebulizzata viene trasportata dalvento, in alcuni tratti anche piuttosto forte, ma oggi è il sole a vincere.Proseguendo verso l’estremità occidentale della regione arriviamo a Letterfrack
da cui facciamo una deviazione lungo un viottolo cul-de-sac per Renvyle Castle,punto panoramico sull’oceano. Raggiungiamo poi Clifden, il maggiore centro urbano del Connemara e teatro dell’omonimo “Pony Show”, una sorta di fiera-astaestiva dei tipici cavallini da lavoro, prima di terminare il tour a Maam Crosse rientrare in serata a Galway.

La nostra migrazione verso nord ci porta a raggiungere in giornata Sligo, senzaperò rinunciare a qualche deviazione.

Così, anziché la via più diretta,scegliamo di puntare verso la Contea di Mayo e percorrere un itinerariosemicircolare attorno ad essa che ci permetta di coglierne i punti di maggiorinteresse prima di arrivare a destinazione. La zona è una delle meno visitatedel Paese. Una terra di montagne, pascoli e torbiere che si allunga anord-ovest verso l’Oceano, incorniciata da aspre coste frastagliate, profondeinsenature e scogliere. Giunti a Westport ci divertiamo su belle curve fino aMallaranny dove una sottile lingua di terra tiene legata la penisola di Corraunalla terraferma.

Una stretta strada segue il profilo meridionale dellapenisola, affacciandosi su Clew Bay per poi risalire verso Achill Sound. Qui unponte conduce alla vicina Achill Island, l’isola più grande d’Irlanda,punteggiata dai vivaci colori dei grandi teli in plastica che ricoprono imucchi di torba e fieno e dalle alghe arancioni che vestono le porzioni diroccia contese tra mare e terra. La tortuosa Atlantic Drive scorre da AchillSound verso sud fino a Cloghmore da cui si gode una grande vista sui fari di Achillberg
e Clare Island, non prima di aver posato lo sguardo sul Kildaunet Castle,
cinquecentesco covo della famosa regina dei pirati Grace O’Malley.

Ritornati aMallaranny proseguiamo sulla scorrevole statale chiudendo la visita alla conteadi Mayo a Ballina, prima di raggiungere Sligo.

Sligo, capoluogo di Contea, è una città strana, tanto caratteristica quanto enigmatica, con un passato tribolato fatto di saccheggi e carestie cherisalgono fin dai remoti tempi dei Vichinghi. Emana un’aria un po’ retrò, avolte altezzosa, a volte trasandata. Belli i suoi locali ed i negozi strettinelle piccole viuzze del centro, prezioso il fiume Garravogue che la attraversaimpetuoso, gradevoli i suoi edifici georgiani e vittoriani. Ma è anche facileincontrare barboni e sbandati a pochi passi dalla statua bronzea del famoso poeta William Butler Yates. A lui ed al fratello pittore Jack sono stati
dedicati edifici pubblici e privati, musei, memoriali e persino una YatesCountry Drive che ripercorre i luoghi amati dai due artisti.

segue…

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