La moto elettrica: una presa di culo?

di Kiddo

I have a dream!

Sogno una moto che non inquina, che non fa rumore e mi fa sentire solo quello del vento che scorre veloce, che mi fa passare per un bosco senza ammazzarmi di fatica e talmente veloce e silenzioso che sorprenderei gli animali selvatici per vederli da vicino. Sogno aree urbane, come piazzali e parcheggi anche sotterranei di supermercati che la domenica diventano piste da supermoto dove poter correre, e dove lo speaker che presenta la manifestazione non ha neanche bisogno del microfono per farsi sentire. Sogno strade pubbliche di poco traffico che ogni tanto vengono chiuse per far sfogare adeguatamente protetti i ragazzi che amano dare sfogo al loro istinto della velocità e che possono gareggiare senza scassare l’anima facendo un frastuono assordante o rendere l’aria irrespirabile.

Sogno Parchi Moto-Elettrici, o Elettro-Motociclistici, come volete, presso il Comprensorio Stradale dell’Appennino Tosco Romagnolo, o presso quello Dolomitico, o della Sardegna Nord occidentale, o dei Monti Sibillini, o del Gargano. Sono posti che ho appena inventato dove posso lasciare l’auto presso la struttura alberghiera, mettere il mio abbigliamento tecnico, noleggiare una moto elettrica oppure portare la mia col carrello, e girare su percorsi segnalati adeguatamente, anche fuori strada (cosa non darei per arrivare alle sorgenti dell’Arno sul Falterona, o sulle piste da sci d’estate in moto). Potrei usare delle aree di sosta dove ricaricare la moto o anche scambiare la mia batteria esaurita con una carica mentre mi sparo una bella sleppa di schiacciata (si, ora sono sulla Consuma, ci sono appena salito da Pomino, adesso vietata anche questa). Emozioni vere, pulite, senza patemi, rischi di multe salatissime, sensi di colpa per la benzina e l’inquinamento: motociclismo allo stato puro, un sogno.

Sarebbe tutto bellissimo, Se…

Se, ovviamente, le moto elettriche fossero realtà, o meglio se avessero la credibilità di reale alternativa alle moto “tradizionali”. Se ne parla da diversi anni, che potrebbero essere il futuro della motocicletta, che si stanno sviluppando dei prototipi che si evolveranno presto, che le batterie che letteralmente “fanno” la moto diventeranno di materiali plastici e sagomabili intorno al telaio, che si abbasseranno i costi di produzione e quindi di vendita, che aumenteranno l’autonomia e le prestazioni…

Purtroppo, osservando bene quello che propone il mercato, possiamo dire che siamo ancora ben lontani. Le elettriche vanno come centoventicinque quattro tempi, si scaricano dopo venti minuti a tutta manetta (70 km/h), ci mettono tre ore per ricaricarsi. Ai recenti Saloni, delle proposte realmente “attraenti”, ovvero che potrebbero interessare chi ha esigenze non vogliamo dire di turismo, ma di commuting urbano o brevi spostamenti senza fretta, c’era solo la “Zero”, che ha invariato lo stesso stand da tre anni, lo stesso video che gira e gli stessi prototipi distribuiti solo in Germania allo stesso prezzo di una Ktm 1190 Adventure; nonché i soliti rubicondi attempati standisti americani che parlano solo slang stretto.  E’ per altro curioso come anche marchi dall’indubbio prestigio e serietà (KTM, Husqvarna, tanto per non fare nomi) presentino ogni tanto dei prototipi simili, indubbiamente attraenti ma dalle caratteristiche prestazionali scoraggianti e poi comunque finiti nel dimenticatoio. 

Si capisce perfettamente che il momento non incoraggi molto a investire per sviluppare, e che forse il mondo delle moto come lo intendiamo noi vecchi motociclisti è una strada senza uscita. Ma sono altrettanto sicuro che se ci fossero delle alternative valide anche noi, pezzi da museo, saremmo capaci di fare a meno dell’indispensabile “sound allo scarico” o di quel meraviglioso “profumo di olio di ricino bruciato” per farci continuare a godere coi sensi coinvolti nella guida della moto.

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