Yamaha T Max: gli alieni sono fra noi!

L’occasione di provare il Yamaha T Max, il maxiscooter più desiderato, ci fa scoprire un piccolo universo spesso snobbato dai motociclisti duri e puri

di Pier Peio

Oggi, si prova il Yamaha T Max, mi tocca, non faccio i salti di gioia e non nutro molta simpatia per questo tipo di veicolo ma giustamente, per criticare le cose, bisogna conoscerle per non parlare per luoghi comuni o peggio per non rischiare di ragionare in delega. Come concordato telefonicamente con la gentilissima segretaria della concessionaria Yamaha Valentini Moto di Alessandria, alle 11.30 sono da loro.

il nostro Peio davanti alla  concessionaria Yamaha Valentini Moto di Alessandria
il nostro Peio davanti alla concessionaria Yamaha Valentini Moto di Alessandria

Le solite 5 firme di rito sui due fogli prima di salire in sella, non mi son mai preso la briga di leggerne il contenuto ma ho buone ragioni di credere che riguardino la privacy e che il succo del discorso sia: se ti vai a stampare cavoli tuoi, se disfi la moto paghi, giustamente! Ho iniziato subito bene. Con le moto, un paio di sgasatine in folle per sentire il sound prima di infilare il casco, per me sono un rito e che col T max come sgasi sorpresa: parte a fionda! Per cui ho rischiato di impataccare il mezzo e lo scrivente come un adesivo sulla vetrina dell’esposizione, sotto gli occhi atterriti del venditore.

Il "ponte di comando" del Yamaha T Max
Il “ponte di comando” del Yamaha T Max

Faccio mente locale: “sei sul T Max”. Partiamo io e Sabrina, al primo stop è panico, chiudo il gas ma a differenza della moto, freno motore zero, mi attacco ai freni e quelli ci sono, efficientissimi e coadiuvati dall’ABS, bene un punto a favore. Nel traffico presa un minimo di confidenza si muove benissimo: è agile, reattivo, risponde in maniera pressoché istantanea al comando del gas, è molto intuitivo per cui un vero spasso in città ma a me manca qualcosa: cambio e frizione.

Yamaha T Max
Yamaha T Max

Però se uno è pigro e fa volentieri a meno delle parti meccaniche succitate questo è il mezzo ideale, oltretutto il motore c’è, la cavalleria anche, lo definirei il veicolo giusto per “pantofolai con velleità sportive” perché nel misto, con un po’ di esperienza e mestiere, è davvero un brutto cliente, per tanti.

L'avantreno del Yamaha T Max
L’avantreno del Yamaha T Max

 

Il Yamaha T max è affidabile, sicuro, avantreno solido, l’unico limite a pieghe oltre i 45 gradi è rappresentato dal cavalletto centrale e meno male, mi viene da aggiungere! Infatti se la memoria non mi inganna, Yamaha fu la prima a presentare sul mercato uno scooter 500 di cilindrata, bicilindrico, un maxi scooter insomma ma secondo me non è la definizione esatta, non è sicuramente una moto, ne è concettualmente lontanissimo, non è neanche uno scooter inteso come mezzo economico e utilitario per definizione allora cos’è?

Il retrotreno del Yamaha T Max
Il retrotreno del Yamaha T Max

“L’ibridazione aliena con il Yamaha T Max si è spinta ancora oltre…”

Io ho un sospetto, gli alieni sono tra noi, ma non sono nell’area 51, bensì nel reparto ricerca e sviluppo della casa di Iwaita. Infatti da un po’ di tempo sfornano e concepiscono cose strane da quelle parti, a partire da quell’ibrido enduro – stradale di cui sono un entusiasta possessore, chiamato TDM, L’ibridazione aliena con il Yamaha T Max si è spinta ancora oltre, non è una moto ma date le qualità dinamiche chiamarlo Maxi scooter è certamente riduttivo, cos’altro aspettarsi ora dalla casa dei 3 diapason? Magari un dragster, ibridato con una custom? Dimenticavo: l’hanno già fatto e si chiama sempre Max, solo che invece che dalla T, il nome è preceduto dalla V!

copertina

Mi è piaciuto? Sotto certi aspetti, sì , più che altro mi ha disorientato e stupito ma come dice papà Nando, passato allo scooter per l’età e gli acciacchi, in moto mi piace stringere il serbatoio tra le gambe, con lo scooter, se stringo le gambe .. mi schiaccio i marroni!

Sabrina dice che da zavorrina è estremamente comodo e confortevole, “non ci pensare nemmeno”, è stata la mia risposta, “magari lo prendo per me”, ha ribadito lei: chi vivrà vedrà!

 

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