Lucchio

Lucchio e un menù che parla d’emigrazione.

di Amedeo Roma

Il paese toscano è nascosto, poco visibile anche dalla strada statale SS12 proveniente da Lucca. Eppure oltre ad essere piacevole e interessante da scoprire, ha una bellissima e tradizionale “Festa degli Emigrati di Lucchio”.

Alle volte basta poco per ritrovarsi a vivere una esperienza  di turismo che fa riflettere. Già, perché anche viaggiando senza meta, si possono fare delle piacevoli scoperte che, oltretutto, aiutano a riflettere acquistando una maggiore consapevolezza della nostra storia.

Lucchio
Lucchio

Ma andiamo per passi.

Percorrendo la statale SS12, in sella alla nostra due ruote, scorgiamo all’improvviso una cava, ancora parzialmente utilizzata; un cartello arrugginito ci indica la strada per arrivare a Lucchio e, in effetti, alzando lo sguardo ci appare un piccolo borgo arroccato sul costone della montagna. Curiosi come siamo  imbocchiamo immediatamente la strada che porta al piccolo borgo.

Lucchio
Lucchio

Alle volte le deviazioni posso essere estremamente piacevoli e, questa volta, le sorprese non si sono fatte attendere troppo: giusto dopo tre o quattro chilometri dopo la deviazione arriviamo in paese, un piccolo borgo chiuso al traffico, non perché ci siano dei divieti, ma semplicemente perché le vie sono strette e salgono velocemente verso l’alto, quindi l’unico modo per accedere è quello di farlo a piedi….con numerose soste per riprendere fiato.

Lucchio
Lucchio

Ok, bello il borgo quasi disabitato, affascinante la sensazione della scoperta, ma è l’ora di pranzo e ci saranno 38 gradi, sicuramente qua sicuro non troviamo nemmeno un bar che ci faccia un panino… Ci togliamo caschi e giacche, ci sediamo su un muretto di pietra all’ombra e l’occhio cade su un foglio poggiato su un tavolino accanto all’ingresso di una casa:

Sabato 8 Agosto

Dalle ore 12 fino a tarda notte

Festa degli emigrati di Lucchio

Lucchio ha contribuito moltissimo al fenomeno dell’emigrazione dalla fine dell’800 a prima e dopo la seconda guerra mondiale. Un paese così povero di risorse economiche non lasciava alternative: bisognava andare in altri paesi dove poter trovare un sostentamento alla propria famiglia e, magari, fare fortuna. Molti non sono più tornati; in quei paesi lontani non hanno più avuto la possibilità e/o la volontà di tornare nel proprio paese di origine. Un paese che nei primi anni del secolo scorso contava più di 800 abitanti oggi ne ha meno di 50. Uno stravolgimento del tessuto sociale, economico e urbanistico del Paese. La partenza di tanti Italiani, le loro paure e i loro drammi esistenziali sono riassunti nella canzone popolare “Mamma mia dammi cento lire”. Essa rievoca anche tragedie che hanno vissuto. Fatti che purtroppo anche oggi si ripetono, e con maggiore drammaticità, per altre popolazioni che stanno emigrando da paesi martoriati da carestie e guerre verso le nostre coste e verso l’Europa.

L’8 agosto è oggi! Chiediamo informazioni sulla Festa ad una signora seduta sul suo terrazzino e lei ci indica la  piazzetta dove si dovrebbe svolgere la sagra, dovrebbe, perché proprio oggi in paese non c’è acqua! Poco più avanti arriviamo nella piccola piazza. Decisamente piccola.

Lucchio
Lucchio

Giusto il posto per un lungo tavolo di legno, tante bandierine sventolanti, e la piccola chiesa aperta per l’occasione che è, ovviamente, la prima cosa che visitiamo rimanendo colpiti dai colori brillanti con cui è dipinta, una chiesa semplice ma molto accogliente e  molto curata. C’è silenzio intorno a noi, solo qualche piccolo sbruffo di vento, oltre a qualche dialogo tra i pochi volontari impegnati nella preparazione della sagra.

All’improvviso, il silenzio viene interrotto, un vecchio stereo a cassette riempie completamente in silenzio con le note di Ivan Graziani “Firenze canzone triste”.  Tutto cambia, in pochi istanti, e veniamo richiamati dallo strillo: “si va in tavola!”. Ecco è ora di pranzare, ma tutto sommato più che una festa di paese, ci sembra una tavolata tra vicini. Dai piccoli portoni delle case, escono le cuoche, dalle loro cucine, che portano felici i pentoloni. Ecco, siamo stati fortunati, ora abbiamo la certezza che non rimarremo digiuni.

Il menù del pranzo è completo di primi e di secondi, ovviamente non manca di antipasti e di vino locale. I prezzi sono bassissimi, un primo 3.5 euro, un secondo 4 euro, un bicchiere di vino 1 euro e l’acqua è gratis, già pronta sui tavoloni in condivisione con gli altri commensali.

Lucchio
Lucchio

In poche minuti il tavolo si riempie, non più di 50 persone; c’è chi parla in francese, chi in inglese, ma ogni tanto sentiamo qualche espressione in italiano. Una anziana signora si ferma da noi, ci ringrazia di esserci fermati alla festa, ovviamente si accorge subito che siamo “stranieri” perché gli altri si conoscono tutti; ci racconta che in quel tavolo sono quasi tutti emigrati italiani, che andarono via da Lucchio, e che tutti gli anni si ritrovano per celebrare la loro festa. Loro hanno vissuto la disperazione di partire per scappare dalla fame, e la sofferenza nel lasciare i propri cari. La sua frase è chiara….”chi va via da casa propria lo fa perché non ha alternative”.

Ricordiamocelo quando parliamo d’emigrazione, oggi più di ieri…..intanto il DJ ha cambiato musica….”Nel blu dipinto di blu” di Domenico Modugno.

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