Lo Zen e l’Arte di Comprare Motociclette

Ricordi e riflessioni sulle motivazionei (sempre che ce ne siano di razionali) che che ci guidano nel Comprare Motociclette.

Premessa: dice un mio caro compagno di scorribande che una motocicletta va acquistata… come se si fosse sotto l’effetto del Viagra. Vabbè lui usa un termine un po’ più diretto, le metafore non sono il suo forte. Insomma , francesismi a parte è vero che quando uno decide di investire diversi mesi

di stipendio per un giocattolo costoso, spesso scomodo e tutto sommato poco sfruttabile, succede che talvolta la razionalità va a donne di facili costumi. In effetti a me è successo il più delle volte, quasi ogni moto che è entrata nel mio garage è stata scelta d’impulso, molto col cuore e molto poco con la testa. Soprattutto da quando certe mie mattane sono assecondate da una signora che un giorno di ormai tanti anni fa vidi scendere da un’Honda Dominator durante un motoraduno e in quel preciso istante decisi che a condividere la mia strada doveva essere lei.

Un giorno, di ritorno dal Mugello, le feci provare la mia Ducati, una Superlight monoposto gialla che, tanto per non smentirmi, comprai poche ore dopo averla vista per caso nella vetrina del mitico Mario Romanelli a Bagno a Ripoli. Passato il timore iniziale le piacque parecchio, ricordo che mi ci volle del bello e del buono per farla scendere, ci prese subito la mano e ogni volta che uscivamo voleva guidare quella. Ne scrisse anche le impressioni di guida per un famoso mensile, arrivarono addirittura ai vertici dell’Azienda e furono lette dall’ingegner Bordi durante una conferenza stampa, per dire.

Poco tempo dopo successe che mi trovai, per motivi di lavoro, da un amico concessionario, quella volta dovevo essere io a vendere qualcosa a lui, e lei mi accompagnò. Finita la trattativa esco dall’ufficio e la trovo che sta guardando con interesse una moto nella vetrina dell’usato. Stesso motore della mia, manubrio più alto e nessun accenno di carenatura, un po’ di carbonio e di ergal sapientemente distribuito qua e là, e soprattutto un serbatoio aerografato con il logo di uno dei suoi dischi preferiti, Out Of Time dei REM. Nei suoi occhi una strana luce. La guardo, la riconosco.

“Ti piace?”

“Eccome!”

“Ti piacerebbe?”

“Eh, mi piacerebbe anche essere la Regina d’Inghilterra”.

Prendo il telefono. bip bip. Codice accesso. bip bip. Saldo conto corrente. bip bip. Ok si può fare, me la incarta per piacere? Era il Monster 900, prima serie, quello vero con le valvole grosse e il motore ignorante, voce potente da una coppia di Marving, e quel titolo sul serbatoio che oggi ha ancora più significato.

Passano gli anni, i giorni, e se li conti anche i minuti cantava il grande Faber. Siamo di nuovo insieme presso un concessionario, stavolta per recuperare una Multistrada appena tagliandata. Mentre io faccio due chiacchiere in officina lei confabula di là col venditore, ormai siamo amici di famiglia. A parlar di gomme e centraline il tempo passa veloce, e quando esco lei è seduta al tavolo con dei fogli davanti.

“Ah finalmente sei riapparso, vieni qua, metti una firma qui”

“Eh?”

“Poche storie, firma!”

“Ma…”

“Senti, lo so che sbavi per la Hypermotard, c’era quella lì usata e superaccessoriata, mi ha fatto un prezzo irrifiutabile, gli lasciamo la Multi e andiamo via con questa. Ah, ti ho fatto montare anche lo scarico in carbonio, tanto conoscendoti lo avresti montato te domani stesso. Ora però firma che si è fatto tardi”.

Dio li fa e poi li accoppia.

I ragazzi della concessionaria ancora si tramandano la storia e si danno di gomito quando ci vedono.

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